Chi protegge davvero il cinema italiano?

Il caso del finanziamento milionario al presunto assassino di Roma rivela quanto il sistema dei fondi pubblici al cinema sia fragile, permeabile, in mano a pochi. Il Ministro Giuli ha davanti a sé una sfida storica: ripulire e ricostruire.

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Venerdì 20 Giugno 2025
Roma - 20 giu 2025 (Prima Pagina News)

Il caso del finanziamento milionario al presunto assassino di Roma rivela quanto il sistema dei fondi pubblici al cinema sia fragile, permeabile, in mano a pochi. Il Ministro Giuli ha davanti a sé una sfida storica: ripulire e ricostruire.

Un milione di euro. Questa la cifra — ufficiale, pubblica — erogata sotto forma di tax credit a un uomo oggi al centro di un’indagine per uno dei delitti più feroci degli ultimi anni: l’omicidio di una donna e di sua figlia a Villa Pamphilj. Una tragedia che lascia sgomenti, certo. Ma che, oltre il crimine, porta a galla una verità scomoda: il sistema di finanziamento al cinema italiano è fuori controllo.

Non è la prima volta che si parla di fondi distribuiti con leggerezza, senza reali verifiche sull’effettiva realizzazione dei progetti, spesso a vantaggio di soggetti senza alcuna credibilità artistica o imprenditoriale. Ma qui si è superato un limite simbolico. Se una persona con precedenti oscuri, priva di film alle spalle e con un progetto mai partito riesce a ottenere quasi un milione di euro, la domanda è inevitabile: quanti altri casi ci sono che non conosciamo?

Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli si trova ora in una posizione chiave. Non per l’emergenza di un caso isolato, ma perché è il momento di mettere ordine in un sistema che da anni premia le relazioni più dei risultati, le appartenenze più del merito.

Per troppo tempo il settore è stato gestito come un fortino chiuso: commissioni spesso opache, nomine “di area”, fondi che sembrano girare sempre attorno agli stessi nomi, alle stesse società, alle stesse logiche. Intanto, centinaia di progetti validi, innovativi, indipendenti restano fuori. Perché? Perché chi non appartiene a certe reti di potere, semplicemente, non ha accesso.

Non si tratta solo di un problema di soldi. Si tratta di credibilità. Di equità. Di futuro. Il cinema italiano non può più permettersi di essere il regno del favore e del silenzio.

La proposta è chiara: azzerare le commissioni attuali, ripartire da organi trasparenti e indipendenti, con esperti scelti per competenza e non per contiguità. Stabilire controlli veri, e non solo sulla carta. Introdurre responsabilità oggettive per chi autorizza fondi senza poi verificarne l’effettiva destinazione. Altrimenti continueremo a raccontare storie come questa: film mai girati, soldi evaporati, e dietro, un sistema che tutti fingono di non vedere.

Ministro Giuli, l’occasione è ora. Non per una riforma cosmetica, ma per una rifondazione etica. Chi davvero vuole difendere il cinema italiano, oggi, non può più farlo con gli strumenti del passato. Serve una scelta netta. Serve coraggio.


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