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Una settimana fa moriva in Calabria il giornalista Emanuele Giacoia, aveva 93 anni ed era ormai una icona della storia del giornalismo radiotelevisivo italiano.A ricordarne la figura, il giorno dei suoi funerali, è stato il caporedattore della Sede RAI della Calabria Pasqualino Pandullo che appena assunto in Rai trovò a riceverlo proprio lui, Emanuele Giacoia, allora caporedattore della Sede calabrese. Un ricordo intenso e appassionato che riproponiamo qui in maniera integrale, insieme al cordoglio del direttore della TGR Alessandro Casarin.
Una settimana fa moriva in Calabria il giornalista Emanuele Giacoia, aveva 93 anni ed era ormai una icona della storia del giornalismo radiotelevisivo italiano.A ricordarne la figura, il giorno dei suoi funerali, è stato il caporedattore della Sede RAI della Calabria Pasqualino Pandullo che appena assunto in Rai trovò a riceverlo proprio lui, Emanuele Giacoia, allora caporedattore della Sede calabrese. Un ricordo intenso e appassionato che riproponiamo qui in maniera integrale, insieme al cordoglio del direttore della TGR Alessandro Casarin.
di Pasqualino Pandullo*
Quando il caporedattore Emanuele Giacoia mi accolse col suo sorriso nella sede regionale della Rai, qui a Cosenza in via Montesanto (succedeva quasi 35 anni fa), mai avrei immaginato potesse toccare a me, nemmeno in un futuro lontanissimo come oggi, il compito di salutarlo nel giorno in cui lui si congeda da noi.
Ciononostante lo faccio, e me ne sento onorato , perché avverto l’orgoglio di appartenere alla stessa famiglia Rai, che ha visto Emanuele protagonista per tantissimi anni. E malgrado sia consapevole del limite che le parole mostrano in un momento come questo, quando l’emozione ti può sopraffare, e quando si parla di un gigante di umanità, ancor prima che del giornalismo radiotelevisivo, quale Emanuele Giacoia è stato.
Parlare di Emanuele infatti significa parlare della storia stessa e della storia illustre della Rai in Calabria e non solo: di questo siamo tutti ben consapevoli: dai vertici romani dell’Azienda, al più giovane dei colleghi venuto a lavorare quaggiù insieme a noi, a tutti voi, al pubblico della radio e della televisione che continua a seguirci fin da quando la Rai è arrivata in Calabria.
La prima ripresa che abbiamo nel nostro archivio di Emanuele, lo ritrae ancora neanche trentenne, nel giorno dell’inaugurazione della sede Regionale, sempre in via Montesanto, nel dicembre del 1958. Lui, lucano di nascita, campano di adozione, assunto come annunciatore, diventa subito giornalista, pronto a raccontare una Calabria girata in lungo e in largo, fin da quando per arrivare da Cosenza a Reggio occorrevano almeno cinque ore. La Calabria diventa la sua regione e con la nostra terra, che diventa la sua per sempre, inizia una storia d’amore durata fino all’ ultimo respiro.
Mille ricordi. Uno me lo raccontò mentre lo accompagnavo in macchina sotto casa, in Via Panebianco, e mi colpì molto, perché mi sembrò molto emblematico sia dei calabresi che di lui, di Emanuele. Mi raccontò che una volta una donna, nel Vibonese, per ringraziarlo dopo una ripresa, gli regalò un uovo, dicendogli: “Non ho altro, prendetelo”, e mi colpì molto il fatto che Emanuele quasi non finì di raccontarmi questo episodio che si mise a piangere.
Emanuele faceva un giornalismo intelligente e gentile, avvalendosi del dono che aveva ricevuto di una voce straordinaria, calda, profonda, inconfondibile, con la quale ha incantato milioni di radioascoltatori di “Tutto il calcio minuto per minuto” e telespettatori di “Novantesimo minuto”, da una Calabria che viveva l’epopea del Catanzaro in serie A.
Intanto la Rai, nel 1979, accanto al mitico “Gazzettino” (come veniva chiamato il giornale radio), punta sulle Regioni anche per l’informazione televisiva: ed Emanuele Giacoia, nella seconda metà degli anni ’80, diventa il caporedattore anche del Tg Calabrese.
Un caposcuola importante, per le nuove generazioni di giornalisti che lavoreranno ad un format regionale in continua evoluzione (e che oggi, ad esempio, propone anche un sito web dedicato); un maestro, dal tratto umano affabile e scherzoso; un amico, sempre.
Dopo la pensione in Rai, nel ’94, per un periodo successivo fino al 2010 Emanuele Giacoia assume la direzione de “Il Quotidiano della Calabria”, spargendo con la consueta generosità il suo mestiere e la sua signorilità anche tra i giovani colleghi della carta stampata.
“Ma ancora oggi – ci diceva fino a poco tempo fa – incontro qualcuno che mi dice: l’ho vista l’altro giorno in tv”, e lo raccontava divertito sì, ma anche per spiegare il potere immaginifico e quasi catartico della televisione.
Un maestro, Emanuele, che dopo una vita fantastica ci consegna una straordinaria eredità di affetti e professionale. Il Direttore della TGR, Alessandro Casarin, ha scritto su Twitter: “Emanuele Giacoia, addio a un grande del giornalismo e voce della Calabria. Caro Riccardo, un pezzo di storia della Rai ci ha lasciato – dice ancora il nostro Direttore nel tweet – continua tu con l’esempio che tuo papà ci ha dato.”
Noi, carissimo Emanuele, continueremo a vederti, con Riccardo, Valerio, Sergio, Antonella e Arianna, con i tuoi adorati nipoti, con i tuoi innumerevoli estimatori: continueremo a vederti, magari non come quel signore che diceva di averti visto fino all’altro ieri in tv, ma sicuramente con gli occhi del cuore, che vedono sempre. Perché, come diceva il Piccolo Principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore”.
Ciao Emanuele, e grazie
*Pasqualino Pandullo è l’attuale Capo della Redazione Giornalistica della Calabria, il primo a destra nella foto in alto il giorno del suo arrivo a Cosenza. Al centro della foto Emanuele Giacoia con Pino Nano e Giovanni Scarinci.