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"Potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali. Ne deriverebbe un sistema di scambi meno integrato ed efficiente".
"Potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali. Ne deriverebbe un sistema di scambi meno integrato ed efficiente".
“Le dispute internazionali e i conflitti in atto stanno incrinando la fiducia a livello internazionale, con effetti negativi sulle prospettive dell’economia globale.
Nelle scorse settimane il Fmi ha abbassato le previsioni di crescita mondiale per il prossimo biennio a meno del tre percento, ben al di sotto della media dei decenni scorsi”.
Così il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nel corso delle considerazioni finali.
“Siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni – ha aggiunto – le politiche dell’amministrazione statunitense ne rappresentano il principale fattore scatenante, ma si inseriscono in un contesto già in rapida trasformazione”. Dunque, i dazi hanno un peso sull'economia mondiale.
“Le attuali, aspre dispute commerciali non sono un malessere temporaneo; sono il sintomo di un logoramento dei rapporti politici ed economici internazionali che ha radici profonde. Esse accelerano la riconfigurazione delle filiere produttive e degli scambi internazionali che era già in atto”.
“L’inasprimento delle barriere doganali potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio“, ha aggiunto il numero uno di Bankitalia.
“L’annuncio di dazi elevati” da parte di Washington “sembra essere usato come leva negoziale” ma è "una strategia che può comportare effetti difficili da prevedere e da gestire" e la raffica di annunci, smentite e revisioni “alimenta incertezza e volatilità” e pone condizioni “che rischiano di amplificare l”effetto dei Dazi e che potrebbero protrarsi nel tempo”.
In più, “i dazi oggi in vigore potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali. Ne deriverebbe un sistema di scambi meno integrato ed efficiente”.
Le conseguenze delle tariffe protezionistiche, ha detto ancora Panetta, “rischiano di travalicare la sfera commerciale, alterando la struttura del sistema monetario internazionale, oggi incentrato sul dollaro, e limitando i movimenti dei capitali. Potrebbero spingersi oltre, frenando la circolazione di persone, idee, conoscenze. L’indebolimento della cooperazione globale, anche in campo scientifico e tecnologico, finirebbe per ridurre gli incentivi all’innovazione e ostacolare il progresso. A lungo andare, verrebbero compromessi i presupposti stessi della prosperità condivisa”.
“Il rischio più profondo” è che “Il commercio, ma motore di integrazione e dialogo, si trasformi in una fonte di divisione, alimentando l’instabilità politica e mettendo a repentaglio la pace“, ha aggiunto.
“Dobbiamo prepararci a navigare in queste acque incerte, senza rinunciare ai nostri valori e senza restare indietro” ha spiegato. “Il sistema multilaterale che, pur sbilanciato e non privo di contraddizioni, cercava di risolvere i problemi in base a regole condivise, accogliendo le istanze comuni, è in crisi – ha osservato – Al suo posto, si sta imponendo un ordine multipolare in cui aumenta il peso dei rapporti di forza. Ne stanno risentendo persino le relazioni, storicamente molto strette, tra Stati Uniti ed Europa. Le affinità culturali e i legami economici che ci uniscono dovranno alla fine prevalere sugli attriti presenti”.
“Il percorso della politica monetaria nei prossimi mesi si prospetta tutt’altro che semplice. Le decisioni dovranno essere valutate volta per volta, sulla base dei dati disponibili e delle prospettive dell’inflazione e della crescita”, ha proseguito Panetta.
“Lo spazio per ulteriori riduzioni dei tassi di interesse si è naturalmente assottigliato a seguito dei tagli già effettuati- ha evidenziato -. Tuttavia, il quadro macroeconomico rimane debole e le tensioni commerciali potrebbero determinarne un deterioramento, con modalità e tempi difficili da prevedere. Sarà essenziale mantenere un approccio pragmatico e flessibile, prestando attenzione all’evoluzione delle condizioni di liquidità e ai segnali provenienti dai mercati finanziari e creditizi”.
“L’utilizzo dei fondi del PNRR ha sostenuto l’economia negli ultimi anni. Gli interventi previsti per il biennio 2025-26 potrebbero innalzare il prodotto dello 0,5 per cento. In una fase di debolezza ciclica è essenziale procedere con determinazione nella loro attuazione”, ha aggiunto. “In relazione al Piano, l’Italia ha finora ricevuto 122 miliardi di euro e ne ha utilizzati oltre la metà. Il pagamento delle prossime rate dipenderà dal raggiungimento di obiettivi relativi alla realizzazione di opere pubbliche; a tale riguardo, i dati attualmente disponibili suggeriscono l’esistenza di ritardi”, ha sottolineato il Governatore di Bankitalia.
“L’Unione europea rimane un baluardo dello Stato di diritto, della convivenza democratica e dell’apertura agli scambi e alle relazioni internazionali. Non può però permettersi di rimanere ferma. Deve avere la capacità di superare i particolarismi nazionali, per tradurre in peso politico la sua forza economica e il patrimonio di cultura e valori di cui è portatrice”, ha continuato.
“Vi è oggi l’ineludibile necessità, ma anche la possibilità concreta, di completare il mercato comune; di semplificare, ma non cancellare, le regole che lo governano; di creare un mercato unico dei capitali centrato sull’emissione regolare di titoli europei. Ciò può contribuire a generare le risorse pubbliche e private necessarie per finanziare gli investimenti e la crescita. È altrettanto importante consolidare i punti di forza del modello europeo. I nostri sistemi di protezione sociale, fondati sul principio di solidarietà, sono condizioni per lo sviluppo, sono cardini della convivenza civile nel nostro continente”.