Covid-19 “Vi racconto la tragedia di mio marito, Carabiniere in Calabria, “positivo”. Qui siamo davvero soli”

Coronavirus, dalla Calaria disperato appello al Presidente Conte, è una moglie disperata che chiede aiuto per il marito carabiniere, e per i suoi compagni di caserma. “Non lasciateci soli per favore, qui si muore”.

di Pino Nano
Giovedì 02 Aprile 2020
Roma - 02 apr 2020 (Prima Pagina News)

Coronavirus, dalla Calaria disperato appello al Presidente Conte, è una moglie disperata che chiede aiuto per il marito carabiniere, e per i suoi compagni di caserma. “Non lasciateci soli per favore, qui si muore”.

Il testo della lettera che troverete qui di seguito è stata proposta e commentata in diretta qualche ora fa nel corso del TG regionale di Teleuropa Network, una delle emittenti televisive più conosciute e più influenti in Calabria, dal Direttore Responsabile della TV, Attilio Sabato, che ha volutamente aperto il suo TG con questa storia che sa molto di disperazione e di angoscia

La lettera è stata mandata a lui dalla moglie di un carabiniere risultato positivo al tampone Covid-19, e la dice lunga sullo stato di confusione e di superficialità con cui nel Paese è stata gestita, e viene gestita, l’emergenza pandemia.

“Caro Presidente Conte, sono una cittadina italiana, moglie di un militare dell'Arma dei Carabinieri che presta servizio nella stazione di Rogliano, un piccolo paese della provincia di Cosenza. Non avrei mai pensato di doverle scrivere, per far sì che qualcuno si accorgesse della nostra surreale situazione e di quella di tanti militari che, come mio marito, ogni giorno, rischiano la vita per la nostra Nazione, con sacrificio e senso del dovere. I nostri angeli, silenziosi, non sono tutelati, neanche nelle peggiori situazioni, proprio come in questa pandemia che ha colpito duramente il nostro Paese, mettendolo in ginocchio. Vorrei ringraziarla per il suo operato, in un momento di emergenza che non conosce precedenti. Tuttavia, Presidente, nonostante i suoi sforzi, la Calabria non risponde, è al limite, non può farcela. Le Istituzioni qui non funzionano, non aiutano. Tutti ci hanno abbandonato. Il calvario della mia famiglia è iniziato il 14 Marzo, quando mio marito un Appuntato Scelto dell'arma dei carabinieri ha iniziato a manifestare uno stato febbrile che inizialmente poteva sembrare una semplice influenza stagionale. Abbiamo comunque avvisato tempestivamente il nostro medico e chi di dovere, ma tutti ci hanno dato la stessa risposta: "Non create falsi allarmismi".

La situazione nel frattempo è peggiorata, al punto che mio marito è arrivato a uno stato febbrile di 40° gradi. Nove giorni con febbre alta, periodo non cui nessuno si è interessato della nostra situazione. Chi doveva preoccuparsi, in realtà non ci ha ritenuto una priorità! Nonostante le nostre innumerevoli telefonate a medici, 118, nessuno voleva sottoporre mio marito al tampone.

Fino al giorno in cui io ho manifestato una crisi respiratoria e, portata d'urgenza con il 118 all'ospedale “Annunziata” di Cosenza, hanno finalmente sottoposto mio marito al tampone, sentenziando che si era perso troppo tempo. Purtroppo si deve sfiorare sempre la tragedia, per capire che il tempo in questi casi è prezioso. Mio marito è risultato positivo al Covid-19.

Niente può placare lo sconforto per quello che si poteva fare prima e non si è fatto, per la sensazione di abbandono da parte di tutti. Sconforto che ha lasciato posto alla rabbia quando, nonostante tutto, la risposta a quell'esito positivo ancora una volta è stata la discrezione! Si, Presidente Conte ci hanno chiesto discrezione e omertà, perché incapaci di fronteggiare un'emergenza simile, che successivamente ha colpito altri colleghi di mio marito. Si è perso tempo prima, si continua a perdere tempo ancora adesso.

Allo stato attuale, le famiglie di questi colleghi non sono ancora state sottoposte a tamponi e controlli medici, in quanto tutti danno la stessa risposta: "Non ci sono tamponi". Famiglie abbandonate persino da chi doveva tutelarle. Bambini ai quali è impossibile spiegare di questo virus che ha colpito i loro papà e stravolto le nostre esistenze.

Presidente, mi rivolgo a Lei nella speranza che da oggi qualcosa possa cambiare, che qualcuno possa iniziare a prendersi cura anche delle Forze dell'Ordine e delle loro famiglie.

Questo è un appello di speranza affinché la nostra storia non sia vana o dimenticata. È un appello affinché si inizi ad aiutare realmente la Calabria e non con parole o comizi, ma con i fatti. Che possano finalmente arrivare aiuti concreti per la Sanità calabrese ormai al collasso, senza più dover sentire che noi non siamo una priorità “.

La nostra speranza ora è che questa lettera finisca davvero sul tavolo per Presidente Giuseppe Conte, e del Ministro della Salute Roberto Speranza, perché si rendano finalmente conto insieme di cosa spesso i loro consulenti di fiducia, e i loro assistenti privilegiati non gli raccontano, o peggio ancora gli nascondono.


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