I PROFILI DI PPN: Adorno Corradini lascia la RAI per andare in pensione, ma con tanti ricordi importanti nel cuore
Come uno scherzo del destino, proprio dal 1° maggio, festa dei lavoratori, Adorno Corradini, giornalista che del lavoro ha sempre fatto la sua missione in varie e differenti attività professionali, tutte di alto livello, ha smesso (forse) di lavorare, con il collocamento a riposo e quindi la pensione da parte della RAI.
di Maurizio Pizzuto
Martedì 04 Maggio 2021
Roma - 04 mag 2021 (Prima Pagina News)
Come uno scherzo del destino, proprio dal 1° maggio, festa dei lavoratori, Adorno Corradini, giornalista che del lavoro ha sempre fatto la sua missione in varie e differenti attività professionali, tutte di alto livello, ha smesso (forse) di lavorare, con il collocamento a riposo e quindi la pensione da parte della RAI.

 

La sua è  stata una carriera importante e multiforme, all’insegna dei cambiamenti lavorativi  più diversi ma anche delle affermazioni.

Dapprima quella di  atleta,  campione italiano e  azzurro degli 800 metri (nelle Fiamme Gialle), poi allenatore di campioni, quindi dirigente sportivo, per trasformarsi poi in giornalista, autore televisivo, conduttore e inviato di storiche trasmissioni della Rai.

Una carriera, quella di  Adorno Corradini,  che è stata anche  ricca di soddisfazioni e che si è conclusa con un omaggio emozionante da parte della stessa Rai, proprio nel corso della sua ultima diretta televisiva per  “Mi Manda Raitre” dove ha svolto per anni il ruolo di “inviato”.

Una storia che parte da Cura di Vetralla (paese del viterbese) quando, nel 1972, a seguito ai suoi risultati  sportivi giovanili  fu chiamato dalla Guardia di Finanza ad entrare nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle.  

-Ma come si fa ad  immaginare che lo sport potrebbe aprire di fronte a te le porte del tuo destino?

 “ Beh da ragazzini si fa sport perché è bello, senza pensare ad altro. Però poi quando le Fiamme Gialle mi chiamarono (non avevo ancora 18 anni) per me fu una gioia immensa. Fare sport da professionista nella Guardia di Finanza, diventare campione italiano, è stata la coronazione di un sogno. Certo sono stati anni  di sacrifici,  fatica e allenamenti durissimi, ma è stato un periodo molto bello della mia vita che mi ha consentito di girare il mondo e di misurarmi con tanti atleti e campioni. Ho avuto la fortuna di incontrare persone di grande carisma e prestigio, come i miei  allenatori Giuseppe Lanaro, Pasquale Giannattasio e Vincenzo Leone, ma anche un dirigente sportivo eccezionale come il Generale Gianni Gola, che divenne poi anche Presidente della Federazione di Atletica Leggera e Presidente dello Sport Mondiale Militare (CISM).”

Il periodo che ha visto Corradini vestire la maglia azzurra è stato quello a cavallo degli anni 70 e 80. In quel momento storico tra i suoi compagni di squadra in nazionale c’erano dei campioni immensi. Solo per citare i più importanti :  Pietro Mennea, Sara Simeoni, Alessandro Andrei, Gabriella Dorio. Tutti atleti che come noto hanno vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Accanto a quegli “irraggiungibili campioni” anche Corradini però si è tolto delle belle soddisfazioni  a livello agonistico, in un periodo che  ha rappresentato un momento d’oro per l’atletica italiana. 

-Che ricordo hai di quella stagione della tua vita?

“Puoi immaginarlo, senza dubbio avere dei compagni di squadra di quel livello è stato meraviglioso. Non esageriamo però, perché  i miei risultati sono stati naturalmente più modesti,  ma li ricordo con immenso piacere e tanto orgoglio. Ti do qualche numero per il tuo pezzo: venticinque presenze in nazionale tra giovanili e assolute, otto titoli italiani assoluti in totale tra gara individuale negli 800 metri e staffetta 4x400 e poi  due medaglie d’argento ai Campionati Mondiali Militari. Capisci perché te ne parlo con tanta fierezza?”

-Alla fine della tua carriera agonistica è poi iniziata quella giornalistica. Com’è stato questo passaggio dal lavoro muscolare a quello cerebrale? 

“Ho smesso di gareggiare nel 1982 ma,  una volta abbandonato l’agonismo,  c’è stato un periodo in cui le Fiamme Gialle mi hanno assegnato due altri diversi incarichi, quello di allenatore e quello di addetto stampa del Gruppo Sportivo. Da tecnico, ho avuto la fortuna di allenare diversi azzurri e in particolare, tra gli altri, il campione mondiale dei 400 ostacoli Fabrizio Mori. Ma la vera chiave della mia carriera giornalistica me l’ha data proprio il ruolo di addetto stampa del Gruppo sportivo e quando, contemporaneamente, fui nominato anche addetto stampa del Comitato Regionale Laziale della Fidal.”

-Immagino che anche quelli, però, siano stati per te anni importanti e impegnativi  soprattutto dal punto di vista organizzativo? Con manifestazioni internazionali di grandissimo rilievo come i Campionati Mondiali di Roma 87 se non ricordo male?

“ Sì, infatti quella dei Campionati Mondiali di Atletica di Roma ’87 fu un’esperienza unica, anche perché mi fu assegnato un incarico di grande prestigio, quello di responsabile organizzativo del “Press Media Center” allo stadio Olimpico,  ovvero il Centro Stampa Internazionale, a cui afferivano le diverse centinaia di giornalisti stranieri e italiani accreditati per scrivere e inviare in tutto il mondo le cronache dei mondiali. Ma vorrei ricordare anche diverse manifestazioni organizzate con la Guardia di Finanza, come i Campionati Mondiali Militari svoltisi ad Ostia e la “Millemiglia delle Fiamme Gialle”  che ricordava, con una gigantesca corsa  a staffetta, quella storica automobilistica.”

-Negli anni ‘90 hai poi svolto il ruolo di Capo Ufficio Stampa della Federazione Nazionale di Atletica e poi quello più dirigenziale di Capo della segreteria del Presidente. Io so però che nel 92 e 93 c’era già stata una prima parentesi di lavoro in Rai? 

“Infatti, nel 1992 mi congedai dalla Guardia di Finanza per un contratto di collaborazione alla Testata Giornalistica Sportiva della Rai (oggi Rai Sport) diretta da uno dei mostri sacri del giornalismo sportivo, Gilberto Evangelisti. In quei due anni  feci l’inviato per “Regina Atletica” una rubrica televisiva settimanale condotta  da Riccardo Cucchi. Contemporaneamente  entrai anche nell’Ufficio Stampa della Federazione Nazionale di Atletica. Dopo due anni di doppio incarico mi trovai a dover fare una scelta per motivi di tempo e di impegni. Optai quindi  per un inserimento stabile a livello dirigenziale nella Fidal. In primo luogo  perché proprio il richiamo dell’Atletica per me era forte e poi perché Gianni Gola, divenuto Presidente nazionale,  volle appunto affidarmi prima l’incarico di responsabile dell’Ufficio Stampa e poi quello di capo della segreteria di presidenza.”

-Vogliamo parlare del tuo arrivo stabile in RAI?

“Nel 2004, a seguito della legge Gasparri sulle telecomunicazioni  e in virtù delle nuove tecnologie, la Rai diede il via alla storica riforma del Digitale Terrestre con l’istituzione di nuovi canali, il più importante e innovativo dei quali era “Rai Utile”. Fu allora che prese piede stabilmente il mio impegno lavorativo con la Rai. Il mio apporto a Rai Utile è stato pieno, forte e profondo, grazie a tutta una serie di iniziative e programmi di cui sono autore e conduttore”.

-Vogliamo ricordarne qualcuno?

“Vedi, non tutti forse lo sanno ma Rai Utile fu uno straordinario canale, inventato e diretto da un altrettanto straordinario giornalista, Angiolino Lonardi che, con i pochissimi mezzi messigli a disposizione dall’azienda, seppe farne  un contenitore multiforme sulla via dell’interattività che allora era un’innovazione incredibile. Lonardi mise in piedi dal nulla una programmazione giornaliera dedicata ai temi più importanti per gli italiani: Lavoro, sociale, famiglia, cultura e politica senza dimenticare lo sport per i giovani e gli anziani. In questo ambito sono cresciuti giornalisti affermati che oggi sono nelle maggiori testate della Rai”.

-Le tue prime esperienze importanti?

“Immediatamente appena arrivato Angiolino Leonardi volle affidarmi il coordinamento dei notiziari del canale ma anche la responsabilità in qualità di autore e di conduttore di diversi programmi. Penso per esempio alle dirette sui temi della famiglia, ma anche quelle sullo sport per i giovani e gli anziani o ai programmi dedicati alla  poesia e alle  recensioni librarie. Un programma però mi preme ricordare su tutti. Un programma che è stato sicuramente precursore dei tempi. Mi riferisco a “La Difesa per la pace”. Per la prima volta in Italia siamo riusciti  a realizzare  un appuntamento settimanale sulle attività utili per la  nazione da parte delle Forze Armate. Avevamo addirittura dei collegamenti satellitari in diretta dalle Missioni Italiane all’estero, per conoscere la vita dei nostri soldati e quello che succedeva per esempio in Kosovo, in Libano, in Afghanistan o sulle navi della Marina Militare italiana in navigazione  nel mondo. Quella fu senza dubbio la trasmissione a cui sono più legato, in parte perché me la inventai io e riuscii anche a realizzarla, ma soprattutto  per i contenuti e i risultati che ci ha dato.

-Dopo Rai utile, primo canale del digitale terrestre, nel 2009 arriva infine l’approdo a Rai Tre, con l’incarico di “Inviato” per i programmi della rete generalista…

“A RAI TRE La mia esperienza si è consumata fondamentalmente nel day-time. Una sorta di specializzazione per un pubblico un po’ di nicchia, quello  del mattino,  che però  ha apprezzato i miei servizi e i miei collegamenti in diretta premiandoli spesso con risultati di audience  molto apprezzabili”.

-Adolfo, vogliano ricordare qualche tuo compagno di viaggio?

Molti conduttori famosi mi hanno voluto nella propria squadra. Penso a Fabrizio Frizzi a “Cominciamo bene”, Oliviero Beha a “Brontolo”, Andrea Vianello ad “Agorà”,  Elsa Digati e Salvo Sottile a “Mi Manda Raitre” fino a Michele Mirabella a “Elisir” Tutta Salute, per chiudere con questa ultima stagione di Mi Manda Raitre, condotta da Federico Ruffo e Lidia Galeazzo.  Tutti programmi di grande interesse informativo e di altrettanto appeal sul pubblico”.

 

-Un bel medagliere mi pare, non credi?

“Sì questa è in pratica la storia dei miei ultimi 12 anni alla Rai. Il primo conduttore con cui ho lavorato è stato proprio Fabrizio Frizzi e di lui posso  dire che era davvero la persona che tutti immaginavano guardandolo in TV. Un personaggio di grande umanità e con una simpatia spontanea che amplificavano le sue qualità professionali. Poi Oliviero Beha, un grandissimo giornalista e un amico vero, purtroppo anche lui scomparso molto prematuramente. Con lui ho fatto tutte le quattro edizioni di “Brontolo” un programma di inchiesta sui diversi aspetti della  criminalità organizzata (dalla mafia, alla ndrangheta e alla camorra) e sul sociale che mi ha procurato anche  delle aggressioni e delle minacce”.

-Altro incontro importante?

Direi senza dubbio l’incontro con Elsa Di Gati, oggi Vice Direttrice di Rai Tre,  che mi volle fortemente nella sua nuova edizione di “Mi Manda Raitre”. Lo storico programma della Rai inventato da Lubrano, a causa di alcune annate sotto tono era stato sospeso. Elsa lo riprese nel 2014 e lo rilanciò alla grande. Oltre a svolgere il mio incarico di inviato per le esterne dei casi trattati, Elsa mi diede l’incarico di realizzare una sorta di “fil rouge” settimanale in diretta  in tutte le provincie italiane per  raccontare storie locali e valorizzare le attività produttive o artistico-culturali delle città visitate. Una sorta di giro d’Italia tra artigiani , commercianti,  produttori, centri anziani,  casalinghe e cittadini vari che  per la tv del mattino ebbe  un bel successo.

-Ricordiamo I programmi di medicina e salute?

“Bella esperienza. Fui chiamato a “Elisir” di Michele Mirabella che aveva appena cambiato il nome del programma in  “Tutta Salute” . Posso dire che in 2 anni e mezzo ho scoperto e visitato le più belle eccellenze della scienza e della medicina in Italia, partecipato in diretta e di persona, per documentarli e commentarli,   a interventi chirurgici  di carattere straordinario”.

-Poi arrivarono le prime dirette?

“Quelle, però, che più mi sono rimaste nel cuore sono le dirette che ho fatto (anche nel serale) per Telethon e per l’AIRC. Momenti di grande solidarietà che mi hanno dato il senso della comunanza e della partecipazione che tutti noi italiani abbiamo di fronte alla sofferenza, soprattutto dei bambini”.

 Insomma un bel pezzo di vita professionale dedicata alla Rai e all’informazione, soprattutto quella di servizio per i cittadini. Sono stati anni evidentemente apprezzati da parte sia dei telespettatori che dei colleghi che hanno accompagnato Adorno Corradini in questo percorso. Perlomeno a giudicare dal saluto che Rai Tre ha voluto dedicargli in diretta televisiva nel corso di Mi Manda Raitre in occasione del suo ultimo collegamento da Lecce.  Un saluto commosso da parte dei  conduttori,  arricchito da un video con una sintesi delle sue immagini e con il saluto dei colleghi, dai redattori agli autori, dalla produzione alla regia. Insomma un saluto che in Rai  si fa solo per personaggi di prima grandezza.


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