Fmi: stime sul Pil globale in rialzo al 3%

Per l'Italia, Pil in rialzo a +0,5%.

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Martedì 29 Luglio 2025
Roma - 29 lug 2025 (Prima Pagina News)

Per l'Italia, Pil in rialzo a +0,5%.

Il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo le stime di crescita globali: rispetto ad aprile, il Pil di quest'anno viene rivisto in aumento al 3% (+0,2 punti percentuali) e nel 2026 al 3,1% (+0,1 punti), grazie alla corsa agli scambi commerciali per anticipare i dazi e per le tariffe più basse di quanto era stato annunciato ad aprile.

Il quadro, però, è ancora molto incerto, e i rischi restano orientati al ribasso, perché lo scenario delle previsioni è basato sul "precario equilibrio" delle politiche commerciali, che sono ancora in fase negoziale.

"La resilienza dell'economia globale è positiva, ma anche fragile. Sebbene lo shock commerciale possa rivelarsi meno grave di quanto inizialmente temuto, resta comunque significativo e si moltiplicano le evidenze del suo impatto negativo sull'economia globale", ha detto il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas, spiegando che la crescita, comunque, è stata rivista al ribasso su base annuale, e intorno al 3% "resta deludente, al di sotto della media pre-Covid", con il commercio previsto in "calo persistente", nonostante l'anticipazione della domanda, dal 57% nel 2024 al 53% nel 2030.

Per l'Italia, il Fondo prevede un rialzo del Pil al +0,5%, lo 0,1% in più rispetto alle previsioni di aprile, mentre per il 2026 la crescita resta al +0,8%. Migliora anche la stima per il Pil tedesco: per quest'anno si prevede un +0,1%, mentre ad aprile era previsto uno stallo. Nessuna revisione, invece, per Francia (+0,6%) e Spagna (+2,5%).

Il Fondo precisa che "un'elevata incertezza in materia di politica commerciale potrebbe iniziare a pesare più significativamente sull'attività economica", specialmente se gli ultimatum Usa sui dazi scadranno senza accordi "duraturi e complessivi". Anche "un'escalation delle tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente o in Ucraina, potrebbe generare nuovi shock negativi per l'economia globale", per esempio se le catene di approvvigionamento dovessero interrompersi. In quel caso anche l'inflazione potrebbe tornare ad alzarsi, rendendo il compito delle banche centrali sempre più difficile, proprio "nel momento in cui stanno già fronteggiando le sfide innescate dall'attuale contesto commerciale".

Se, invece, dovesse esserci "un progresso decisivo nei negoziati commerciali che porti all'istituzione di un quadro prevedibile", allora potrebbe profilarsi un calo dei dazi e di altri provvedimenti protezionistici.

"Riducendo in modo significativo l'incertezza e favorendo la prevedibilità delle politiche, accordi non discriminatori volti ad abbattere le barriere commerciali potrebbero facilitare gli investimenti e altre decisioni aziendali. Il loro impatto potrebbe essere ancora maggiore se, oltre al commercio di beni, comprendessero anche i servizi digitali e gli investimenti esteri. Nel lungo periodo, i benefici si tradurrebbero in una crescita più rapida della produttività e in una maggiore resilienza agli shock esterni".

Il Fondo Monetario Internazionale spera in questo scenario: "Una nuova ondata di accordi commerciali credibili potrebbe inaugurare una più ampia stagione di riforme a sostegno della crescita nel medio periodo. In un contesto economico globale più complesso, potrebbero diventare inevitabili progressi nelle politiche del lavoro volte al miglioramento delle competenze, la riduzione delle barriere alla mobilità, la semplificazione della regolamentazione per le imprese e misure per rafforzare la concorrenza e l'innovazione".

"E' importante riaffermare e preservare sul principio dell'indipendenza della banca centrale. E' evidente che le banche centrali indipendenti, con un mandato stretto di perseguire la stabilità dei prezzi, sono essenziali per ancorare le aspettative dell'inflazione. E' altresì evidente che le banche centrali sono riuscite ad ottenere un 'atterraggio morbido' nonostante la recente impennata dell'inflazione proprio grazie alla loro indipendenza e credibilità costruita con fatica". E' quanto ha riaffermato il capo economista del Fondo, Pierre-Olivier Gourinchas, a seguito degli attacchi di Donald Trump al Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.


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