Processo Cucchi: per la Corte d'Assise di Roma fu omicidio preterintenzionale. 12 anni a due carabinieri

Condanna di 12 anni per omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro nel processo d'appello ter per la morte di Stefano CUCCHI.

(Prima Pagina News)
Giovedì 14 Novembre 2019
Roma - 14 nov 2019 (Prima Pagina News)

Condanna di 12 anni per omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro nel processo d'appello ter per la morte di Stefano CUCCHI.

 Nel tardo pomeriggio è arrivata la sentenza di primo grado della prima Corte d'Assise di Roma, che ha deciso le sorti di cinque componenti dell'Arma, tre dei quali imputati per l'omicidio preterintenzionale del giovane geometra romano, arrestato e tenuto in custodia cautelare dal 15 ottobre del 2009 con l'accusa di spaccio, e poi deceduto il 22 ottobre seguente all'Ospedale Pertini di Roma, in grave stato di denutrizione e con evidenti segni di traumi contusivi.

Per Di Bernardo e D'Alessandro il pm Giovanni Musarò aveva chiesto 18 anni. Francesco Tedesco, il carabiniere teste e imputato, il primo a parlare delle percosse subite da CUCCHI e unico dei chiamati in giudizio presente in aula, è stato assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale ma condannato a due anni e sei mesi per falso (un anno in meno della richiesta dell'accusa).

Tre anni e otto mesi per falso (la richiesta del pm era di otto anni) al maresciallo Roberto Mandolini, l'ex comandante della stazione Appia dove CUCCHI era stato condotto a seguito dell'arresto. Assolti dal reato di calunnia, riqualificata in falsa testimonianza, gli stessi Tedesco e Mandolini, oltre al quinto carabiniere Vincenzo Nicolardi, così come già proposto dal pubblico ministero.

Per quanto riguarda le posizioni dei cinque medici del Pertini che si occuparono a vario titolo di CUCCHI durante il suo ricovero, tutti a giudizio per omicidio colposo, sono arrivate quattro assoluzioni per prescrizione ad Aldo Fierro, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo e una per non aver commesso il fatto a Stefania Corbi.

 


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