Campania: Asl nega suicidio assistito, 44enne ricorre in Tribunale

Si tratta del terzo caso. La donna: “Ho il diritto a non essere condannata a soffrire”.

(Prima Pagina News)
Martedì 05 Agosto 2025
Roma - 05 ago 2025 (Prima Pagina News)

Si tratta del terzo caso. La donna: “Ho il diritto a non essere condannata a soffrire”.

“Coletta”, nome scelto dalla stessa persona malata per la tutela della privacy, è una donna campana di 44 anni ed affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Ha ricevuto dalla propria azienda sanitaria il diniego al suicidio medicalmente assistito.

Il motivo sarebbe l’assenza di tre dei quattro requisiti necessari per poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita in Italia, secondo la sentenza 242/2019 della Corte costituzionale “Cappato-Antoniani”. L’unico requisito riconosciuto è la patologia irreversibile di cui soffre.

Mancherebbero, secondo l’azienda sanitaria, la volontà di procedere con la morte volontaria assistita, la dipendenza da trattamento di sostegno vitale e la presenza di sofferenze ritenute intollerabili dalla paziente.

Per questi motivi, nel giugno 2025 la signora “Coletta”, assistita dal collegio legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, si è opposta al diniego della ASL e ha chiesto una rivalutazione urgente delle sue condizioni e la trasmissione del parere del comitato etico.

L’azienda sanitaria non ha però dato seguito alle richieste, pertanto “Coletta” ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli. È la terza richiesta in regione dopo Gianpaolo Galietta, 47 enne affetto da atrofia muscolare spinale, di Montano Antilia, che nel marzo 2021 aveva presentato richiesta di verifica delle condizioni, ma a causa della lunga attesa ha deciso di procedere con la sedazione palliativa profonda e dopo 2 giorni è morto. Un secondo caso è attualmente in fase di valutazione.

“In quanto cittadina consapevole, lucida e determinata – ha dichiarato ‘Coletta’ – non posso accettare che la mia volontà venga schiacciata da valutazioni che sembrano ignorare non solo il mio stato di salute, ma anche il diritto a non essere condannata a una sofferenza che non ha più alcun senso per me. Se in Italia non posso accedere a una scelta legalmente garantita, sto valutando di affrontare l’unica alternativa praticabile: l’espatrio per morire dignitosamente in Svizzera.

“Coletta” vive una condizione di profonda sofferenza e totale dipendenza da terzi per ogni attività quotidiana. Non è in grado di alimentarsi autonomamente ed è sottoposta a una terapia farmacologica continuativa,” spiega l’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio legale che la assiste. “Negare l’esistenza di un trattamento di sostegno vitale e di una condizione di sofferenza intollerabile è sconcertante. Altrettanto lo è strumentalizzare il significato profondo che “Coletta” attribuisce all’amore per la vita, utilizzandolo per mettere in discussione la sua volontà di accedere alla morte assistita.

Questa valutazione contraddice apertamente la giurisprudenza della Corte costituzionale, che ha recentemente confermato — anche con la sentenza n. 135/2024 — che rientrano tra i trattamenti di sostegno vitale tutti gli interventi farmacologici o strumentali la cui interruzione comporterebbe un rapido decesso. La decisione della ASL appare come un rifiuto arbitrario e ostruzionistico, che di fatto si traduce in un trattamento inumano verso una donna costretta ad affrontare il rapido aggravarsi di una malattia gravissima, che le ha sottratto il corpo, la voce, l’autonomia e la possibilità di vivere secondo la propria idea di dignità”.

“In Campania – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – la nostra proposta di legge regionale “Liberi subito”, depositata da oltre un anno non è mai stata discussa dall’aula, nonostante il digiuno a staffetta, promosso da Donato Salzano ed effettuato da 75 persone. Lo scorso marzo, fu lo stesso Presidente Vincenzo De Luca a bloccare la legge dichiarando la necessità di aprire un ciclo di consultazioni, a partire dalla Conferenza episcopale. Nessuna consultazione è stato effettivamente organizzata, e la mossa ostruzionistica del Presidente De Luca e della sua maggioranza ha avuto l’effetto di negare tempi e modalità certi di risposta alle richieste delle persone nelle condizioni di “Coletta”.

A seguito di un decorso molto veloce della grave patologia neurodegenerativa di cui è affetta, diagnosticata a giugno 2024, “Coletta” non riesce più a parlare e deve quindi utilizzare il puntatore oculare. Non riesce nemmeno più a camminare e ha bisogno dell’assistenza continua dei suoi familiari per svolgere qualsiasi tipo di attività. Senza i suoi caregiver non potrebbe alimentarsi, bere, assumere la terapia farmacologica ed espletare le sue funzioni vitali, morirebbe di stenti e in modo atroce e doloroso.

A gennaio 2025, “Coletta” ha chiesto alla ASL di verificare i requisiti stabiliti dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale per accedere al suicidio medicalmente assistito. Dopo un primo diniego a cui ha fatto seguito un opposizione con richiesta di nuova valutazione che ad oggi non c’è stata. Di fronte all’inerzia dell’azienda sanitaria, il suo collegio legale ha diffidato la ASL a concludere l’iter, ottenendo solo parzialmente la documentazione necessaria, senza il parere obbligatorio del comitato etico.

Nel parere trasmesso, la ASL ha negato l’accesso alla procedura, sostenendo – in contrasto con quanto dichiarato da “Coletta” e dai suoi familiari, presenti alle visiti domiciliari – che in sede di visite “Coletta” ha affermato di non voler accedere al suicidio assistito e che pertanto non soffrirebbe in modo intollerabile e che non ci sarebbero neanche trattamenti di sostegno vitale.


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