Samuele Romano: la Fotografia che coglie l’attimo fuggente

Samuele Romano, Foggia, 50 anni, un fratello, appassionato di Fotografia fin da tenera età, ha avuto modo di conoscere luoghi evocativi e meravigliosi così come Artisti con la A maiuscola, come recentemente è accaduto con il Maestro Ezio Bosso proprio poche ore prima che annunciasse la sua ormai quasi definitiva impossibilità di suonare il pianoforte a causa delle gravi patologie delle quali soffre.

(Prima Pagina News)
Domenica 22 Settembre 2019
Foggia - 22 set 2019 (Prima Pagina News)

Samuele Romano, Foggia, 50 anni, un fratello, appassionato di Fotografia fin da tenera età, ha avuto modo di conoscere luoghi evocativi e meravigliosi così come Artisti con la A maiuscola, come recentemente è accaduto con il Maestro Ezio Bosso proprio poche ore prima che annunciasse la sua ormai quasi definitiva impossibilità di suonare il pianoforte a causa delle gravi patologie delle quali soffre.

Samuele Romano, Foggia, 50 anni, un fratello, appassionato di Fotografia fin da tenera età, ha avuto modo di conoscere luoghi evocativi e meravigliosi così come Artisti con la A maiuscola, come recentemente è accaduto con il Maestro Ezio Bosso proprio poche ore prima che annunciasse la sua ormai quasi definitiva impossibilità di suonare il pianoforte a causa delle gravi patologie delle quali soffre. Ma si tratta solo di un esempio tra i tanti. Nella Fotografia naturalistica, Samuele Romano coglie uno spirito calmo, sereno, profondo, fatto di attesa e di luci soffuse. Nella Fotografia in ambito musicale ed artistico più in generale, Samuele Romano riesce a cogliere sempre l’aspetto più intimo ed umano nel singolo gesto dell’azione creativa. Abbiamo occasione di incontrarlo ed intervistarlo, in modo da cogliere il dato più essenziale della sua esperienza personale.

Da lungo tempo frequenti il linguaggio della Fotografia e ne hai vissuto i vari cambiamenti che son finora intercorsi. Ad esempio, quanto la Tecnologia e l'avanzamento della Tecnica costruttiva ha aggiunto e quanto ha tolto al mondo della Fotografia per come essa oggi appare?

Questa domanda troverà eco anche nelle risposte successive. La tecnologia ha migliorato il modo di fotografare e la qualità delle fotografie che sono molto più dettagliate. L’analogico resta nel mio cuore, così come il vinile ha un posto particolare rispetto alla digitalizzazione dei suoni e delle immagini odierne. La comodità delle immagini digitalizzate comporta l’induzione a fotografare molto di più, a cancellare le fotografie che non ci piacciono, ma ha diminuito il ruolo e la rilevanza della stampa. È più comodo e meno dispendioso conservare i files su appositi hard disc esterni -utilizzati come archivio- ed osservare le immagini sul computer ma il supporto cartaceo resta insuperato e dona una maggiore sensorialità alle immagini toccandole con le mani ed anche lasciando quell’odore caratteristico che la carta infonde nei ricordi dei nostri momenti vissuti.

Pensando soprattutto ai giovani, prima ancora a chi si avvicina al mondo della Fotografia al di là del fattore anagrafico, cosa ritieni di poter loro consigliare in termini di costruzione della propria carriera o della potenziale professionalità in questo campo?

Non sono abituato a dare consigli, perché reputo che ognuno di noi ha un proprio percorso personale positivo o negativo che sia. Riguardo la fotografia c’è stato un cambiamento, e lo si è cominciato ad avvertire nei primi anni 2000. Ogni cambiamento comporta sempre dei periodi di crisi. In realtà non so dove la fotografia arriverà, sto ancora osservando questa trasformazione dove la figura del fotografo come elemento di documentazione e di storicizzazione degli eventi non ha più quella valenza di un tempo. È aumentata l’immagine, basta notare la quantità di immagini che si producono sia con apparecchi quali i cellullari, sia la digitalizzazione delle fotocamere fotografando di tutto, ogni momento. Il cartaceo è diventato un optional per pochi che non definisco “nostalgici”, anzi essi continuano a credere istintivamente nella stampa come supporto per la conservazione dei ricordi da lasciare ai posteri ed è importantissimo -in un periodo come questo- dove i social sembrano essere il nuovo modo di guardare e conservare le fotografie.

Puoi raccontarci come è nata, quando e come si è sviluppata la tua passione per la Fotografia?

La fotografia non l’amavo né la consideravo in particolar modo ma ricordo che fin da ragazzo osservavo tutto quel che mi incuriosiva, guardando ogni tipo di angolazione che mi permetteva di vedere un oggetto, le città, i paesaggi, gli svariati aspetti della natura. Un giorno, con una macchina fotografica scadente, scattai una fotografia ad una finestra dove per metà era chiusa dalla persiana, e l’altra metà aperta, permettendo di vedere il mare e il cielo: fui spinto dall’insistenza di una mia amica a partecipare ad un concorso fotografico a Firenze dove su 800 partecipanti, arrivai secondo. Da quell’istante capii che la fotografia non l’avevo mai detestata ma -in verità- era dentro di me, in attesa che mi rendessi conto che avevo qualcosa da dire ed esprimere. Ascoltando i pareri delle persone più comuni che osservano i miei scatti fotografici, mi sono reso conto che trasmettono innanzitutto pace e serenità ed ogni fotografia -in realtà- ha un messaggio personale che trasmette a chi le guarda.

Paesaggistica ed il Mondo della Musica on stage sembrano essere i tratti dominanti del tuo modo di fotografare. Secondo quali percorsi sei giunto a "costruire" questa tua specifica modalità espressiva?

Natura e musica, queste due passioni furono il mio primo vero studio che feci. Fin da bambino ero - ed ancora oggi lo sono - un appassionato di musica, complice mia madre che involontariamente mi faceva ascoltare i vinili da Frank Sinatra a Ella Fitzgerald includendo anche percorsi verso la musica classica. Da ragazzo, grazie alla curiosità e alla passione per l’arte in tutte le sue forme, cominciai ad esplorare il mondo musicale allargando gli orizzonti e come primo aspetto -mentre ascoltavo musica- osservavo le copertine dei vinili (etichette quali la ECM Records, la Verve Records, impulse! Records, etc. sono state importanti per la mia crescita) allenandomi così ad unire immagine e musica. Il mio animo tradizionale parallelamente si muoveva verso la natura: le grandi nuvole, la pioggia che cadeva sui vetri delle finestre, il tramonto, i fulmini ma gli alberi, il mare e i paesaggi sono stati i tre elementi basilari per quella passione che di lì a poco sarebbe scoppiata dentro di me. Successivamente le tradizioni rurali e contadine che erano marcate nel mio DNA furono quelle tematiche che mi hanno permesso di passare intere giornate in mezzo alla campagna, ai ruderi e le pietre antiche, alle masserie in ogni stagione, osservando gli usi e i costumi, sentendo i profumi e i silenzi della natura ed imparando attraverso la mutazione della luce. Logicamente la musica la portavo dentro di me ed oltre a scrivere tutt’ora recensioni musicali, mi ha avvicinato inaspettatamente a quel mondo musicale nella sua interezza. Il mio primo incontro fu il musicista Richard Galliano nel teatro della mia città dove si esibì con un concerto intenso. Da quel momento ho fotografato molti artisti, tra l’altro miei beniamini, che mai avrei immagino un giorno di incontrare e che avevo solo visti sui vinili: Jaques Morelenbaum, Ron Carter, Steve Gadd, Chick Corea, Nicola Piovani, Stefano Bollani, Carla Bley, Suzanne Vega, Stanley Clarke, Christian McBride, John Scofield, The Manatthan Transfers, etc.

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