Grillo, Conte e Di Maio: “E le stelle stanno a guardare”

Per il Movimento 5 Stelle è la fine. Per il Paese è una vicenda tutta da analizzare ancora e da chiarire, ma la cosa certa è che i sogni di Grillo si sono infranti clamorosamente sulla strada di Conte e Di Maio. Il futuro? Lo vedremo.

di Gregorio Corigliano
Mercoledì 22 Giugno 2022
Roma - 22 giu 2022 (Prima Pagina News)

Per il Movimento 5 Stelle è la fine. Per il Paese è una vicenda tutta da analizzare ancora e da chiarire, ma la cosa certa è che i sogni di Grillo si sono infranti clamorosamente sulla strada di Conte e Di Maio. Il futuro? Lo vedremo.

Sforzi immani si stanno compiendo per tentare di capire le ragioni dell‘implosione del Movimento Cinque stelle. Pochi invece quanti si limitano a considerazioni di paese, piccole, piccole. Attorno a quindici anni fa, più o meno quattro (elevati ad enne) amici al bar si sono detti:e basta con questa DC, questo Pci, quest’altro Psi! Andiamo noi al potere, andiamo al governo, rivoltiamo come un calzino il paese.

Trovato che è stato un leader, il comico Grillo gira per piazze e contrade delle regioni e, udite, udite applausi ed osanna a più non posso. Bastava gridare forte o più forte ancora ed era tutto un osanna al figlio di… Genova e della Tv.

Nessuno, dico nessuno avrebbe mai immaginato che “i quattro amici al bar” nel volgere di pochi anni avrebbero raggiunto, i consensi e i suffragi ricevuti. La politica del “vaffa”?  No, vedrete è fuoco di paglia. La Democrazia Cristiana era già all’estrema unzione, il psi di Craxi all’olio Santo, il pci non in botteghe ma in una selva oscura. E passo dopo passo, i cittadini-elettori si sono fatti convincere.

Che dire? Nulla, evidentemente i votanti non ne potevano più di una gestione del potere caratterizzata dalle “dazioni” e dalla non soluzione dei problemi. Non ne potevano più al punto da rinunciare alla storia, alle ideologie, ai rispettivi credo. Avevano avuto voglia Aldo Moro, Enrico Berlinguer e i socialisti -Craxi no, dopo i fischi e le monetine del Raphael. Eppure era stato un buon leader- di parlare delle loro ragioni.

La rabbia era più forte ed era basata sulla soluzione, al Sud, dell’antica ed annosa questione meridionale ed al Nord, di quella settentrionale, inventata o reale. “Mario per chi voti? dissi al mio amico fornitore di pc.” Cinque stelle” fu la pronta risposta. “E Perché?” “Mi piace quel che dicono in tv” E cioè? “Tutti latre”. “Possiamo parlare? “No, perché voi mi convincete a votare piddì, credo”. E così questo ragazzotto, lavoratore autonomo, ha fatto. Come lui milioni di persone. Incontrato di recente –c’è sempre un problemino tecnologico da risolvere- “tenevate ragione, tutti i stessi sunu!”.

A distanza di quindici anni, siamo arrivati al redde rationem.  E’ vero che ormai il cittadino non si lascia più attrarre dal fare politica: le sezioni non ci sono, i tesseramenti sono fittizi, i comizi non si fanno più, i circoli di partito tutti chiusi, molti per morosità. Si va in Chiesa a pregare e non si dedica nulla al partito che si sceglie. Solo adesso, forse, giocoforza dopo l’estate – Covid-Omicron 5 permettendo- si potrà sperare nella ripresa autentica del confronto politico. A dimostrazione del fatto – era stato premonitore “l’uomo Qualunque di Giannini”- che un partito non si inventa dall’oggi al domani, i 5 stelle implodono.

E’ mai cresciuto un albero senza radici, si può tentare di piantare una pianticella recisa, ma, dopo qualche giorno è destinata a seccare. Legge di natura. Ed un marinaio senza rotta si è mai incontrato. Forse in mezzo al mare, ma alla deriva. Ed un giorno, qualcuno, se non ci sarà sbarco a Roccella Jonica –l’ultima rotta di moda- dovranno per forza naufragare.

Certo, sono arrivati fino al 33%! Dovranno pure ringraziare le Cinque piaghe, come diceva mio padre. Eppure hanno toccato il Cielo con un dito. Governi gialloverdi, governi giallorossi, ministri di qua e ministri di là, in tivù a tutte le ore ed in tutte le edizioni dei tg, soprattutto pubblici ma anche privati.

Tutto ed il contrario di tutto. Onestà, battuta la povertà, i gilet gialli hanno ragione, Mattarella all’Alta Corte, navigator, Tap, reddito di cittadinanza. Spostamenti fasulli di Fico in autobus, baci di Di Maio ad uso riprese televisive, mai col Pd, abbasso Renzi, viva Renzi, congiuntivi sbagliati eccetera. E che dire della sceneggiata con Bersani in streaming, assieme a Crimi(ahinoi) e alla tosta Lombardi, dove pareva si mangiassero il mondo?

E come si arriva al tramonto? Sulla politica estera e non solo perchè Di Maio, l’ex capo politico è (e deve rimanere) ministro degli esteri, ma perché c’è lo scontro di due anime, oggi impersonate dallo stesso ex commesso dello Stadio San Paolo (come sempre accade alla fine in assoluto miglioramento, a differenza del competitor) e dal professore pugliese. Di Maio- Conte: governismo, populismo.

Sembra, comunque inverosimile che le stelle ormai sfuocate possano provocare la caduta di Draghi. Un attimo di resipiscenza, solo un attimo, anche se la rottura, tra le due ali, è insanabile. Un cerotto non basta più. Da fuori il Parlamento,a questo punto, parafrasando Cronin: le stelle stanno a guardare.


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