Ucraina, noi siamo fianco di Zelensky, con il pensiero, il cuore e la ragione

L’analisi della guerra in Ucraina fatta da uno storico inviato speciale della Rai, il giornalista Gregorio Corigliano.

di Gregorio Corigliano
Mercoledì 16 Marzo 2022
Roma - 16 mar 2022 (Prima Pagina News)

L’analisi della guerra in Ucraina fatta da uno storico inviato speciale della Rai, il giornalista Gregorio Corigliano.

“E’ pazzo, è pazzo”. Gli editorialisti di politica estera, gli inviati a Kiev e dintorni, ma anche la gente comune si ostina a dire che Putin non può che essere fuori di testa. Perch é si sarebbe dovuto imbarcare, e non da solo, in una guerra (guai a dirlo in Russia) che, se non finirà presto, non potrà che coinvolgere il resto del mondo? Se pazzo non è, significa che si è lasciato prendere dal delirio di onnipotenza.

Stanco di non essere più l”altra” potenza mondiale, dopo la dissoluzione dell’URSS, ha aspettato, e pure troppo, per il carattere dimostrato per muoversi – e che movimento- per tentare di divenirlo e risedersi finalmente sulla seconda poltrona più ambita.

C’è sempre, tra la spinte ideali una goccia che fa traboccare il vaso. E, nel caso di Putin, il riaffermato diritto dell’Ucraina ad uscire dall’orbita sovietica da almeno otto anni. Una decisione, questa, che ha “fatto andare di testa, l’ultimo zar che, senza soffermarsi a riflettere a lungo o, come dicevano i nostri saggi antichi, a contare fino a dieci, o a cento, a seconda dei casi. E parte.

Lancia in resta, corre all’impazzata a sparare, non ad accarezzare o cercare di convincere con le buone gli ucraini, senza avvertire nessuno, men che meno l’Occidente e addirittura gli stessi soldatini russi che si sono visti a diciotto anni scaraventare sul terreno con un kalashnikov in mano, con l’obbligo di sparare contro chiunque fosse a tiro o ostacolasse il loro cammino. Per non parlare di missili, aerei o droni.

E se fosse pazzo anche Zelenski? Perché c’è chi ha questo dubbio! Chi glielo ha fatto fare all’ex attore, plebiscitariamente votato ed eletto col 73 per cento dei voti, a resistere contro il pazzo numero uno? Non avrebbe potuto far due conti e capire che sarebbe stato “perdente” perché privo degli armamenti e armamentari russi? E se il primo ha affrontato quella che vuole si chiami missione speciale e non guerra, con buona parte dei suoi sudditi contrari, o quanto meno non favorevoli o equidistanti, il secondo, invece, a contrariis, si è visto, qualche volta incitato a difendere il territorio ucraino dai padri e dai ragazzi della sua terra.

Quanti non sono stati coloro, gente di buona volontà e di coraggio, che hanno accompagnato mogli, figli, bambini alle stazioni, sui pullman ed hanno dato loro un bacio ed un “a presto rivederci” perchè  “io devo combattere per il mio popolo, per il vostro futuro, per noi. Rimango qui. E se Putin ha dovuto insistere per convincere – ma non l’ha neanche fatto- i suoi ragazzi ad armarsi e partire, Zelenski non ha dovuto insistere più di tanto per spingere i propri fratelli alla resistenza contro l’nvasore. Gente di un’altra pasta, o di un’altra eduzione o di un’altra sensibilità o di altro e alto senso del dovere. E’ evidente.

Gli incontri bilaterali, fino a questo momento, sono serviti a poco, anzi a nulla. Lo vediamo in tutti i telegiornali del mondo che inchiodano italiani e gli Ukraini d’Italia, che non sono pochi, davanti ai televisori o con le cuffie delle radioline alla orecchie mentre fanno il loro mestiere, che, in Italia fanno solo loro.

Le badanti che conosco io sono impegnate in continue video chiamate. “Devo sapere di mia “filia” e miei nipotini. Una figlia tre nipotini, un genero, un figlio, dice Mariya, che con Natalia, che figlio nuora e niptina ce l’ha con lei, in Calabria. L’altra, Aleksandra, fa i mestieri a lei affidati con la radiolina accesa, la chiami, infatti e non risponde. Ecco perché il servizio pubblico radiotelevisivo che, lavorando 34 anni con le più grandi soddisfazioni della mia vita, non può perdere più di un giorno di tempo a farci riascoltare e rivedere le corrispondenze ed i reportage di Marc Innaro, Sergio Paini, Alessandro Cassieri, Stefania Battistini, il figlio dell’indimenticabile Peppino Giacovazzo. Bravissimi tutti, ventiquattro ore su 24 al servizio della verità, senza polemiche.

Adesso è rimasta solo la Farnè, coraggiosa giovane collega. Non possiamo solamente sapere le notizie, attraverso Pervy Canal. Nessuno ha potuto impedire a Maria Ovsianikova  di entrare nello studio del telegiornale russo con un cartello che gridava il suo “No alla guerra”! Certo Maria è scomparsa, mentre gli Alexey, in Calabria, sono cresciuti. Non sono solo. Ci sono le Raisse e le Svetlane insieme a me, per essere a fianco di Zelensky, con il pensiero, il cuore e la ragione.


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