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Presentato a Roma il libro per la Rubettino Editore.
Presentato a Roma il libro per la Rubettino Editore.
Era figlio di emigrati italiani, Rocco Petrone, l’italiano della missione Apollo 11 di cui il 20 luglio ricorreva il 50° anniversario. A ricordare questa singolare figura di scienziato, l’uomo chiave di quella missione spaziale, è il giornalista Renato Cantore nel suo ultimo libro “Dalla terra alla luna. Rocco Petrone, l’italiano dell’Apollo 11”.
La prefazione di questo nuovo saggio dell’ex Vicedirettore della TGR RAI è di Tito Stagno, scelta assolutamente obbligata e scontata per chi oggi si cimenta con i temi della conquista dello spazio.
Il libro, stampato dalla Rubbettino Editore è stato presentato per la prima volta ieri sera a Roma, in collaborazione con l’Associazione dei Lucani di Roma, nella prestigiosa Sala Italia dell’UNAR di Via Aldovrandi, e da dove in tutti questi anni sono passati i più grandi intellettuali del nostro tempo e del nostro Paese. Rocco Petrone- spiega Renato Cantore al suo pubblico- incarna pienamente il senso dell’American dream.
Figlio di emigranti italiani, originari di Sasso di Castalda, in provincia di Potenza, rimasto orfano a soli sei mesi, fu costretto a lavorare per pagarsi gli studi. Ammesso all’accademia di West Point in tempo di guerra grazie alla sua intelligenza e alle sue grandi capacità nonostante il nome italiano, sarebbe stato chiamato a guidare il piccolo esercito di migliaia di ingegneri e tecnici che a Cape Canaveral resero possibile la realizzazione del sogno del presidente Kennedy: mandare l’uomo sulla luna entro la fine degli anni ’60 e battere i sovietici nella corsa alla conquista dello spazio.
Il racconto che Renato Cantore propone a chi lo segue è davvero pieno di mille dettagli personali e privati, e alla domanda su chi era in realtà Rocco Petrone risponde in questo modo: “Un uomo di un fisico imponente, da giocatore di football, un metro e novanta di altezza per quasi un quintale di peso, due occhi sottili e severi su una faccia squadrata con gli zigomi sporgenti, le labbra taglienti e il naso leggermente aguzzo, era conosciuto come uomo severo e riservato, disponibile ma rigoroso e inflessibile.
Guidava un esercito di quasi ventimila persone, tra dipendenti diretti della Nasa e funzionari dei contractors, le ditte appaltatrici”. Sorride Renato Cantore ma aggiunge: “Rocco Petrone era tutti era “la tigre”, un capo che chiedeva sempre la massima efficienza e la risposta efficace per ogni problema.
Proibito sbagliare o, peggio, divagare. Famose le sue passeggiate per la sala controllo quaranta minuti prima del lancio per controllare che la concentrazione di tutti fosse al massimo anche dopo ore di lavoro, mitiche le sue sfuriate e altrettanto mitiche la sua eccezionale memoria fotografica e la sua capacità di lavoro. Proverbiali le sue check-list, i controlli che tutti erano tenuti a eseguire con estrema attenzione nei lunghi mesi di preparazione dei lanci: solo quella sul modulo lunare comprendeva ben 30 mila operazioni.
Nei periodi più intensi, raccontavano i suoi collaboratori, convocava riunioni anche alle due. E intendeva le due del mattino”.
Non solo questo. Da grande inviato quale Renato Cantore è sempre stato, con un linguaggio modernissimo e che oggi i giovani della mia età definirebbero “smart”, Cantore sottolinea anche che Rocco Petrone sapeva essere anche un collega disponibile con tutti, un padre attento e affettuoso, un sognatore dalla vasta cultura e dai forti sentimenti.
“La sua vera passione erano gli studi storici.
Una volta interruppe il conto alla rovescia di un lancio importante per salvare una coppia di aironi che avevano fatto il nido troppo vicino alla rampa. È stato l’uomo del “go” alla missione. C’era lui al centro della sala controllo dove erano al lavoro quasi 500 persone, lui aveva la parola decisiva su ogni fase del lancio.
E fu lui che seppe mantenere la calma anche alle 5 del mattino del 16 luglio 1969, poco più di quattro ore prima della partenza dell’Apollo 11, quando i monitor di controllo segnalarono una pericolosa perdita di idrogeno liquido sul secondo stadio del razzo”. Un racconto avvolgente, ricco di aneddoti e di riferimenti inediti, e che nessuno meglio di un giornalista navigato come Cantore, che la TV l’ha fatta davvero e in prima persona per oltre 35 anni della sua vita in Rai, sa trasformare in un soggetto televisivo.
Cosa sarebbe stata la Missione Apollo 11 senza questo figlio della Lucania? Cantore non ha dubbi: “Senza il suo intervento decisivo- sottolinea più volte lo scrittore lucano- la missione sarebbe stata probabilmente annullata, con quali conseguenze per il prestigio degli Stati Uniti è facile immaginare. Il sogno americano di milioni di migranti nel caso di Petrone si è realizzato nel modo più clamoroso”.
Il libro di Renato Cantore, va detto, ricostruisce questa straordinaria figura, dalla nascita nella cittadina di Amsterdam, New York a quel fatidico 20 luglio del 1969, e a questo libro è stato ispirato il documentario “Luna Italiana” prodotto da Istituto Luce-Cinecittà per History Channel (già andato in onda sul canale 407 di Sky il 18 luglio scorso).
Il libro, lo ricordiamo, era già stato presentato il 16 luglio scorso a Sasso di Castalda, paese di origine della famiglia Petrone, e il 17 luglio anche a Matera, nell’ambito della settimana dedicata all’allunaggio nel programma di eventi di “Matera 2019 capitale europea della cultura”.
Ieri sera a Roma, nella storica “Sala Italia dell’Unar”, accanto al giornalista e scrittore Renato Cantore, c’erano con lui anche il Presidente dell’Associazione Lucani di Roma Filippo Martino, il Responsabile delle Relazioni Esterne dell’Asi Francesco Rea, il regista del Documentario “Luna Italiana” (Istituto Luce e Cinecittà 2019) Marco Spagnoli, e il Direttore di “We The Italians” Umberto Mucci.
Una grande festa tutta romana, dunque, con in sala tantissima gente curiosa di capire “dove andremo nei prossimi anni nello spazio?” e soprattutto desiderosi di capire se la Luna e Marte rimarranno ancora per molto al centro della curiosità e dell’attenzione degli scienziati di tutto il mondo.