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Al Museo Man dal 5 dicembre 2025 all'8 marzo 2026.
Al Museo Man dal 5 dicembre 2025 all'8 marzo 2026.
Il museo MAN di Nuoro annuncia, per la prossima stagione, una mostra personale di Franco Mazzucchelli (Milano 1939) dal titolo Blow Up. Curata da Marina Pugliese e frutto di un protocollo di intesa con il MUDEC di Milano, l’esposizione ripercorre la ricerca dell’artista milanese dagli anni Sessanta a oggi, attraverso una selezione di opere e fotografie che documentano il carattere sperimentale, sociale e partecipativo del suo lavoro.
In linea con una ricerca che il MAN sta conducendo sugli artisti sensibili ai temi della sostenibilità e della collettività, autori di opere che sono state in grado di attivare, nel tempo, la comunità attraverso pratiche di condivisione, la mostra di Mazzucchelli restituisce, per tappe, la sua azione artistica dipanata nello spazio, il suo abitare i luoghi pubblici, connotandoli, qualificandoli e invitando i cittadini stessi a riappropriarsi di aeree dimenticate attraverso una nuova dimensione di senso e di partecipazione.
In mostra emerge una scelta di lavori connessi ai progetti A. TO A. (Art to Abandon / Arte da abbandonare), tra cui gli interventi realizzati davanti all’Alfa Romeo di via Traiano a Milano (1971), nel piazzale del Liceo artistico di Torino (1971) o nella Piazza dei Priori di Volterra (1973). Queste azioni, nate dall’idea di “abbandonare” grandi strutture gonfiabili in PVC nello spazio pubblico, rappresentano un gesto di apertura, un invito alla interazione e all’esperienza prossemica, oltre che una riflessione critica sulla liberazione dell’arte dai circuiti tradizionali. L’intervento nei pressi della fabbrica l’Alfa Romeo, era inizialmente pensato per i bambini del vicino parco giochi, ma offrì in modo inaspettato un momento di svago e di immaginazione per i lavoratori, per poi trasformarsi addirittura in uno strumento politico, con gli operai che se ne servirono per creare una barriera d’ostacolo al passaggio delle macchine. Ancora, a Volterra nel 1973 – in occasione della rassegna sull’arte ambientale curata da Enrico Crispolti – i suoi gonfiabili divennero protagonisti di una festa collettiva, mentre a Torino l’installazione di un grande arco gonfiabile nell’area urbana generò una diversa lettura del paesaggio e, insieme, del tessuto sociale.
Un’altra sezione storica, per la prima volta esposta in una istituzione pubblica italiana, è dedicata all’opera Caduta di Pressione, allestita nel 1974 presso la galleria milanese Diagramma e che prevedeva – tramite l’impiego di un manovuotometro, strumento di precisione utile a misurare pressioni relative, superiori o inferiori a quella atmosferica – il rilevamento del consumo di ossigeno in una stanza, in base alla presenza di ospiti differenti; ne uscì una sorta di mappatura del respiro e del fiato, del vuoto e dell’apnea, registrato al pari di un esperimento in schedari che custodiscono ancora i valori della pressione e i nomi degli avventori, fra cui colleghi come Agnetti, Fabro, Nigro, La Pietra, oltre a Gillo Dorfles, Urs Lüti, Tommaso Trini.
Il percorso presenta poi due grandi sculture gonfiabili in PVC, un Totano di 26 metri di lunghezza e Cono alto 12 metri, esempi della tensione dell’artista verso una scultura espansa e temporanea, capace di ridefinire il rapporto tra opera, spazio e pubblico. I materiali sintetici e le grandi dimensioni contribuiscono a plasmare forme celibi, non funzionali e puramente ludiche, che invadono gli ambienti, modificando la percezione dell’architettura, stimolano una reazione da parte del visitatore che, in passato, Mazzucchelli ha documentato ampiamente, in una sorta di analisi comportamentale del pubblico al cospetto dell’innesto estraneo e inatteso.
L’installazione site-specific in membrana di film plastico del ciclo Riappropriazioni – che negli anni Settanta l’artista ha distillato in luoghi come Parco Sempione o la Triennale di Milano – occupa integralmente, si propaga e inghiotte, una sala del museo, annullandone i confini e suggerendo nuove modalità di esperienza estetica, invitando il pubblico a entrare fisicamente nella bolla stessa, nella sua sospensione metafisica che avvolge, lambisce, aderisce a soffitti e pavimenti, come una placenta, un tessuto vitale e traspirante che impacchetta idealmente anche una scultura giovanile di Mazzucchelli, scolpita sotto la guida di Marino Marini negli anni trascorsi nelle aule dell’Accademia di Brera. Testimonianza del dialogo continuo fra l’artista e la dimensione collettiva del suo lavoro, l’opera si fa luogo di incontro, in un processo aperto che coinvolge lo spettatore nella possibilità di riappropriarsi simbolicamente dello spazio tramite l’arte che lo abita.
Monumentalità e leggerezza, sospensione e adesione, uso di materiali un tempo sperimentali come la plastica e riflessione critica attuale su questioni ecologiche: la mostra Franco Mazzucchelli. Blow Up (citazione deflagrante della celebre pellicola di Antonioni) affonda in queste dicotomie e racconta per capitoli la storia un artista che ha saputo ridefinire i linguaggi della scultura contemporanea, portando l’arte fuori dei musei e dentro la vita quotidiana, in una continua esplorazione delle relazioni tra estetica, società e partecipazione.
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