Libri d’estate, “Fadia” l’ultimo bellissimo romanzo di Santo Gioffrè

L'ultimo libro di Santo Gioffrè, il medico scrittore di Seminara, è un lungo viaggio tra il mistero della vita, l'incanto dell'amore e le tragedie del nostro tempo, una apoteosi dell’amore per la vita e del dolore che ogni esistenza si porta dietro, e che per la prima volta ci restituisce più che uno scrittore alla vecchia maniera un poeta moderno e di grande efficacia emozionale.

di Pino Nano
Venerdì 03 Giugno 2022
Reggio Calabria - 03 giu 2022 (Prima Pagina News)

L'ultimo libro di Santo Gioffrè, il medico scrittore di Seminara, è un lungo viaggio tra il mistero della vita, l'incanto dell'amore e le tragedie del nostro tempo, una apoteosi dell’amore per la vita e del dolore che ogni esistenza si porta dietro, e che per la prima volta ci restituisce più che uno scrittore alla vecchia maniera un poeta moderno e di grande efficacia emozionale.

"Ora, nel momento dell’abbandono, sento le cicale cantare tra gli alti alberi d’ulivo dove mi raccontavi che sta la sacra grotta. Sento i loro friniti e le vibrazioni delle loro ali e il loro canto che esprime la rinascita tra un ciclo naturale che si rinnova sempre, mentre io mi annullo. Come me, anche loro hanno vissuto una sola stagione, nell’estate più torrida. Loro si accoppiano e danno vita, morendo. Io, nemmeno quella sono riuscita a dare. Il loro ciclo vitale termina, ma il loro canto ha favorito la riproduzione e le generazioni successive. Io, Andrea, sono una cicala e, come essa, ho vissuto una sola stagione, quella del mio amore per te".

"Fadia", l’ultima fatica di Santo Gioffrè, ti strattona l'anima, ti affascina, ti incuriosisce, ti prende il cuore, un affresco di tenerezza e di sentimento, un tazebao di emozioni e di ricordi forti, legati ad una storia d’amore impossibile e fuori da ogni schema. In ogni pagina - forse anche per il privilegio di esserne amico da sempre - ne avverti la presenza, quasi a rassicurarti davanti all'abisso delle tragedie che improvvise compaiono agli occhi del lettore con forza quasi cinematografica. Ma in realtà potrebbe già essere non solo il titolo di un film di grande impatto mediatico, ma anche la sceneggiatura ideale di una storia tutta hollywoodiana.

Santo Gioffrè questa volta va oltre la sua capacità letteraria di sempre e racconta gli ultimi, indaga le miserie e le contraddizioni degli uomini; riflette sul tempo che scorre veloce, a volte nemico, altre volte inesorabile, pienamente consapevole delle scelte che avremmo voluto fare e che prepotenti ci lasciano negli occhi e nell'anima la malinconia del non vissuto.

Ma quanto pathos nelle nitide fotografie che il racconto restituisce della Siria martoriata?

Lo scrittore di Seminara è attentissimo a evitare lungo il terreno del racconto le facili mine della retorica, ma la danza tra l'incanto dell'amore e l'orrore della guerra dimenticata arriva comunque a noi con la forza struggente delle immagini che non avremmo voluto vedere e che, invece, sono lì, implacabili a interrogarci e a interrogare. "Fadia" mi ha catturato, Fadia è, nei "rimpianti" taciuti di ciascuno di noi. Forse Fadia è anche un pezzo importante della sua vita privata, ma questo è un dettaglio di cui lo scrittore non ama parlare. In copertina la foto bellissima di una donna siriana di cui probabilmente lo scrittore calabrese  conosce i segreti più reconditi della sua vita.

-Dottore, ho appena finito di leggere il suo, l'ho letto d'un fiato, e lo trovo bellissimo. Tra l'altro, il primo capitolo è un racconto che aveva già vinto il prestigiosissimo Premio Cronin. Posso dire che è un libro diverso, particolare, che si discosta molto dal genere di romanzo storico, che lo ha già reso famoso in tutt'Italia?

Mettiamola così, il romanzo Fadia è il desiderio di un cuore che vuol sciogliersi nei ricordi, alla ricerca un mondo che, ormai, non c'è più e che porta struggenti dolori con sé.

-Lei inizia il romanzo, con il protagonista in viaggio verso la morte...

Ho voluto raccontare l’improvviso andare travagliato di una vita al capolinea, ma non   ancora spenta e che lotta, tenacemente per resistere.

-Quanto c'è di autobiografico nel romanzo?

Io sono testimone di un mondo che viveva dentro le idealità e le critiche storture che hanno condizionato la vita di ognuno di noi nella seconda metà del XX secolo e nel primo decennio del XXI secolo. Ho voluto raccontare quel mondo perché nessuno potesse pensare che ciò che ora siamo sia dovuto al naturale svolgersi del tempo. Infatti, anche, l'ascesa di Andrea Bisi, ha dovuto fare i conti con quel mondo.

-Ho trovato forte la descrizione della Siria, prima della guerra. Le Città, i Monumenti, le bellezze archeologiche, i luoghi del primo Cristianesimo. Poi, nella seconda parte, le distruzioni causate dalla guerra e dal terrorismo...

Vede, la Siria è stato il più bel luogo che io abbia visitato. Lì, si veniva catapultati in un mondo antico dove il profumo emanato dalle pietre, portava ogni problematico viaggiatore a ritrovare il suo perduto Spirito. Penso a Maalula, dove il primo cristianesimo pulsava, ancora persino nella lingua parlata. La guerra ha distrutto anche il senso dell'esistenza.

-E’ vero che in quella guerra, lei ha perso due cari amici?

È difficile, per me, parlare di Paolo, Boulos Yazigi, Arcivescovo Ortodosso di Aleppo, e di Kaled Al Asaad, il famosissimo Archeologo di Palmira. Tutti e due, assassinati dai terroristi dell'Isis. Mi furono, non solo amici, ma Padri Spirituali e la cui presenza aleggia, ancora in me.

-Passiamo a Fadia, già il nome affascina molto. Ma chi è, veramente, Fadia?

Fadia è una bellissima monaca che io ho conosciuto personalmente, che ha vissuto la tragedia della guerra così come io la racconto e anche, la sua bellissima storia d'amore.

Fadia e Santo Gioffrè, un tourbillon di emozioni e di sentimenti, uno stile narrativo avvolgente e freschissimo, un misto di storia, di sociologia, di teologia, di umanesimo, un linguaggio moderno che, in alcuni punti, raggiunge un alto livello poetico. Sentite questo passaggio che è davvero sublime e in cui Fadia racconta sé stessa e il suo amore passato: Un giorno tu tornerai da me, quando sarai vuoto, come vuota sarà la terra che t’impedirà di calpestare i fiori d’autunno e staremo assieme per l’eternità. Quando verrai, allora, nei cespugli di rose che hanno smesso di fiorire, troverai la mia anima addormentata, consumata dall’attesa. Perché mi hai cercata, Andrea?  Io vivevo nei ricordi e ti aspettavo nell’amore del Cristo, per l’eternità. Prendo su di me i tuoi patemi, che vengono da molto lontano. La mia anima è al tuo servizio per farti incamminare sulla via della salvezza. Anche se ti sarò per sempre lontana, ti accenderò ogni giorno la luce che ti renderà costantemente unito all’anima mia”.

-Mi viene spontaneo pensare alla storia d'amore, tragica ed elegiaca, tra il Pergolesi ed Anna Maria Spinelli, alla magnifica musica dello Stabat Mater, che è il leitmotiv di tutta l'opera…

Vede, questa volta, forse inconsciamente, sono tornato al mio Autore preferito, il più grande narratore del '900: Ernest Hemingway. Le sue atmosfere, i suoi dialoghi, la capacità di cogliere le psicologia dei personaggi, mi sono stati da esempio nella stesura del romanzo. La Storia d'amore tra il Pergolesi e la Principessa Spinelli è da sempre nel mio cuore.

-Francamente mi viene in mente la bellissima metafora della cicala che, seppur tragica, lascia dentro una profonda sensazione di bellezza. Come le è venuto in mente?

Le cicale sono state sempre presenti nelle soffocanti estati della mia infanzia, trascorse in mezzo a foreste di uliveti e piante di fico. Erano portatrici di canti che squarciavano il silenzio e dicevano di tragedie o di dolci storie d'amore.

-Ma è bellissima anche la descrizione della grotta di Andrea Bisi…

La grotta, contenitrice di segni mistici ed affascinanti, dove il protagonista trovò il ventre materno che gli era stato, da sempre, negato. E’ il cordone ombelicale che lega l'uomo al suo destino. Fadia è la perdita dell'infinito.

Fadia, dunque, Un libro che si legge tutto di un fiato, e che farà molto parlare di sé nei mesi che verranno.


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