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Un quadro bianco, una manciata di pennelli e pochissimi colori, quelli giusti che mescolandosi creano delle sfumature meravigliose.
Un quadro bianco, una manciata di pennelli e pochissimi colori, quelli giusti che mescolandosi creano delle sfumature meravigliose.
L’ultimo singolo dei Negramaro, Luna Piena è uno di quelli che dovrebbero definirsi capolavori della musica italiana.
Un quadro bianco, una manciata di pennelli e pochissimi colori, quelli giusti che mescolandosi creano delle sfumature meravigliose. L’amore raccontato attraverso l’addio, il ritorno, l’amore folle, incondizionato e spesso sproporzionato, di quella sproporzione che regola tutte le misure dandogli forme e rette nuove.
Quell’amore che ride, sbatte la testa al muro, piange e si rialza con un “Buona Fortuna”. Quello che basta solo a luna per sentirsi vicini ma a volte non basta neanche per sentirsi troppo lontani.
“Amore, via da me/Non c'è nessuna/Quando mi penserai/Guarda la luna”. Chi di noi, almeno una volta nella vita non ha immaginato la stessa cosa guardando il cielo? Chi di noi non ha pensato: siamo sotto la stessa luna, chissà se la sta guardando anche lui/lei. Il blu raccontato come tetto d’amore e la luna unica forma possibile, quella perfetta.
“Le tue mani sono satelliti che volano in orbita/Perlustrano le galassie intorno alla luna/Guarda dall'altra parte che si vede l'America/Nella notte più scura/Più scura/Di me”. Parole, queste, da ballare sulla spiaggia, con un fuoco acceso, una bevanda ghiacciata e l’intonazione a squarciagola verso il cielo, chissà se la stai guardando anche tu?