“Quel giorno affacciato al balcone”, la storia di don Piero Paulesu e il suo magistero in tempo di #Covid
Coronavirus: la sofferenza di un sacerdote sardo diventa un racconto del giornalista Gianni Garrucciu, selezionato per un’antologia destinata alle ambasciate e agli istituti di cultura italiana nel mondo
(Prima Pagina News)
Mercoledì 25 Novembre 2020
Sassari - 25 nov 2020 (Prima Pagina News)
Coronavirus: la sofferenza di un sacerdote sardo diventa un racconto del giornalista Gianni Garrucciu, selezionato per un’antologia destinata alle ambasciate e agli istituti di cultura italiana nel mondo
La storia di don Piero Paulesu, il neo-vicario parrocchiale di Thiesi e Torralba, diventa un racconto che il giornalista Gianni Garrucciu – l’autore del libro "Fame" che si avvale (tra le altre) di una conversazione con Papa Francesco e con il neo-Nobel per la Pace David Beasley – ha scritto per l’Antologia dal titolo “Domani è un giorno nuovo”, della Ibiskos-Ulivieri Edizoni.

L’antologia raccoglie una serie di racconti e poesie di scrittori e giornalisti che hanno voluto raccontare storie ed emozioni dei momenti più difficili vissuti durante la terribile emergenza del coronavirus.

"La storia di don Piero mi ha subito colpito", racconta Garrucciu, "sia per la singolarità della vicenda, sia per la partecipazione emotiva che l’hanno contraddistinta. C’era sofferenza fisica nel racconto di don Piero, ma c’erano anche la speranza e la voglia di vivere. Mi è sembrata una vicenda che meritava di essere conosciuta".

Don Piero Paulesu all’inizio dell’anno si trovava in un collegio romano per terminare i suoi studi, quando una mattina è stato svegliato da un forte trambusto e da una brutta notizia: "Nel corso della notte era morto un nostro compagno", dice. "Era stato poco bene con la febbre alta e altri sintomi. Veniamo tutti trasportati al pronto soccorso dove ci prelevano il sangue e ci fanno il tampone. Lunghe ore di attesa e poi la sentenza: siamo tutti positivi, ma non siamo gravi. Però siamo ventotto su trentadue: non è poco. Veniamo trasferiti in una vicina struttura alberghiera".

Comincia un calvario che dura due mesi, fatto di incertezze, di solitudine e di speranza. Racconta don Piero: "Nell’angoscia attendevo il responso del mio quinto tampone. Ne ho fatti quattro, tutti positivi. Attendo. E in questa attesa che sa di inquietudine, di vita sospesa, ma anche di fiducia, non riesco a dormire. Esco in terrazzo, è il mio unico sfogo. È la mia finestra sul mondo. E in questo mondo silenzioso, dove tutto è davvero sospeso, dove le luci illuminano un selciato freddo e isolato compare lui, il mio primo compagno dopo tanti giorni di solitudine: è un geco. Sì, un geco! Proprio un geco alla vigilia del risultato del mio ultimo tampone. Sì, sono un po’ superstizioso. Eppure, so che questo piccolo rettile che molti respingono e disprezzano è considerato un animale sacro. Per gli indigeni australiani rappresenta il valore dell’adattabilità, perché è un animale che sopravvive alle difficoltà, che si adatta a ogni situazione".

Gianni Garrucciu non si fa scappare questa vicenda, e ci costruisce intorno il racconto selezionato per l’Antologia “Domani è un giorno nuovo.”(b.n.)

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