Fiere (Aefi): "Berlino svela immobilismo italiano a Bruxelles"
Danese: "Appello al nuovo governo, non c'è più tempo". A Fiere tedesche 642 milioni di euro entro giugno, si prospetta shopping su asset italiani.
(Prima Pagina News)
Martedì 02 Marzo 2021
Roma - 02 mar 2021 (Prima Pagina News)
Danese: "Appello al nuovo governo, non c'è più tempo". A Fiere tedesche 642 milioni di euro entro giugno, si prospetta shopping su asset italiani.
La Germania ha dimostrato che è possibile superare il ‘de minimis’, la norma di Bruxelles sugli aiuti di stato che in Italia sta rendendo sostanzialmente inefficaci i contributi in favore delle fiere internazionali italiane, in ragione di quanto contenuto nel trattato stesso relativamente agli ‘eventi eccezionali’ quali appunto la pandemia. L’articolo (107, paragrafo 2, lettera c) che permetterà alla Germania di stanziare entro giugno sussidi per 642 milioni di euro ai propri organizzatori fieristici, non è certo una novità per Aefi, l’Associazione esposizioni e fiere italiane, che



dall’estate scorsa ha inutilmente cercato di superare l’impasse attraverso numerose richieste sul tema al precedente Governo. Per il presidente di Aefi, Maurizio Danese: “Che sistema fieristico sia il comparto italiano che ha pagato il prezzo più alto alla crisi non è una novità, ma al di là di dichiarazioni di sostegno e l’attivazione di 408 milioni di euro a fondo perduto praticamente inutilizzabili, con appena il 4% di erogato, nulla è stato fatto per risolvere il problema. Il Governo non ha mai dato seguito alla nostra richiesta di derogare la norma sugli aiuti di stato e la



conferma arriva ora dal commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che ascrive di fatto agli Stati la decisione su quanto fatto in materia di sussidi. In pratica – ha aggiunto Danese – Berlino ha smascherato l’immobilismo di Roma a Bruxelles e a farne le spese non saranno solo le fiere italiane, alle prese con cali di fatturato attorno all’80%, ma tutto il sistema produttivo del made in Italy che dalle manifestazioni genera un volume d’affari di 60 miliardi di euro l’anno. Lo scenario che si profila è sempre di più quello di un risiko fieristico distorto, in cui le realtà liquide tedesche



faranno incetta di asset italiani virtuosi ma finanziariamente spossati dalla pandemia. Una dinamica beffarda se consideriamo che a giugno scorso nel Patto per l’export le fiere italiane sono state identificate tra i 6 pilastri del made in Italy, in considerazione del ruolo strategico che svolgono a favore dell’internazionalizzazione e della promozione del prodotto Italia. Per questo – ha concluso il presidente Aefi – ci rivolgiamo al nuovo Governo affinché possa aiutarci a recuperare il tempo perduto, prima che non si riveli già scaduto”. Il fatturato delle fiere italiane nel 2020 è



crollato da 1 miliardo a circa 200 milioni di euro. I 408 milioni di euro di sussidi così concepiti risentono del fatto che i beneficiari potranno attingere a un massimo di 1,8 milioni di euro per effetto del regime ‘de minimis’ normato da Bruxelles. Un limite per i grandi player di fiere internazionali (in primis i poli di Milano, Verona, Bologna e Rimini), che hanno accusato contrazioni del fatturato per circa 500 milioni di euro.

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