11 anni fa, il terremoto a L’Aquila. Stato assente. Giacomo di Tiene: “Serve costruire una norma per la ricostruzione”

Appello ai Vertici dello Stato dal Presidente Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane

(Prima Pagina News)
Sabato 04 Aprile 2020
L'Aquila - 04 apr 2020 (Prima Pagina News)

Appello ai Vertici dello Stato dal Presidente Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane

11 anni fa un terremoto violentissimo radeva al suolo interi paesi attorno all’Aquila. Il bilancio fu pesantissimo, 309 morti e circa 1500 feriti. Cosa è cambiato? A giudizio dell’Associazione Nazionale sulla ricostruzione si è fatto molto ben poco. “Lavoriamo insieme – sottolinea Il Presidente Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, Giacomo di Thiene - a una normativa nazionale sulla ricostruzione dopo le grandi emergenze, affinché non ci si trovi più a dover ripartire sempre dall'inizio e con regole sempre diverse. Una normativa nella quale il patrimonio immobiliare storico-artistico sia adeguatamente considerato, per il suo valore culturale e la sua rilevanza economico-sociale per il Paese”. Giacomo di Thiene, rilancia alle Istituzioni l'appello a mettere a sistema buone pratiche, errori e complicazioni riscontrate nelle gestioni degli ultimi eventi sismici, per giungere, finalmente, a un quadro normativo chiaro, certo e snello per affrontare le future ricostruzioni in un clima di fiducia tra tutti i soggetti coinvolti, elemento questo essenziale per ri-costruire e ri-nascere velocemente. La proposta del Presidente di ADSI è indirizzata, oltre che al Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo, Dario Franceschini, in particolare a Fabrizio Curcio, Capo del Dipartimento Casa Italia chiamato a coordinare le ricostruzioni e pianificare quelle che verranno, e al Commissario Giovanni Legnini. “L’esperienza maturata nei diversi momenti di emergenza – ricorda di Thiene – ci ha insegnato che, senza una normativa quadro per la ricostruzione, ogni volta si riparte sempre dall'inizio e ogni volta con organizzazioni, procedure, moduli diversi che spesso non tengono conto delle esperienze passate. Architetti, ingegneri, restauratori, periti, ma anche gli stessi funzionari pubblici, devono applicarsi con grande dispendio di tempo, e quindi anche risorse economiche, per studiare e interpretare le nuove norme. Definire procedure pianificate e collaudate prima della prossima emergenza, in modo specifico anche per il patrimonio culturale, così diffuso su tutto il territorio ma anche così peculiare e difficilmente gestibile con le norme generali, consentirebbe di incidere significativamente su questi aspetti Altrimenti il rischio, se non proprio la realtà, è che il recupero, la ricostruzione, il restauro del nostro patrimonio storico e culturale non vengano correttamente finanziati, non per cattiva volontà, ma per inadeguatezza degli strumenti a disposizione. Continuando su questa strada, la valorizzazione di questo tanto invocato patrimonio storico-culturale – che si dice sempre, a ragione, ci contraddistingue nel mondo e costituisce una risorsa per il Paese – continuerà a esserci sempre e solo a parole”. L'appello del Presidente di Thiene parte anche da un dato preciso: le dimore storiche private, in Italia, rappresentano circa il 17% del patrimonio immobiliare storico-artistico soggetto a vincolo, un vero polo di attrazione e un volano economico per i territori, spesso piccoli centri, nei quali si trovano. Sono immobili che, come definito dalla nostra Costituzione e ribadito anche da una delle ultime ordinanze per la gestione della ricostruzione post terremoto del 2016, hanno una valenza architettonica e storico-artistica che ne determina un “interesse pubblico” da preservare. (b.n.)


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