Turismo termale in Calabria. Che fine faranno le Terme Luigiane? Apriranno mai? Un duro colpo per tutti
Le terme calabresi vivono una delle crisi più pesanti della storia. La palla passa ora a Regione e comuni, e intanto una fetta di turismo termale appare fortemente compromessa.
di Franco Bartucci
Sabato 12 Giugno 2021
Guardia Piemontese (Cs) - 12 giu 2021 (Prima Pagina News)
Le terme calabresi vivono una delle crisi più pesanti della storia. La palla passa ora a Regione e comuni, e intanto una fetta di turismo termale appare fortemente compromessa.

Da più mesi i lavoratori e gli innumerevoli curanti legati a queste terme per effetto della qualità delle cure, da ventiduemila a venticinquemila persone che si sono registrati annualmente prima della interruzione a seguito della pandemia Covid 19, si fanno molto preoccupati questa domanda a seguito del tergiversare dei rapporti dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese con la Società Sateca, sub concessionario, e la Regione Calabria.

Il Presidente della Giunta regionale facente funzioni, Nino Spirlì, il 16 maggio aveva inoltrato ai due sindaci una diffida nel presentare entro il 21 maggio un “report” sullo stato delle Terme Luigiane indicando le attività manutentive azionate nel periodo di interruzione e, soprattutto un crono programma nel quale si dovevano evidenziare con chiarezza tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque al fine di salvaguardare l’imminente stagione termale pena il decadimento della concessione.

A tutt’oggi non si sa che fine abbia fatto questo importante documento che i due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese dovevano presentare alla Regione Calabria e al Presidente Spirlì per una sua valutazione ed apertura di un tavolo di lavoro aperto alle parti interessate, mirato a definire una trattativa che avrebbe dovuto assicurare una continuità lavorativa ai 250 lavoratori delle Terme Luigiane e rasserenare tutta la famiglia dei curanti con l’apertura entro il 1° luglio della nuova stagione termale secondo il programma stabilito dal Governo Draghi.

I lavoratori allo scadere dell’ultimatum fanno i loro presìdi alla cittadella regionale ed il 26 maggio, in mancanza del famoso “Report”, la società Sateca presenta una sua proposta per l’apertura della stagione termale sempre che i due Comuni diano disposizione di riallacciamento delle acque termali, deviate e scaricate nel torrente Bagni, alla condotta dello stabilimento Terme Novae ed al parco termale “Acquaviva”, con l’impegno di riassumere il personale in organico ed iniziare la fase di preparazione per l’erogazione dei servizi termali.

La proposta  della Sateca viene inoltrata ai due Comuni, mentre i lavoratori, sotto la guida del sindacalista provinciale della Cisl, Gerardo Calabria, oltre ad altri due presìdi  realizzati presso la cittadella regionale finalizzati a sensibilizzare i politici calabresi e la stessa opinione pubblica verso questa particolare vertenza, continuano il loro stato di agitazione occupando anche lo stabilimento “Terme Novae”, in attesa del fatidico giorno risolutivo.

In che cosa consiste questa nuova proposta presentata dalla Sateca? In sintesi  nel confermare la disponibilità di apertura della nuova stagione termale, la società ha chiesto l’assegnazione in sub concessione, da parte dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, una disponibilità della risorsa idrotermale calda, nella quantità di almeno 40 litri al secondo e non 12 come indicato nel regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato dai Consiglieri di maggioranza dei due Comuni, nelle sedute del 24 e 26 novembre 2020; come anche di una quantità maggiore o anche della totalità della risorsa in attesa dell’evoluzione del concorso destinato alla ricerca del nuovo sub concessionario.

Se in base all’avviso esplorativo pubblico per la ricerca di manifestazioni di interesse, pubblicato dalle due amministrazioni comunali che scadrà il prossimo 14 giugno,  per il vecchio stabilimento termale San Francesco, con 107 postazioni curative a fronte delle 170 organizzate all’interno dello stabilimento “Therme Novae”, viene stabilito un quantitativo di Acque Termali pari a 40 litri a secondo, è più che giusta la quantità d’acqua idrotermale calda e fredda pari a 40 litri al secondo chiesta dalla Sateca per la gestione del proprio stabilimento termale. Altrimenti emergerebbe chiaramente un livello di trattamento non equo in base alle proprie potenzialità. 

La proposta presentata dalla Sateca prevede la stipula di un nuovo accordo che preveda un rapporto di sub concessione con durata fino al 29 aprile 2036, come prevede il decreto dirigenziale regionale n. 16199 del 18 dicembre 2019, con la previsione della possibilità di proroga nel termine ventennale, di cui al comma 7 dell’art.9 della Legge Regionale n. 40/2009.

La proposta presentata dalla Sateca prevede pure la stipula di un nuovo accordo che stabilisca un rapporto di sub concessione con durata fino al 29 aprile 2036, come prevede il decreto dirigenziale regionale n. 16199 del 18 dicembre 2019, con la previsione della possibilità di proroga nel termine ventennale, di cui al comma 7 dell’art.9 della Legge Regionale n. 40/2009.

Con tale offerta la Sateca prevede pure un corrispettivo finanziario da erogare ai due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, per detta assegnazione, pari a Euro 30.000,00 annuo, da pagare entro il mese di giugno di ciascun anno solare. Con tale proposta la Società Sateca si è impegnata a mantenere gli attuali livelli occupazionali afferenti le strutture termali di proprietà della stessa, per l’intera durata dell’assegnazione della suddetta quantità di risorsa idrotermale.

Alla luce di tale proposta, fermo restando la presentazione del famoso “Report”, ci sarà la possibilità di un confronto serrato tra le parti per addivenire all’accordo atteso dai lavoratori e dagli innumerevoli curanti ai quali non può essere negato il diritto di fare le loro cure termali? Presidente Spirlì qui varrà la sua capacità di giudice e di decisionista per come meglio risolvere il problema, ricordando che la proprietà delle acque termali appartiene alla Regione Calabria e non può disperdere questo bene.

                                                                                                            

 


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