La vittoria di Roberto Occhiuto e la maturità dell’elettorato calabrese

La vittoria di Roberto Occhiuto e del centrocestra in Calabria sono il riconoscimento del “buon governo”, in Regione come in Italia.

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Lunedì 06 Ottobre 2025
Roma - 06 ott 2025 (Prima Pagina News)

La vittoria di Roberto Occhiuto e del centrocestra in Calabria sono il riconoscimento del “buon governo”, in Regione come in Italia.

di Marilina Intrieri

Il voto (il cui spoglio è ancora in corso) che gia consegnato a Roberto Occhiuto un secondo mandato alla guida della Regione Calabria che va oltre la semplice riconferma politica: segna un passaggio culturale nell’elettorato. Dopo quattro anni di governo giudicati complessivamente positivi, con risultati tangibili in settori chiave, i cittadini hanno rinnovato la fiducia al presidente nonostante la vicenda giudiziaria che lo aveva portato alle dimissioni in piena campagna elettorale.

Il dato politico è chiaro: gli elettori hanno interpretato quell’inchiesta non come un verdetto ma come un atto di accusa ancora tutto da verificare. La Costituzione assegna ai pubblici ministeri il ruolo di parte processuale, non di giudici. E se la giustizia deve seguire i suoi tempi, i cittadini hanno rivendicato con il voto il diritto a decidere da chi vogliono essere governati, almeno fino a una sentenza definitiva.

In Calabria la memoria delle tante inchieste finite con assoluzioni piene ha alimentato un atteggiamento di prudenza: l’amplificazione mediatica di un’indagine non basta più a determinare le sorti politiche. È il voto che decide, non l’avviso di garanzia.

La vittoria di Occhiuto e del cd testimonia dunque una duplice evoluzione: da un lato il riconoscimento del “buon governo” svolto negli ultimi quattro anni, dall’altro la maturazione democratica di un corpo elettorale che non accetta più che la politica venga condizionata  o addirittura alterata da interventi giudiziari alla vigilia di elezioni cruciali.

Non è un’assoluzione preventiva, ma un atto di fiducia e di responsabilità. Saranno i tribunali a pronunciarsi sul piano penale. Nel frattempo, la democrazia ha parlato, riaffermando un principio cardine: la giustizia segue il suo corso, ma è il popolo sovrano a scrivere il calendario della politica.

E proprio in questa riaffermazione del popolo sovrano risiede il valore più profondo di questa tornata elettorale: la consapevolezza che, in una Repubblica parlamentare e democratica, nessuna procura e nessun processo mediatico possono sostituirsi alla volontà espressa nelle urne.


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