Elezioni, Giandomenico Caiazza: “La sfida dei penalisti italiani”

L’Unione delle Camere Penali Italiane -avverte il leader dei penalisti Giandomenico Caiazza- nei prossimi giorni invierà ai leader dei partiti alcune proposte "per una profonda, radicale riforma della giustizia penale e dell’ordinamento giudiziario”.

di Pino Nano
Venerdì 12 Agosto 2022
Roma - 12 ago 2022 (Prima Pagina News)

L’Unione delle Camere Penali Italiane -avverte il leader dei penalisti Giandomenico Caiazza- nei prossimi giorni invierà ai leader dei partiti alcune proposte "per una profonda, radicale riforma della giustizia penale e dell’ordinamento giudiziario”.

Va dritto al problema il Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane Giandomenico Caiazza: “Si tratta di riforme indispensabili per l’affermazione di una idea liberale e conforme a Costituzione della Giustizia penale, che auspichiamo possano entrare a pieno titolo, in tutto o anche solo in parte, nei concreti impegni programmatici che ciascuna formazione politica sta per assumere con il corpo elettorale".

Chi conosce Giandomenico Caiazza sa bene che l’uomo non conosce nessuna mediazione quando difende i principi fondamentali della libertà e della democrazia: "L’elenco delle riforme che riteniamo indispensabili- ricorda Giandomenico Caiazza - sarebbe in realtà assai nutrito, ma in questa fase occorre circoscrivere questa indicazione alle riforme davvero cruciali ed irrinunciabili. Le proposte articolate saranno inviate nei prossimi giorni, ma è utile anticipare sinteticamente cinque punti programmatici.

Eccoli i punti fondamentali che il grande giurista lancia sul tappeto del dibattito politico in corso.

1) Separazione delle carriere, organi di governo distinti e separati tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, per dare finalmente esecuzione al comando costituzionale della terzietà del giudice con un pm autonomo e indipendente dal potere politico.

2) Separazione dei poteri, no ai magistrati fuori ruolo distaccati presso l’esecutivo, ed in particolare presso il ministero della giustizia, in nome del ripristino del fondamentale principio democratico della separazione tra poteri dello stato. Il Ministero della giustizia viene di fatto controllato o comunque fortemente condizionato dai magistrati che orientano le scelte dell’esecutivo in materia di attività legislativa e amministrativa, con evidente alterazione delle normali dinamiche istituzionali tra i poteri dello Stato".

3) Radicali interventi di riforma contro la durata irragionevole dei processi penali, ed in particolare: drastico potenziamento delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo negli uffici giudiziari; forte incentivazione dei riti alternativi al dibattimento; recupero dell’istituto della prescrizione dei reati (e non del processo) quale indispensabile rimedio alla incivile gogna del 'fine processo mai.

4) Reintroduzione del divieto di appello del pubblico ministero contro le sentenze di assoluzione, incompatibile del fondamentale principio per il quale la sentenza di condanna è legittima solo se 'al di là di ogni ragionevole dubbio'. È necessario ribadire e rafforzare il ruolo dell’appello quale imprescindibile prerogativa a disposizione dell’imputato affinché gli sia garantito il diritto ad ottenere una nuova valutazione, nel merito, della vicenda processuale che ha determinato la sua condanna per scongiurare gli ormai sempre più frequenti casi di errore giudiziario".

5) Rilancio della riforma dell’ordinamento penitenziario del 2017. I principi costituzionali impongono che sia finalmente abbandonata l’idea carcerocentrica della sanzione penale e le ostatività. Il carcere deve essere l’extrema ratio in cui siano garantite condizioni per il recupero del condannato. La custodia cautelare in carcere non può che assumere la dimensione di misura residuale, dovendosene limitare il ricorso solo alle ipotesi di gravi reati e per esigenze di cautela che non possono essere affrontate con altre modalità".

Giandomenico Caiazza va giù come una valanga, con garbo, con grande classe ma con il carisma che gli proviene dalla sua storia e dal suo ruolo dice anche che "I penalisti italiani auspicano che la campagna elettorale possa costituire la decisiva occasione per un chiaro e franco confronto tra le forze politiche in competizione, in modo che gli elettori possano scegliere anche sulla base di chiare indicazioni sulle idee di fondo e sulle strategie programmatiche di riforma della Giustizia".

Insomma, che pensava che il dibattito politico elettorale sarebbe stato rimasto da questi temi evidentemente aveva sottovalutato la carica e la passione di un giurista dello spessore di Giandomenico Caiazza. Vedremo nei prossimi giorni come la politica raccoglierà l’appello del Presidente dei Penalisti Italiani.


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