I trent'anni del Tg5, un pezzo di storia dell'Italia
Trent'anni di successi, innovazione, sfide professionali e ricerca continua per dare al Paese un telegiornale sempre più moderno.
(Prima Pagina News)
Giovedì 13 Gennaio 2022
Roma - 13 gen 2022 (Prima Pagina News)
Trent'anni di successi, innovazione, sfide professionali e ricerca continua per dare al Paese un telegiornale sempre più moderno.
E' un anniversario importante, quello che cade oggi, per Mediaset e per la storia Italiana: i trent'anni del Tg5, infatti, sono anni di storia raccontata da giornalisti che, oltre ad aver reso il Tg di Canale 5 uno tra i più seguiti, anche dagli osservatori stranieri, sono loro stessi la storia della televisione italiana.

Un trentennale di successi, innovazioni, sfide professionali e ricerca continua, per fornire agli spettatori un prodotto sempre più innovativo e moderno.

Un lungo percorso, fatto di racconti e commenti, con la certezza di aver raccontato serenamente trent'anni di storia italiana, e di un solido rapporto con il suo pubblico, sempre in aumento, fino ad avere una media di 4 milioni di telespettatori a serata e uno share, sul target commerciale, che supera il 20%.

"Un punto di riferimento assoluto dell’informazione italiana. Trent’anni di credibilità, modernità, innovazione conquistati grazie al lavoro di tutti i giornalisti del tg, del fondatore Enrico Mentana e alla bravura dei suoi successori Carlo Rossella e Clemente Mimun", è il commento di Silvio Berlusconi.

Dunque, un telegiornale di grande rilevanza nazionale e, allo stesso tempo, serio e professionalmente affidabile, soprattutto per gli osservatori stranieri che tutti i giorni analizzano la tv italiana.

Attualmente, il Tg5 è diretto da Clemente Mimun, che insieme con Enrico Mentana ha fondato questo avamposto dell'informazione targata Mediaset. "Guidare il Tg5 è un grande privilegio, ma anche una grossa responsabilità. Ho il dovere di continuare a fare un telegiornale completo, obiettivo, importante, che ottenga grandi ascolti. Ma abbiamo anche la volontà collettiva di rappresentare un telegiornale libero, agile, con un linguaggio moderno, in linea con quello che immaginammo 30 anni fa, quando rivoluzionammo l’informazione televisiva", ha ammesso Mimun, secondo cui il segreto del successo sta nell'impegno profuso da una redazione unita, che ha sempre potuto lavorare nel pieno della libertà, sostenuta da Mediaset e dal suo editore.

Tuttavia, la storia del Tg5 si fonde proprio con quella di Mimun. Nato a Roma il 9 agosto del 1953, Mimun, il cui nome completo è Clemente Jackie, è figlio di una donna italiana e di un libico, entrambi ebrei, conosciutisi a Tunisi, dove lei si era recata in vacanza, mentre lui vi si era rifugiato per scappare dalle persecuzioni antisemite.

Giornalista dal 1976, arriva in Rai nel 1983, dove lavora al Tg1, anche in qualità di conduttore di vari speciali e di molte puntate dello Speciale Tg1. Nel 1991 lascia la Rai per traslocare in Fininvest, dove l'anno dopo fonda il Tg5 con Mentana. Tornato in Rai, dal 1994 al 2002 ricopre il ruolo di Direttore del Tg2, poi, dal 2002 al 2006 è direttore sia del Tg1 sia di Rai Parlamento. Tornato a Mediaset, dal 3 luglio 2007 è di nuovo direttore del Tg5. Mimun, quindi, ha un record che lo rende numero uno in senso assoluto: è il primo giornalista italiano ad aver diretto quattro telegiornali.

"In questi 30 anni il Tg5 ha avuto solo tre direttori: Enrico Mentana, Carlo Rossella e io", ha ricordato. La forza e l'innovazione di Mediaset, però, potrebbe essere proprio questa, "la continuità è un elemento di grande forza rispetto ai Tg Rai che nello stesso periodo hanno cambiato direttore ogni 2-3 anni".

A quasi settant'anni, Mimun conserva ancora la sua verve e la smorfia da ragazzo impenitente. In un'intervista di ieri all'Adnkronos, Mimun ha detto di essere al lavoro dal 1971, "e possibile con più volontà e determinazione di 50 anni fa. Ho la consapevolezza e l’orgoglio del fatto che nessuno mi ha regalato nulla e che ho fatto una lunga e durissima gavetta. Mi sono divertito molto di più facendo il giornalista che non il direttore. Da direttore di Tg2, Tg1, Tg Parlamento e Tg5, in questi 27 anni ho realizzato circa 100 mila telegiornali, 2-3 mila speciali, un migliaio di edizioni straordinarie e il faccia a faccia tra Berlusconi e Prodi che con 16 milioni d’ascolto resta il programma politico più seguito della tv italiana".

Su quale sia il vero segreto di un giornalista del suo calibro, Mimun non ha "nessun dubbio. La mia linea editoriale resta quella che seguo fin dal 1994: “informare senza annoiare”, formula cara a Enzo Biagi, e “i fatti separati dalle opinioni”, scelta storica del leggendario direttore di Panorama, Lamberto Sechi".

Accanto a lui, nel 1992, alla guida del Tg5 c'era Enrico Mentana. "Io ci sono stato 13 anni alla guida di quel telegiornale. E quando tu fai nascere una cosa, trovi il nome, la sigla, i conduttori, i redattori, fai tutte le scelte, è ovvio che lo senti per un periodo come profondamente tuo. Poi, come succede a ogni genitore, nel frattempo la creatura ha una vita propria ed è bene distaccarsi", ha ricordato Mentana.

"Far nascere dal nulla, dalla posa della prima pietra, uno dei più grandi telegiornali nazionali è una cosa che ho avuto la fortuna assoluta di essere l’unico a poter fare in Italia, insieme a Lamberto Sposini, Emilio Carelli, Cristina Parodi, Clemente Mimun, Cesara Buonamici e altri, e l’ho fatto a 36 anni, quando oggi quasi si inizia a lavorare, è evidente che mi porterò sempre dietro questo", ha proseguito.

Mentana ammette che, da quel 13 gennaio del 1992, è cambiato tutto, "è cambiata la tecnologia, il mondo è tutto diverso. Per intenderci, il Tg5 nasce con Cossiga presidente della Repubblica, Andreotti presidente del Consiglio, non c’è ancora stata Tangentopoli, sono vivi ancora per qualche mese Falcone e Borsellino. È cambiata la storia e il mondo. Il nostro lavoro è la rappresentazione della realtà che cambia, e in 30 è cambiato tutto e sono cambiate anche le modalità di racconto. È impossibile tornare indietro. È bello che 30 anni dopo questa data abbia ancora un senso. Le cose spariscono nel mare magnum dell’informazione, ma questo non ce lo potrà mai togliere nessuno".

L'emozione della prima diretta la ricorda anche Piersilvio Berlusconi: "Ricordo benissimo l’emozione di quelle ore: il 13 gennaio 1992 nasceva il telegiornale di Canale 5, il primo tg che si confrontava con coraggio con il notiziario della prima rete di servizio pubblico. Ringrazio tutti i professionisti che in questi anni hanno contribuito a rendere il Tg5 un vero e proprio servizio per il pubblico e mando loro un calorosissimo abbraccio. Un abbraccio che da editori siamo orgogliosi di estendere agli italiani che con la loro presenza costante hanno permesso l’affermazione di un telegiornale unico e autorevole come il nostro Tg5", ha detto.

In prima squadra c'era anche Emilio Carelli, in qualità di vicedirettore e conduttore dell'edizione delle 13: "Eravamo tutti molto emozionati, molto carichi, mettevamo veramente tutta l’anima nel fare un telegiornale nuovo e diverso anche se non ci rendevamo conto, forse, del momento storico del giornalismo italiano che stavamo vivendo. Un momento che avrebbe poi cambiato il modo di fare l’informazione televisiva", ha ricordato l'ex parlamentare del M5S, passato a Coraggio Italia. "Avevamo le idee ben chiare, guidati da Enrico Mentana che, pur essendo giovane, aveva idee chiarissime: fare un Tg molto meno paludato del Tg1 dell’epoca che era un telegiornale che apriva sempre sulla politica, che metteva la cronaca agli ultimi posti. Noi sgombrammo il campo da tutti questi pregiudizi. Eravamo anche disposti ad aprire con un grande fatto di cronaca quando c’era", ha aggiunto.

In molti avevano pronosticato che la battaglia a colpi di audience tra il Tg1, primo telegiornale della Rai, e il Tg5, avrebbe decretato la sconfitta e la cancellazione di quest'ultimo, invece, dopo trent'anni, la geniale intuizione di Mediaset ha cambiato la televisione.

"La cosa bella era che molti prevedevamo che il fatto che ci scontrassimo con il Tg1 delle 20 fosse una sorta di fallimento. E invece fu da subito un grande successo. La gente percepì che usavamo un linguaggio nuovo, molte immagini, un criterio di scaletta totalmente diverso è fu un successo", ha detto ancora Carelli.

"Enrico Mentana fin da subito disse “niente gobbo”. Eravamo tutti invitati a raccontare le notizie con le nostre parole. E questo - ha precisato Carelli - era importante e la gente lo percepì. Fu una rivoluzione anche per tutta una serie di scoop che abbiamo fatto. Mi ricordo la prima intervista televisiva a Erich Priebke, oppure il racconto del rapimento del piccolo Farouk Kassam, una storia nella quale giocammo un ruolo di primissimo piano".

Qual è, quindi, il vero segreto del successo di un telegiornale di carattere nazionale come il Tg5? "Una delle motivazioni del successo - ha risposto Carelli - fu il grande gioco di strada che abbiamo realizzato con Lamberto Sposini, Clemente Mimun, Cesare Buonamici, Cristina Parodi. Eravamo uniti, eravamo una squadra, anche di amici, molto affiatata. C’era grande stima reciproca, grande disponibilità a sopportarci e quello fu un po’ il segreto della ricetta. Eravamo guidati da quello che considero il numero uno dell’informazione televisiva in Italia, Enrico Mentana, con il quale è rimasto da parte di tutti noi un grande rapporto di stima e amicizia".

Quindi, tanti auguri di buon compleanno al Tg5, al Direttore Clemente Mimun e alle sue redazioni, da quella storica a quella di oggi.

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