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Riconoscimento del rapporto subordinato di lavoro giornalistico, reintegra nell’ultima redazione di inquadramento e oltre 550.000 euro di danno alla giornalista Rai che ha lavorato per anni a partita iva. Una sentenza che, visto il numero di professionisti nelle stesse condizioni, rischia di esporre la Rai al pagamento di risarcimenti complessivi per circa 100.000.000 di euro
Riconoscimento del rapporto subordinato di lavoro giornalistico, reintegra nell’ultima redazione di inquadramento e oltre 550.000 euro di danno alla giornalista Rai che ha lavorato per anni a partita iva. Una sentenza che, visto il numero di professionisti nelle stesse condizioni, rischia di esporre la Rai al pagamento di risarcimenti complessivi per circa 100.000.000 di euro
Sono tanti i giornalisti professionisti che il servizio pubblico radiotelevisivo fa lavorare da anni con contratti a partita iva nei programmi di approfondimento. Un tipo di inquadramento che non ha le stesse tutele e lo stesso trattamento economico e normativo previsto dal contratto nazionale di lavoro giornalistico.
Una di questi professionisti, partita iva dal 2002 al 2014 che ha svolto sempre di fatto mansioni giornalistiche, ha così deciso di cercare giustizia per i suoi diritti negati e ha ottenuto l’accertamento della sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, la qualifica di redattore ordinario e la condanna della società alla reintegra nella redazione dove prestava servizio, oltre al pagamento delle conseguenti differenze retributive.
Un risultato che non è arrivato subito, tanto che in primo grado le sue istanze sono state rigettate. Ma, fondamentale in questi casi, la giornalista non si è persa d’animo e per il secondo grado di giudizio si è rivolta allo studio di giuslavoristi Iacovino & associati, che già in passato aveva ottenuto risultati importantissimi in questo ambito con giornalisti stabilizzati e ingenti risarcimenti del danno.
la Corte di Appello di Roma, svolta l’istruttoria ed espletata una consulenza tecnica d’ufficio di tipo contabile, ha così accolto ma solo in parte le richieste della giornalista, dichiarando sì sussistente un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato di natura giornalistica con la Rai dal 2002, con conseguente riammissione in servizio come redattrice ordinaria con più di 30 mesi di anzianità presso il programma dove aveva da sempre lavorato, ma riconoscendo un risarcimento limitato alla sola indennità ex art. 32 L. n. 183/2010, pari cioè a sei mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. Vista la provvisoria esecutività della decisone, la giornalista ha ha ottenuto subito la riammissione in servizio nel precedente posto di lavoro.
Un risultato ancora non del tutto soddisfacente per la giornalista che, sempre con l’assistenza degli avvocati Vincenzo Iacovino e Antonio Rubino, si è così rivolta ai giudici di Cassazione, avendo ragione del tutto.
I giudici supremi, infatti, accogliendo il ricorso hanno cassato la sentenza e rinviato, per la decisione nel merito, alla Corte di Appello di Roma in diversa composizione, affermando il seguente principio di diritto: «nel caso di accertamento della natura subordinata del rapporto di lavoro al cospetto di un contratto stipulato dalle parti come formalmente di lavoro autonomo a partita IVA, non trova applicazione il regime indennitario dettato dall’art. 32 L. n. 183/2010, bensì quello risarcitorio a decorrere dalla costituzione in mora».
I giudici di appello della sezione lavoro, con decisione del 30 maggio 2025, hanno pertanto accolto la domanda della giornalista e condannato la RAI al pagamento di 550.000 euro, comprensivo di interessi e rivalutazione.
La decisione merita attenzione visto che potrebbe interessare circa 150 professionisti a partita iva con all’incirca la stessa storia lavorativa della ricorrente, cosa che potrebbe costare alle casse del servizio pubblico radiotelevisivo fino a 100.000.000 di euro di risarcimenti potenziali. Ed è anche per questo che il 5 giugno è stato approvato un accordo tra la RAI e i sindacati dei giornalisti Usigrai e Unirai, detto anche fase due del giusto contratto, che prevede la possibilità di stabilizzare i giornalisti professionisti che abbiano maturato specifiche competenze sul prodotto informativo utilizzati con contratti a partita IVA, oltre a quelli già assunti con altri tipi di contratto.
L’accordo, oltre a prevedere per le partite IVA il contratto per un anno, con impegno alla conferma definitiva, prevede l’assegnazione degli stessi nelle sedi regionali. Il tutto con impegno degli interessati a formalizzare, in un verbale di conciliazione, la dichiarazione tombale di non aver più nulla a pretendere in relazione all’attività pregressa.