ESCLUSIVA: Vaticano, Natuzza Santa? Don. Enzo Gabrieli: “Nessuna fretta. Miracoli? Tantissimi casi di presunte guarigioni”.

Intervista esclusiva di Pino Nano a don. Enzo Gabrieli, Padre Postulatore della Causa di beatificazione in corso in Vaticano su Natuzza-Evolo, la donna che durante la Settimana Santa viveva il mistero delle stigmate, ma che dialogava con i morti e che diceva di vedere la Madonna e l’angelo custode che “ognuno di noi avrebbe alle proprie spalle”.

di Pino Nano
Sabato 10 Ottobre 2020
Roma - 10 ott 2020 (Prima Pagina News)

Intervista esclusiva di Pino Nano a don. Enzo Gabrieli, Padre Postulatore della Causa di beatificazione in corso in Vaticano su Natuzza-Evolo, la donna che durante la Settimana Santa viveva il mistero delle stigmate, ma che dialogava con i morti e che diceva di vedere la Madonna e l’angelo custode che “ognuno di noi avrebbe alle proprie spalle”.

ESCLUSIVA: Vaticano, Natuzza Santa? Don. Enzo Gabrieli: “Nessuna fretta. Miracoli? Tantissimi casi di presunte guarigioni”.
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Don Enzo Gabrieli, classe 1972, baccellierato in Teologia presso il seminario regionale san Pio X e la Licenza in Teologia dogmatica presso l’Università Gregoriana, è oggi considerato uno degli intellettuali più interessanti e più radicati della Chiesa calabrese.

Metà filosofo, ma per l’altra metà giornalista anche navigato e prolifico, don Enzo viene ordinato sacerdote durante il Giubileo del 2000, e dopo aver svolto il ruolo di segretario dell’Arcivescovo della Diocesi Cosenza-Bisignano, diventa parroco della Parrocchia San Nicola di Bari in Mendicino, almeno diecimila anime alle porte della città di Cosenza.

Assistente diocesano degli scout dell’Agesci, da lunghi anni si occupa prevalentemente di comunicazione sociale.

Dirige l’ufficio per la pastorale delle comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Cosenza, ma è soprattutto lo storico direttore responsabile del settimanale d’informazione “Parola di Vita”, il giornale che nei fatti da più di mezzo secolo racconta la vita e le mille vicissitudini di una delle diocesi più influenti e più innovative della Chiesa in Calabria.

Da teologo e a pieno titolo si occupa di “santi”, chiamato dalla Chiesa di Roma ad occuparsi di alcune delle più importanti cause di canonizzazione dell’arcidiocesi cosentina, quella della Venerabile Elena Aiello, di Gioacchino da Fiore e di Elisa Miceli.

Ma don Enzo è oggi, soprattutto, il Padre Postulatore della Causa di Beatificazione di Natuzza Evolo, un incarico per nulla facile, di grande responsabilità popolare, e che lo ha di fatto trasformato, malgrado la sua caratteriale riservatezza, in uno dei punti di riferimento assoluti del Caso Natuzza Evolo. Oggi per la prima volta don Enzo accetta di parlare del processo avviato dal vaticano sulla mistica di Paravati.

-A che punto è arrivato il processo in corso su Natuzza?

Può ipotizzare dei tempi utili per la sua conclusione? Insomma, quanto dovremo aspettare ancora? Anni? Da qualche anno il tribunale ha iniziato a lavorare su tantissimo materiale che riguarda la serva di Dio ed ha cominciato ad interrogare i testimoni.

-Questo vorrà dire anni ancora?

Il percorso sarà abbastanza lungo per questa che è chiamata la fase diocesana dell’inchiesta. Non bisogna avere fretta, per non tralasciare nulla in questo momento di raccolta di tutti i dati storici, le testimonianze, la fama di santità e l’esercizio delle virtù di mamma Natuzza. Non “santi subito”, come diceva il cardinale Amato, ma “santi sicuri”. Questa è la chiave di volta del lavoro del tribunale diocesano e della postulazione, che con grande accuratezza e rigore sta raccogliendo tantissima documentazione.

-È vero che finora è stato il vostro un lavoro immane, alle prese con tantissimi documenti da analizzare e valutare?

Assolutamente sì. Ma ci aspettano ancora, a mio parere, anni di lavoro paziente e allo stesso tempo meraviglioso. Perché dovunque ci si muova, ascolti racconti di grazie ricevute, contempli l’opera di Dio che si manifesta attraverso l’intercessione di Natuzza, ti arricchisci con la testimonianza di chi ha ritrovato la speranza, la via della fede, e di chi ha sperimentato attraverso di lei la carezza di Dio.

-Don Enzo, può anticiparci se la Commissione ha sotto osservazione dei casi speciali che riguardano possibili "miracoli" della fede?

Tanti sono i casi segnalati di presunte guarigioni. Tanti anche i presunti miracoli. Per tutto questo stiamo chiedendo supplementi di documentazione. Chi li narra è convinto che Dio abbia operato attraverso l’intercessione di Natuzza, ma per le cause è necessario che le testimonianze ovviamente siano supportate da documentazione ineccepibile.

-In che senso?

Vede, molti miracoli rientrano nella categoria delle “grazie”, pure importanti, ma che è molto difficile provare secondo le procedure. Queste vanno però ad alimentare la mole delle testimonianze sulla vita, la fama di santità, sul particolare ministero di maternità, di consolazione, di speranza, che la nostra serva di Dio ha esercitato per quasi tutta la vita nei confronti di folle di devoti che hanno bussato alla porta della sua casa, alla porta del suo cuore.

-Quando si parla di beati, e poi ancora di più di santi, la Chiesa parla anche dei "frutti": in questo caso ci sono i “frutti” che servono per chiudere positivamente un processo di beatificazione?

I frutti sono quelli che stiamo raccogliendo nelle testimonianze. Tanta gente è tornata a Dio, ha cambiato vita, si è riconciliata. Anche il ritorno ad un amore per la Chiesa, ad una imitazione delle sue virtù in tante persone, fa parte di questo tesoro prezioso. In tutti questi anni sono nati centinaia di gruppi di preghiera, i famosi cenacoli, tanta gente prova, sul suo esempio, ad offrire piccoli e grandi sacrifici, accetta cristianamente anche il momento della sofferenza, si è convinta che la vita non è destinata a finire. Altri ancora provano ad imitare Natuzza nella sua obbedienza fiduciosa alla Chiesa. Credo che questi siano i segni di una vera devozione, e chi fa questo imita il suo percorso di santità.

-Immagino che non sia un lavoro facile per voi?

Come in tutti i fenomeni c’è il rischio della esteriorità, del disorientamento. Ma in questo la Chiesa ci guida, ci aiuta a purificare la falsa devozione. Un ritorno all’umiltà, ad esempio, penso sia quello che oggi continua a chiederci Natuzza, che si sentiva e si autodefiniva un verme di terra, donna profondamente innamorata di Cristo e della Chiesa. Pensi che anche nei momenti più difficili della sua vita, Natuzza ha esercitato questa sua obbedienza condita da speranza e da umiltà profonda.

-Le posso chiedere una sua opinione personale sul fenomeno Evolo: c'è da credere a tutto ciò che di Natuzza si racconta da anni?

Il lavoro del Postulatore non è asettico, o completamente neutro. Incontrando i santi ne resti affascinato, ne cogli immediatamente il profumo, la bellezza, anche la grandezza. Io non voglio anticipare il giudizio della Chiesa su Natuzza, né sui fenomeni che l’hanno accompagnata. Posso però dire che Natuzza ha vissuto con semplicità il Vangelo, allargando la sua maternità a tanti cuori in angoscia. Non è stata mai egoista sui doni che Dio le ha fatto, ha aperto il cuore con carità.

A me colpisce tanto, più che l’aspetto mistico, l’esercizio delle virtù per tutta una vita, il suo amore viscerale per la Chiesa, il suo continuare a fare la madre in famiglia e la consolatrice per tante anime. Mi colpisce profondamente il suo essere stata una donna “afferrata” da Cristo e dalla Vergine Maria.

-Vi siete mai occupati in maniera specifica delle ferite e del sangue che segnavano la sua Settimana Santa?

Anche su questo si sta raccogliendo la documentazione necessaria. Molti hanno scritto con cognizione, altri si improvvisano. Ma una commissione di esperti di questi fenomeni, sia a livello medico e sia a livello teologico, darà il suo parere definitivo.

-Sarà un parere fondamentale per la causa finale?

Questi segni del sangue, ma anche altri fenomeni però sui quali la Chiesa indaga e indagherà, non sono i grandi segni della sua santità. Questi fenomeni riguardano lei, e lei soltanto. Come è stato nel caso di San Pio, della Beata Elena Aiello e di altri santi. Questi sono legati al suo speciale carisma, e alla sua partecipazione alla passione di Cristo.

-Cosa significa tutto questo?

I segni più grandi della santità di Natuzza Evolo li dobbiamo cercare nell’esercizio, se c’è stato, delle virtù cristiane in grado eroico. Quelle virtù che ogni giorno lei ha professato, vissuto, esercitato. Intendo dire: la sua fede, la sua speranza, la sua carità verso Dio e verso il prossimo. E poi, le virtù annesse: la pazienza, l’umiltà, la fortezza, la povertà…Da quello che ci risulta Natuzza non si è mai arricchita, non si è mai mai ribellata contro la Chiesa, ha solo accettato sofferenze e prove difficili con grande sopportazione. È finita anche in manicomio per obbedienza.

-Posso chiederle una sua opinione personale sul fenomeno, molto complesso, delle bilocazioni e delle visioni che Natuzza diceva di avere del paradiso o dell’inferno?

Anche questi fenomeni, testimoniati da alcuni, sono ancora oggetto di studio. Non possiamo ancora dire nulla su di lei. Certo è che questi fenomeni della bilocazione sono provati nella vita di altri santi, e quindi possibili.

-Intende dire casi e precedenti più o meno analoghi?

Certamente sì. Pensiamo per esempio a padre Pio, a san Pietro d’Alcantara, a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, a san Clemente papa, a sant’Antonio da Padova, a san Francesco d’Assisi, allo stesso san Francesco Saverio, o a san Giuseppe da Copertino.

Ce ne sono degli altri di esempio come questi, san Martino de Porres, san Filippo Neri, san Giovan Giuseppe della Croce, san Giovanni Bosco, ma anche lo stesso San Francesco di Paola. Così come le visioni del paradiso, o dell’inferno. Anche qui basta pensare ai pastorelli di Fatima, a Santa Teresa d’Avila, a Santa Veronica Giuliani, alla stessa Santa Faustina Kowalska.

-E dell'angelo con cui Natuzza continuamente parlava?

Parlare di questi fenomeni richiede approfondimenti e grandi ricerche. Allo stesso tempo essi vanno calati nel tempo degli accadimenti, nella storia e nelle esperienze del servo di Dio che ha avuto questi doni. Anche le categorie culturali e mentali spesso ne influenzano la descrizione. Noi parliamo con categorie umane di ciò che è trascendente, o che riguarda l’ambito della metafisica. Che gli angeli possano apparire agli uomini, per mandato di Dio, è un dato della Rivelazione.

La Bibbia è piena di visioni di Angeli.

La Vergine Maria e San Giuseppe parlano con l’Arcangelo Gabriele, ad esempio. E dopo di loro, altri santi hanno dialogato o sono stati condotti e guidati da angeli. Ma è anche narrato da alcuni santi di aver visto l’angelo custode di altri.

Ma ricordo un’altra mistica tedesca di nome Mechthild Thaller, nata von Schönwerth (1868-1919), originaria di Monaco, che ricevette la grazia di essere in contatto frequente con gli Angeli e diceva di aver visto a sua volta l’angelo custode di alcuni santi. Ma potremmo andare avanti per molto. Pensi che i pastorelli di Fatima videro un Angelo che li preparò alla prima comunione, e si presentò loro come l’Angelo del Portogallo. Ma anche Santa Teresa di Lisieux aveva una particolare devozione per i santi Angeli, e insegnava ad avere con loro un rapporto diretto, ad invocarli, a lasciarsi guidare e custodire.

-Ci sono casi simili a quello di Natuzza che lei sappia all'esame della Chiesa?

Un caso quasi analogo è quello della beata Edvige Carboni, sarda nata nel 1880 a Pozzomaggiore e morta a Roma nel 1952, e anche lei ebbe gli stessi doni e visioni simili come quelli che ebbe Natuzza Evolo. Ma in Calabria, a Cosenza, si custodisce l’esperienza mistica della Beata Elena Aiello.

-Don Enzo posso chiederle se il processo, per altro molto severo, che allora le fece padre Agostino Gemelli potrebbe rallentare o condizionare negativamente il vostro processo in corso?

Padre Gemelli è stato un grande studioso e i suoi dubbi, le sue ricerche, possono essere utili all’indagine che farà la Chiesa su Natuzza. Padre Agostino Gemelli nutrì seri dubbi anche su padre Pio, ma il dubbio scientifico che lui affrontava da medico, alla fine ha permesso di fare ancora più luce su questi aspetti. Non bisogna avere mai paura della scienza.

Bisogna invece dialogare con essa, e analizzarne i dati. In fondo, se facciamo riferimento ai pronunciamenti sui miracoli nelle cause dei santi, la scienza ad un certo punto esprime un parere dicendo che il tale accadimento non è spiegabile scientificamente. Da questa affermazione parte il teologo per avviare una riflessione che porta all’eventuale dichiarazione di “miracolo”, che tocca l’ambito della fede e dell’intercessione.

Mai confondere gli ambiti, mai metterli in contrasto. Padre Agostino Gemelli è stato un grande uomo di fede e di ricerca e ne è prova l’Università Cattolica, il grande Ospedale Gemelli di Roma. Lui ha dato il suo contributo alla Chiesa, alla società, alla ricerca, secondo alcune vie. Quando si sono sovrapposte, ad esempio nel caso di padre Pio, si è caduti in errore. Posso dire, ad esempio, che il frate voleva studiare i fenomeni di suor Elena Aiello, ma non fu autorizzato dalla congregazione della dottrina della fede (ex sant’Uffizio). Forse per il suo approccio personale con questa fenomenologia.

-Mi pare di capire che ci vorrà ancora del tempo perché la Chiesa chiuda una volta per sempre questo processo su Natuzza, non è vero?

L’invito per ora è quello di pregare, di contribuire con testimonianze e scritti, alla ricerca della verità su questa meravigliosa figura del nostro tempo.

Io dico anche che oltre a non avere fretta, è bene affidarsi alla Chiesa, che come madre, sa ben trattare queste vicende con la speranza di vedere anche Natuzza Evolo presto annoverata tra i Santi.

A noi non spetta un giudizio affrettato o peggio ancora superficiale.

A noi spetta invece la ricerca e l’imitazione delle sue virtù, della sua vita. Credo che Natuzza sia più contenta se noi non cerchiamo Lei, come è scritto sul suo sepolcro, ma cerchiamo Gesù, la Madonna ed amiamo la Chiesa per la quale Gesù stesso, che ne conosceva pregi e difetti, ha dato la vita.


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