Bookdown..."Il Virus della lettura..." a cura di CARMINE CASTORO
Zizek, Iacona, Dufourmantelle.
La politica oscena al tempo del Covid.
(Prima Pagina News)
Lunedì 21 Dicembre 2020
Roma - 21 dic 2020 (Prima Pagina News)
Zizek, Iacona, Dufourmantelle.
La politica oscena al tempo del Covid.
Con la sua “benedizione” natalizia urbi et orbi l’azzimato “avvocato del popolo” ha oramai intinto ogni possibile carta nautica dell’attuale governo nell’acqua ragia dell’Osceno. Dopo l’ennesimo decreto, improvvisazione, incoerenza, incompetenza sono oramai le stalattiti acuminate che si conficcano nelle nostre esistenze quotidiane, sempre più svilite da un ricettario millesimato di condotte e auto-sorveglianza, prescrizioni e intimidazioni sanzionatorie, con una struttura di dominio e di decisionismo verticale che le imbavaglia quanto più vorremmo fuggire da questi diktat, vederli sottoposti a un dibattito pubblico più allargato, quanto più in tanti, politici e osservatori, ne evidenzino le storture, le contraddizioni, grottesche eppur imperiose.


Dunque, ricapitoliamo alcune perle.

Avevamo accettato che il nostro Paese si trasformasse in uno stivale arlecchino perché persuasi come cagnolini con le crocchette che un sacrificio oggi valesse un’apertura relazionale e maggiore mobilità durante le vacanze di fine anno: ci siamo ritrovati col technicolor che sovrasta le nostre abitudini da mesi e mesi, e sulla tavolozza di questi pittori-ministri impazziti ormai campeggiano solo le tinte più fosche e restrittive.

I bar, i ristoranti continuano a subire una vera e propria tortura economica, quando poi basta andare in un autogrill sulla Roma-Napoli, o in un normalissimo supermercato o su un volo per Malpensa, e di avventori e passeggeri se ne contano eccome, in pochi metri quadri.

Ci hanno invogliato col cashback (su cui la UE non poteva che strigliarci finanche), ci hanno tentato con lo shopping post-carcerario, e non appena le strade si sono riempite di persone vogliose di acquisti e di un po' di sana libertà, lo stesso cecchinaggio da infame scaricabarile che aveva già messo alla gogna runner, vacanzieri, studenti, spettatori di cinema e teatri, senza la minima confessione delle proprie colpe gestionali, si è ricaricato a pallettoni contro chiunque desiderasse lo scintillio di qualche vetrina.

Ma come, ha tuonato il Moloch politico-mediatico all’unisono, vuoi vivere un Natale consumista che metta al rischio la salute del nonnino del terzo piano o crei subdole penetrazioni del virus nella tua cerchia parentale?

Ma vivilo spiritualmente no, come dice il curato Conte, pensa al Bene Comune, alla Salute Pubblica, fatti accarezzare dal vello delicato di questa indigesta retorica di Stato, pensa agli “abbracci virtuali” come suggerisce il brand Zalando, rimpinzati di integratori e disinfettanti, lotta contro muffe e batteri con lo spray giusto in mano, chiuditi in casa e statti zitto. Perché al cabaret della scienza e alle gag istituzionali travestite da neo-familismo repubblicano, ci pensiamo noi.

E se sei solo, disperato, disoccupato, senza genitori, senza indennizzi, con l’impresa che chiude, i dipendenti messi per strada, e a prospettiva zero, che fa, pensa che c’è chi sta peggio di te: se uno ha due figli, uno di 14 e l’altro di 16 anni, rifletti, secondo le ultime direttive dei moschettieri del pulito Boccia Speranza e Conte (con Casalino che raccatta gli stracci), il secondo non puoi portartelo appresso perché gli è negata la cena della vigilia, ha un’età “positiva”…

La verità è che, come dice in un testo lucido e appassionato intitolato proprio “Virus” (Ponte alle Grazie), il filosofo sloveno Slavoj Zizek, “chi è al potere è in preda al panico perché non solo sa di non avere in pugno la situazione, sa anche che noi, i sudditi, lo sappiamo – l’impotenza del potere è ora svelata… 



Tutti i poteri dittatoriali che gli apparati statali stanno accumulando rendono in massimo grado palpabile la loro sostanziale impotenza”.

E ancora: “Dove finiscono i dati e dove comincia l’ideologia? Come si spiega l’ossessione per il coronavirus quando migliaia di persone muoiono ogni giorno per altre malattie infettive?...

Il panico che ci ha assaliti per l’epidemia non è solo il frutto di un piano orchestrato da chi è al potere (perché il grande capitale dovrebbe rischiare una crisi colossale?), si tratta di un allarme genuino e fondato. Ma il fatto che i mezzi di informazione si occupino ormai in maniera quasi esclusiva del coronavirus non dipende da fatti neutri, presuppone invece una scelta ideologica. Forse, possiamo concederci al riguardo una moderata teoria del complotto”.

Ovvero, insinua legittimamente Zizek, una nuova ristrutturazione dell’ordine mondiale che sta sdoganando come inaggirabili la costante ricognizione digitale, il controllo capillare delle esistenze (sulla questione dei ragazzini a tavola, “lasciatelo a casa”, è la gaffe atroce usata da un giovane anchor man del TgCom venerdì notte), l’appartenenza di classe come destino (se in questi giorni pandemici sei ricco e non hai bisogno di lavorare, tanto meglio), la videocrazia da panico, aggiungerei io, con milioni ormai di ore di trasmissione monotematica su un argomento come l’incolumità personale che non può che interessare, ovviamente, masse sgomente mutate in plebi mute e ovine che osservano gli schermi per capire come muoversi in città e a chi concedere scampoli di affetto.

Dice: ci stiamo allineando alla volontà espressa da tutto l’establishment occidentale, finanche la Germania ha capitolato in questi giorni con un lockdown duro.

Già, ma i ristori che dà la cancelliera Merkel ai suoi artigiani e commercianti, noi ce li sogniamo.

Un bonifico pari al 75% del fatturato dell’anno scorso per le imprese fino a 50 dipendenti, mentre per quelle più grandi il 58% con ammortamenti che possono raggiungere i tre milioni di euro, altro che le briciole stanziate dai nostri boiardi che non tappano nemmeno le falle contabili di un mese del bistrò o della pizzeria più scalcagnata. Andiamo a leggere il preziosissimo docu-libro di Riccardo Iacona “Mai più eroi in corsia” (Piemme) al capitolo “Perché in Germania così pochi morti da Covid-19?”.

Ne esce un quadro raggelante per la nostra Sanità. Lì poliambulatori che uniscono l’esperienza di medici di base e specialisti, raccordati direttamente con i protocolli ospedalieri, hanno tracciato e testato i contagiati già in una fase di prima sintomatologia, a livello territoriale, periferico: l’85% della popolazione che non è mai passata per i pronto soccorso.

Ne avevano poche decine nel 2014, 3173 nel 2018. Mentre da noi gli sfortunati infetti continuano a morire a migliaia dentro le loro abitazioni, o nelle terapie intensive quando è già troppo tardi per molti di loro.

E pure forse per difetto di assistenza, perché invischiati in un piano di incremento del personale medico a disposizione che è ridicolo rispetto ai pari grado tedeschi, che fa saltare i normali rapporti infermiere-dottore-paziente.

A leggere le dichiarazioni dell’insigne professor Gattinoni nel testo scritto dal giornalista Rai, c’è solo da vendere l’anima al diavolo pur di passare questo Generale inverno solo con un po' di moccio al naso e senza ansia da ricovero. Non ci ha mai interessato in tutti questi ultimi decenni quanti di noi, a livello nazionale e mondiale, morissero di Aids, diabete, infarti, ictus, mal’aria respirata, sconvolgimenti climatici, eppure le cifre stanno lì, negli aggregatori di dati più importanti e reputati come Worldometer, da cui attingono le più prestigiose università e i media più cinici e pornografici per insolentire ogni giorno le resistenze emotive di noi poveri cittadini con un tremendismo assillante.

Ora tocca al virus “inglese”. Non ha fatto in tempo domenica sera il professor Giovanni Rezza a dire che questa mutazione del Corona non altera la sua aggressività clinica e la sua risposta vaccinale, che già quotidiani e tg hanno sparato a nove colonne sul “nuovo incubo”, con metafore belluine e apocalittiche proseguendo.

Una notizia già delimitata o ridotta di importanza accende fuochi, roghi, discussioni inutili, spavento privato, allucinazioni pubbliche, derive e nuove delibere istituzionali. Pazzesco. La vera epidemia è verbosa e informazionale. Il rischio zero al quale approdiamo è “mortifero”, dice la filosofa Anne Dufourmantelle nel suo “Elogio del rischio” (Vita e Pensiero).

Perché “il rischio è un romanticismo desueto per adulti che rifiutano di crescere, di assumersi la loro parte di responsabilità e, se lo fanno, di affidarla ad altri i quali, loro sì, sapranno capitalizzarla e mettervi in guardia contro la vostra incoscienza…

Il pericolo va guardato in faccia. E’ la forma minima di coraggio che possiamo salvare. Potremo ben riprenderci da tutti di dolori, dalle catastrofi, dai lutti, ma resterà sempre una parte per il male. Non saremo salvati in anticipo”. Nemmeno da una mandria di caproni che amministra i nostri respiri, purtroppo.


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