Alpinismo: Quei giorni sul Cervino in cui Bonatti diventò marziano
Dal 18 al 22 febbraio del 1965, il "Re delle Alpi", arrampicando ad oltre quattromila metri, centrò tre record "inumani": direttissima, solitaria, invernale. "Ho valicato - disse - il limite del ragionevole".
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Domenica 21 Febbraio 2021
Roma - 21 feb 2021 (Prima Pagina News)
Dal 18 al 22 febbraio del 1965, il "Re delle Alpi", arrampicando ad oltre quattromila metri, centrò tre record "inumani": direttissima, solitaria, invernale. "Ho valicato - disse - il limite del ragionevole".
Era il 22 febbraio del 1965 quando Walter Bonatti stese le braccia alla croce in cima al Cervino. Con quella impresa "Il Re delle Alpi" dava l'addio all'alpinismo estremo centrando tre record inumani: direttissima, solitaria, invernale. Mai nessuno prima di lui c'era riuscito. Una scalata da marziano, arrampicando al limite dell'impossibile, con le mani sanguinanti e screpolate dal gelo, riuscendo a superare barriere di strapiombi, rocce lisce e incrostate di ghiaccio, con la sola compagnia di Zizì, un orsachiotto di pezza portafortuna datogli in regalo, prima di partire, da un bambino di Zermatt.


Bonatti confessa nei suoi libri di aver persino parlato con quella mascotte. "Gli parlavo - scrive Bonatti ne 'I miei ricordi' - come se potesse capirmi: Cosa dici, Zizì, ce la faremo a raggiungere quel posto, lassù?". L'isolamento a quelle quote gioca brutti scherzi. Bonatti, quando calava il buio, durante i suoi bivacchi solitari passati in una sorta di terrazzino ghiacciato, sospeso nel vuoto, si ritrovava a chiamare ad alta voce i suoi compagni di cordata che però non c'erano: Gigi Panei e Alberto Tassotti, gli amici-alpinisti con cui pochi giorni prima aveva tentato il primo, falllito, attacco al Cervino.


Erano saliti il 10 febbraio, ma dopo tre giorni di arrampicata li bloccò il maltempo. Furono costretti a passare la notte quasi penzolanti sulla parete, a quattromila metri, investiti da raffiche di polvere gelata che sfioravano i cento chilometri l'ora. Ancor più paurosa fu la ritirata: quattrocento metri di calate a corda doppia nella tempesta. Riuscirono comunque a tornare a fondovalle sani e salvi. Bonatti manifestò sin dal giorno dopo l'intenzione di ritornare su. Aveva fretta di riprovare subito, non poteva rimandare l'impresa dato che era prossimo a partire per un lungo viaggio avventuroso in Alaska, il primo della sua nuova carriera di esploratore.


Propose a Tassotti e Panei di ritentare il 18 febbraio. Tassotti, però, era un atleta militare, campione di combinata nordica, aveva finito le licenze e non poteva più affiancarlo perchè doveva ritornare in caserma, ad Aosta, pena l'imputazione per diserzione. Anche l'ex azzurro di sci Panei diede forfait a causa di impegni inderogabili con la nazionale juniores di cui era allenatore. Bonatti decise quindi di riprovare da solo. E dopo 4 giorni in parete, quel 22 febbraio in cui divenne marziano capì, quando si trovò a pochi metri dalla vetta, di "aver valicato i limiti del ragionevole e sfidato per orgoglio il destino impersonando una figura biblica condannata per l'eternità a salire".

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