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L'uomo è stato ritrovato in un'area impervia vicino a Matelica, nel Maceratese.
L'uomo è stato ritrovato in un'area impervia vicino a Matelica, nel Maceratese.
E' stato trovato, dai Carabinieri, Nazif Muslija, il 50enne macedone accusato di aver ucciso sua moglie, Sadjide Muslija, trovata morta ieri nella sua abitazione di Pianello Vallesina di Monte Roberto, nell'Anconetano.
L'uomo è stato trovato in una zona impervia vicino a Matelica, nel Maceratese, gravemente ferito, ma ancora vivo. Era riverso al suolo. Sul posto, per stabilizzarlo, si sono recati anche gli operatori del 118.
Muslija è accusato di omicidio volontario aggravato. L'auto su cui viaggiava, una Smart bianca, è stata ritrovata a poca distanza dal luogo dove è stato trovato il 50enne, la cui posizione è sotto esame da parte degli investigatori.
L'uomo avrebbe tentato il suicidio, ma verso le 16:30 sarebbe stato visto da un cacciatore, che lo ha soccorso e, poi, ha lanciato l'allarme. Nei suoi confronti, la Procura di Ancona, che ordinerà l'esecuzione dell'autopsia sul corpo della moglie, aveva fatto spiccare un mandato di cattura internazionale.
Dopo i rilievi di ieri, oggi i Carabinieri della Scientifica di Ancona sono tornati nell'abitazione dove la donna viveva, per cercare tracce microscopiche e l'oggetto che suo marito avrebbe utilizzato per picchiarla a morte. E' stato sequestrato un tubo di ferro da cantiere, che avrebbe tracce ematiche e, per questo, sarà esaminato.
Intanto, monta la polemica sul percorso che il 50enne avrebbe dovuto seguire in un Centro per uomini autori di violenza della durata di un anno, legato al suo patteggiamento a un anno e dieci mesi di reclusione: entro un anno dal passaggio in giudicato della sentenza (avvenuto a settembre, ndr), avrebbe dovuto fare incontri ogni due settimane per una durata complessiva di 60 ore, ma il suo avvocato, Antonio Gagliardi, ha riferito che "non c'era posto nell'associazione indicata dal percorso".
Sul caso è intervenuta la stessa Procuratrice capo di Ancona, Monica Garulli, parlando di "una storia che lascia l'amaro in bocca". "Non si possono trattare tutti i casi di violenza nello stesso modo. Credo che questo caso avrebbe meritato una corsia preferenziale, che nel caso in specie non c'è stata. - ha detto la Procuratrice -. Io penso che nel momento in cui si individua una struttura deputata al percorso di recupero, per evitare il pericolo di recidiva bisogna comprendere qual è il pericolo di recidiva e differenziare i percorsi a seconda della gravità dei fatti".
Anche il Centro antiviolenza di Ancona, attraverso la Presidente dell'Associazione che lo ha in gestione, Roberta Montenovo, chiede di attuare provvedimenti più adeguati: "Si dovrebbe fare una valutazione del rischio in previsione di un possibile comportamento di escalation in senso negativo - evidenzia Montenovo -. Anche in attesa di qualsiasi tipo di percorso dovrebbero essere previste delle misure".