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Italia virtuosa grazie all'indice Dlr, ma c'è ancora tanto da fare. Lilla (Università di Bologna): "L'Italia non sta sfruttando fino in fondo propria rete moderna per accelerare la crescita delle rinnovabili e delle batterie di accumulo".
Italia virtuosa grazie all'indice Dlr, ma c'è ancora tanto da fare. Lilla (Università di Bologna): "L'Italia non sta sfruttando fino in fondo propria rete moderna per accelerare la crescita delle rinnovabili e delle batterie di accumulo".
La Commissione Europea ha presentato, il 10 dicembre, il piano per traghettare le reti elettriche nel futuro. Secondo il Commissario all’Energia Dan Jørgensen è “la proposta più importante del mandato”.
Questo progetto scaturisce dall'esigenza di abbassare i prezzi, accelerare la decarbonizzazione e ridurre la dipendenza energetica dell’Unione, incentrandosi sull'infrastruttura elettrica, un elemento che, fino ad oggi, è stato quasi marginale.
Questo provvedimento arriva in un momento in cui le infrastrutture elettriche europee sono tornate al centro dell'attenzione, con tutta la loro fragilità: lo scorso 28 aprile, la Spagna e il Portogallo erano stati colpiti da un blackout che aveva lasciato milioni di persone senza elettricità. All'inizio, qualcuno aveva accusato le energie rinnovabili, ma le analisi successive hanno dimostrato che l'accaduto non era dovuto a quel tipo di energia, ma ad una gestione errata della tensione da parte di alcune grandi aziende produttrici e ad una rete che non aveva sistemi di controllo avanzati utili a consentire una stabilizzazione rapida del sistema.
Questo episodio ha dimostrato l'importanza di disporre di una rete elettrica efficiente, e che, mentre la produzione elettrica cambia velocemente, molte infrastrutture europee sono rimaste ferme al secolo scorso, con reti inefficienti, pochi sistemi di controllo dinamico, inverter che non riescono a supportare la modalità "grid forming", vale a dire la tecnologia che agisce attivamente per la stabilità di rete, e una carenza di batterie di accumulo.
Il blackout, inoltre, ha reso urgente un intervento da parte di Bruxelles per modernizzare la rete, digitalizzarla, rinforzare gli accumuli e rendere obbligatoria una pianificazione che preveda un maggiore coordinamento tra gli Stati membri.
Ma, evidenzia Energia per l’Italia, associazione indipendente composta da accademici ed esperti del settore energetico-ambientale, che da anni promuove politiche basate su evidenze scientifiche, proprio mentre l'Ue chiede agli Stati membri di mettere il piede sull'acceleratore, ecco una sorpresa: l'Italia. Per l'associazione, il Paese è dotato di una delle reti elettriche più efficienti, affidabili e moderne d'Europa, grazie ad una stagione di investimenti avviata dopo il gigantesco blackout del 2003, che lasciò lo Stivale al buio per diverse ore.
“Delle reti si parla poco, eppure sono la condizione necessaria per integrare rinnovabili e accumuli”, evidenzia Andrea Tilche, esperto di transizione energetica e membro del direttivo di Energia per l’Italia.
Il punto più interessante, però, lo pone un'altra esperta citata dall'associazione: Zsuzsanna Pató, analista del think tank energetico europeo Rap e autrice di un articolo su Euractiv dove spiega perchè l'Italia costituisce un caso di studio.
Secondo Pató, uno dei motivi del “successo silenzioso” della rete italiana sta nell’uso intelligente delle tecnologie dinamiche: Terna, l'operatore statale che si occupa della trasmissione dell'energia elettrica, è stato tra i primi, a livello europeo, a utilizzare il Dynamic line rating (Dlr), un indice che misura in tempo reale le condizioni ambientali delle reti elettriche, aggiornando, di conseguenza, la loro capacità di trasporto.
Difatti, le linee elettriche vengono, di solito, limitate sulla base di valori statici e prudenziali, stabiliti per le condizioni meteorologiche più avverse: ciò vuol dire che una linea ideata per trasportare, ad esempio, 1.000 megawatt, in realtà ne trasporta molti di meno. L'indice ribalta l'approccio, grazie a sensori installati sui cavi che rilevano la temperatura del conduttore, la velocità del vento e le condizioni ambientali, poi trasmettono i dati ad un sistema di controllo, che effettua il ricalcolo della capacità disponibile. Questo è un modo di aumentare la capacità, evitando di costruire nuove infrastrutture.
In Italia, ricorda Patò, Terna ha ampliato la capacità della rete di circa 1.450 MW, utilizzando il Dlr. Questo aumento, che equivale alla potenza di un grande impianto termoelettrico, ha portato alla riduzione della congestione sulla rete e, di conseguenza, ad evitare costose operazioni di dispacciamento, oltre a permettere di integrare più energia rinnovabile che, altrimenti, sarebbe stata “tagliata” o limitata.
I risparmi sono dovuti proprio alle minori congestioni, che si traducono in minori costi operativi e minori necessità di realizzare nuove linee, soltanto per gestire picchi occasionali.
Per questo, afferma Patò, Bruxelles dovrebbe seguire “il modello italiano”: garantire un premio alle aziende per i risultati ottenuti, tra cui la capacità aggiuntiva effettiva e la riduzione delle congestioni, piuttosto che per la quantità di capitale gestito. L'Ue, dunque, dovrebbe avere un approccio orientato più alla performance, piuttosto che alla spesa.
“Nonostante questo vantaggio”, avvisa, però, Stefano Lila, docente all'Università di Bologna, “l’Italia non sta sfruttando fino in fondo la propria rete moderna per accelerare la crescita delle rinnovabili e delle batterie di accumulo”. Dunque, struttura e resilienza ci sono, ma i nuovi impianti stanno arrivando ancora con troppa lentezza. Ed è su questo punto che il pacchetto della Commissione Ue potrebbe essere fondamentale: coordinare meglio la pianificazione, ridurre i tempi autorizzativi, digitalizzare le reti e facilitare ulteriormente le integrazioni delle fonti intermittenti.
Il paradosso dell'Italia, comunque, è evidente: “Per una volta abbiamo costruito una buona infrastruttura e abbiamo persino anticipato alcune soluzioni che oggi Bruxelles vuole introdurre a livello europeo”, ha concluso Lila. “La domanda è se sapremo usarla davvero per ridurre le bollette, aumentare la quota di rinnovabili e trasformare un vantaggio infrastrutturale raro nel panorama italiano in un vantaggio competitivo”.