Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
L’avvocato Domenico Aiello accusa la Procura di Brescia di utilizzare gli stessi investigatori di Pavia e chiede di trasferire l’intero fascicolo, parlando di “connessione processuale” tra il caso Sempio e il cosiddetto “sistema Pavia”.
L’avvocato Domenico Aiello accusa la Procura di Brescia di utilizzare gli stessi investigatori di Pavia e chiede di trasferire l’intero fascicolo, parlando di “connessione processuale” tra il caso Sempio e il cosiddetto “sistema Pavia”.
Nuova offensiva legale nel complesso intreccio giudiziario del caso Garlasco. La difesa di Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia, torna a chiedere il trasferimento dell’inchiesta a Brescia, denunciando quella che definisce una “perdita di bussola” da parte della procura bresciana.
In una memoria depositata dall’avvocato Domenico Aiello, che si aggiunge a quella presentata nei giorni scorsi, si sostiene che l’impiego degli stessi investigatori già in forza alla Procura di Pavia – carabinieri del capoluogo lombardo e Guardia di finanza pavese – da parte dei magistrati bresciani rappresenti una “certificazione” del legame tra il fascicolo sulla presunta corruzione nell’archiviazione del 2017 di Andrea Sempio e l’inchiesta sul cosiddetto “sistema Pavia”.
Il documento, inviato alla procuratrice generale di Milano Francesca Nanni, al procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, alle procure di Brescia e Pavia e al gip Daniela Garlaschelli, sottolinea come la norma dell’articolo 58 del codice di procedura penale stabilisca che ogni procura dispone della propria sezione di polizia giudiziaria. Per la difesa, dunque, il coinvolgimento delle stesse forze d’indagine in due procedimenti connessi evidenzia una “connessione processuale” che dovrebbe essere gestita esclusivamente dalla Procura di Brescia, competente per i reati in cui sono coinvolti magistrati.
Aiello critica anche il nuovo decreto di sequestro firmato dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola, dopo la decisione del Riesame che aveva giudicato troppo generica la precedente richiesta. Nel provvedimento, spiega il legale, si chiede l’acquisizione integrale di undici anni di dati personali di Venditti, comprese chat e fotografie, “per cercare il reato e non la prova del reato”.
“Vedere scritto su un decreto che non è stato trovato il reato, che non si conoscono i corruttori o chi avrebbe avuto un ruolo in eventuali depistaggi, e che si vogliono acquisire undici anni di vita privata di una persona – afferma Aiello – significa aver perso la bussola”.
Secondo la difesa, la presunta corruzione in atti giudiziari contestata all’ex magistrato sul caso Garlasco sarebbe un episodio di un sistema più ampio, la cui competenza procedurale resta, per legge, in capo alla procura bresciana.
APPUNTAMENTI IN AGENDA