Gino Cecchettin: "I giovani imparino a comunicare autenticamente"
"La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche".
(Prima Pagina News)
Martedì 05 Dicembre 2023
Padova - 05 dic 2023 (Prima Pagina News)
"La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche".
"A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale".

Così il papà di Giulia Cecchettin, Gino, al termine dei funerali della ragazza, alla Basilica di Santa Giustina in Prato della Valle, a Padova.

Dal suo messaggio emergono riflessioni importanti sulla comunicazione nella società moderna, in particolare tra i giovani. Evidenzia la sfida di bilanciare la connessione attraverso la tecnologia con la necessità di mantenere il contatto umano autentico: "È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto".

Durante il suo intervento, l'uomo ha descritto Giulia come una giovane donna straordinaria, allegra e vivace. Ha sottolineato la sua sete di apprendimento e il modo in cui ha "abbracciato la responsabilità della gestione familiare" dopo la prematura perdita della madre. Inoltre, "oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti".

Sono parole che dipingono un ritratto di Giulia come una persona straordinaria e resiliente, capace di affrontare le sfide con tenacia e spirito combattivo. Il riferimento a un titolo di mamma suggerisce che Giulia aveva assunto importanti responsabilità familiari, aggiungendo un ulteriore strato alla sua personalità poliedrica.

Per combattere la violenza contro le donne, ha proseguito, noi uomini "dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto".

Cecchettin ha poi aggiunto che "anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti".

"Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere", ha evidenziato. "Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti".

L'uomo ha poi chiesto alle istituzioni politiche di superare le differenze ideologiche e di unirsi per affrontare unitariamente questa piaga sociale: "Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo", ha detto, per poi proseguire: "La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia".

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