Una domenica qualunque ai tempi del covid
Come il Covid 19 ci ha reso la domenica ‘’ qualunque’
Con la macchina del tempo, pensando ad altre domeniche. 
 
di Enrico Micheli
Domenica 15 Novembre 2020
Roma - 15 nov 2020 (Prima Pagina News)
Come il Covid 19 ci ha reso la domenica ‘’ qualunque’
Con la macchina del tempo, pensando ad altre domeniche. 
 
Dal balcone del vicino il profumo domenicale, e per me dal ricordo amaro, di un  pollo arrosto con le patate immagino tagliate lunghe.

Torno indietro con il pensiero.
Quando poi  uscivo alle tre con gli amici più o meno diciottenni in giro per Roma. A piedi o a volte con l’auto di qualcuno già patentato, alla scoperta della città e della vita.
Roma e i romani, rammento meglio ora, ovunque ci accoglievano a braccia aperte o ci osservavano dai balconi con l’occhio incuriosito .

Incuranti,  per le strade, nelle piazze, nei giardini o negli slarghi  si giocava a calcio, malgrado i sanpietrini  e quei bus verdi - con allora il bigliettaio - che frenavano di colpo davanti ad un pallone maldestro.

  Distratti solo dalle radioline o da qualche ragazza lì di passaggio. Ogni persona che incontravamo  ci dava o una lezione di comportamento o ci regalava un saggio di affetto e di romanità.

Non pensavamo al futuro, forse perché il presente era pieno di forza e di gioventù, forse perché sentivamo che il domani poteva essere nostro facilmente: bastava allungare il passo o la mano ed era nostro. Perciò rimanevamo a godere del dolce presente; i problemi se vi erano li trovavi in casa,  in conflitto con un padre allora ancora padrone.
Ma gli amici e la strada erano libertà, scoperta, e la scuola  era la nostra palestra quotidiana. Quanti ricordi ancora indelebili nel cuore e nei sapori.

Oggi alle tre non possiamo passeggiare come vorremmo, non solo perché c’è il distanziamento, ma perché questo è penetrato nel nostro dna ,nel nostro modo di sentire e di percepire gli altri.
Siamo trincerati a difesa di una quotidianità ipocrita e inconsciamente depressa.

Impauriti di perdere le conquiste economiche e sociali dove però non risiedono più i sentimenti.
Non ascoltiamo le emozioni che abbiamo dentro di noi, non prestiamo attenzione al nostro vicino se non nell’emergenza.

Giochiamo per competere, balliamo per metterci in mostra, ci vestiamo per apparire. In poche parole non ci divertiamo più.
Abbiamo vissuto  negli anni settanta le restrittive domeniche pari e dispari, che non erano certo nefaste, ma il cuore batteva comunque forte.

Ora nella grande difficoltà bisognerebbe trovare il coraggio e la forza di reagire.
Non può però bastare la politica ; c’è necessità di cambiare,  di risorgere nei pensieri e nell’animo. Non è una preghiera ma una aspettativa. Un acuto grido, un appello ai giovani di tornare nelle strade, quando si potrà, con la volontà di amarsi ed aiutarsi per riproporre una società migliore.

Vecchi slogan sempre validi e giusti.
 Ma è quasi ora di pranzo e il pollo arrosto  ha consumato il suo odore e fatico a seguirne la scia pur respirandola più intensamente.
Una volta c’era una dolce canzone : “ Domenica è sempre domenica” , poi c’è stata la romantica “Domenica bestiale” , ora c’è la “Domenica qualunque “, spero nessuno la suoni. 

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