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Le Regioni sono inutili, non producono risultati, l'unica soluzione è abolirle
Le Regioni sono inutili, non producono risultati, l'unica soluzione è abolirle
di Gregorio Corigliano
Sempre più spesso, social e soprattutto i grandi quotidiani, rilanciano il ruolo e la funzione delle Regioni. A distanza di quasi cinquant’anni dalla loro istituzione, per rispondere- con notevolissimo ritardo, ad un dettato costituzionale, si sta constatando che l’ente local-legislativo più importante – la Regione, appunto- ha fallito, o quanto meno non si è dimostrata all’altezza de compiti per i quali era stata istituita.
In questi giorni, è stata la Fondazione Magna Charta a rilanciare la proposta, assolutamente rivoluzionaria, di mettere fine all’esperienza delle Regioni. Ed a cogliere al balzo, la proposta che sembrava essersi sopita, è stato il vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito.
Prendendo al balzo la “fine legale” del Banco di Napoli, vista come simbolo eloquente della Questione meridionale, della quale non si parla più, a nessun livello. Nato anche per integrare il Mezzogiorno, nel 1861, per inserire il Sud nella nascente nazione italiana, ha fatto un brutta fine, al di là delle responsabilità, che pure sono diffuse.
Se, tra gli altri,l’istituto di credito era nato per tentare di colmare il divario Nord- Sud, sul quale fiumi di inchiostro sono stati scritti, a partire dai grandi meridionalisti come Rossi Doria, Saraceno, Parrillo, e, perché no, Guarasci – solo per indicarne alcuni, il rapporto tra il Mezzogiorno e le Regioni di “lassù, lontane da noi- è peggiorato.
Se all’Italia vengono assestati colpi economico finanziari durissimi, al Sud i colpi di sentono al doppio, per la debolezza del tessuto sociale e politico. C’entra, anche dalle nostre parti, lo spread. Addirittura? Si, proprio così. E’ semplice, a ben riflettere, che è proprio sul Sud si scaricano le conseguenze dello spread. A partire dal credit crunch – la stretta del credito- E se questo accade, come sta accadendo, la crescita, di per sé lenta, in questa situazione, inaugurata dal governo giallo-verde, è paralizzata.
A questo si aggiunge, al di là di una semplice toccata e fuga, del premier Conte, l’abbandono delle regioni meridionali nell’agenda politica del Paese. Paradossalmente, si stava meglio quando si stava peggio. Quando c’era la cassa per il Mezzogiorno, per intenderci. Ed ora? E’ dal 1970 che il Sud non ha fatto passi avanti. Se agli inizi si annettevano grandi speranze allo Stato “a portata di mano, non bisogna andare a Roma, ma a Catanzaro”, man mano che passavano gli anni, si è capito che la classe dirigente non era all’altezza dei compiti.
Se la prima legislatura, con Guarasci, Perugini, Ferrara, Ligato, Nicolò, Dominjianni aveva la possibilità e la capacità di autodeterminarsi, a partire dalla seconda e via via le altre legislature abbiamo visto il trionfo delle terze e quarte file. Ed il Consiglio regionale ha perso la tensione e le speranze che la Regione aveva suscitato. Da qui, come ribadisce Antonio Polito, da grande giornalista meridionalista, le Regioni sono state un fallimento. Ognuno si sentiva e si sente un grande leader. Pochissime le eccezioni, anche adesso, per la verità.
L’editorialista del Corriere parla di ceti politici inetti e famelici. E’ sbagliato? No, anche la Calabria ne è stata un esempio. E con essa, la Basilicata, la Campania, solo per fare qualche esempio. La spesa era pubblica solo per modo di dire: non ci sono stati cambiamenti significativi, non c’è stato cambiamento in paesi,periferia, città, da nessun punto di vista, almeno rispetto alle attese.
Anche questo ha portato alla nascita della Lega Nord ed al “Forza Vesuvio e Forza Etna”. “ I nostri soldi del Nord non possono, anzi non devono, andare al Sud: se li mangiano! Un alibi, certo. Ma un alibi che sta vedendo il trionfo della Lega ogni giorno che passa. Ed i fondi europei hanno portato risultati? Chi li ha visti alzi la mano.
Da qui la richiesta, un tempo della Fondazione Agnelli, poi di singoli economisti,a seguire esponenti politici del Nord di abolire le Regioni. Adesso la Fondazione Magna Charta. La soluzione? Non è definita. Si parla di una Macroregione del Sud per far fronte a quella che di fatto, al Nord, già esiste:la comunione di intenti tra Veneto, Lombardia, Emilia.
Una vera macroregione che “ si mangia” il Sud.
Ecco che, a seconda degli studiosi di istituzioni pubbliche, occorrerebbe rilanciare le Province, oggi, per colpa di Del Rio, ridotte al lumicino. Inutili e dannose. Senza la Regione, la Provincia potrebbe avere un ruolo non secondario, come avviene oggi.
Un ente inutile e dispendioso, ma senza ruolo e, quel che più conta, risultati per noi cittadini. Forse, solo così, si ridurranno burocrazia e clientele, a tutti i livelli, sanità in testa. E solo questo governo, che pur in mezzo ad annunci vari, potrebbe riuscire in questo intento.
Ce la faranno Salvini e Di Maio? In attesa che il Pd si svegli dal letargo e dia, come è giusto ed atteso, un segno di vita, per risalire il 16,8 a cui Pagnoncelli lo dà!