Coronavirus: la trasgressione accomuna insieme Sud e Nord, finalmente siamo tutti uguali

Da Berlino impietosa analisi del sociologo Rocco Turi sui “tempi del coronavirus”

(Prima Pagina News)
Mercoledì 25 Marzo 2020
Roma - 25 mar 2020 (Prima Pagina News)

Da Berlino impietosa analisi del sociologo Rocco Turi sui “tempi del coronavirus”

di Rocco Turi

L’obbligo di restare in casa ai tempi del coronavirus ha diviso gli italiani nell’Inno di Mameli, ma li ha uniti nella trasgressione. Cerimoniere soft per l’Inno nazionale è stato Mediaset che, in una trasmissione della napoletana Barbara D’Urso, con silenziosa indulgenza verso gli autori, ha organizzato un flash mob sui balconi, dai quali a Roma la gente ha cantato l’Inno d’Italia; a Milano la canzone scelta è stata “Azzurro” di Adriano Celentano, mentre nel sud, Palermo - dove avrebbero certamente preferito cantare l’Inno - è stato imposto di cantare “Nel blu dipinto di blu, volare” di Domenico Modugno.

Ipocrisia allo stato puro, ma così è.

Il ragionamento si fa più serio nel momento in cui si parla di trasgressione. I miei amici da sud a nord raccontano cose incredibili, per esempio: “In Italia sono tutti diventati maratoneti”. Anche il Governatore del Piemonte Alberto Cirio, al termine della sua quarantena, è stato colpito dalla quantità di persone osservate ancora in giro per le strade di Torino, nonostante i ripetuti divieti.

Eppure, sappiamo cosa accadeva nei nostri palazzi, città e paesi, laddove se c’era qualcuno che la mattina preferiva uscire in tuta per fare una corsa, o breve passeggiata, veniva osservato come un extraterrestre, anche se da molti anni le opinioni si sono un po' attenuate. Tuttavia, in questi giorni di coronavirus si osservano persone mai incontrare fuori casa e famiglie che neppure alla domenica frequentavano parchi e giardini.

La voglia di trasgredire ha unito gli italiani! Anzi li ha “riuniti” in un comportamento tipicamente “mafioso”, che al nord era stato fino a ora opportunamente dimenticato. Il primo pensiero del cittadino di fronte a una nuova legge non era di adeguarsi, ma di immaginare sempre il modo in cui trasgredire. Il concetto è rimasto tale nei secoli.

La storia ha poi avuto una diversa evoluzione, laddove al nord una classe politica “di tipo asburgico” aveva fatto sì che l’Italia fosse idealmente divisa fra legalità e illegalità del sud. Del resto, il passaggio dalla società feudale a quella borghese fu evidente in tutta Europa, ad eccezione dell’Italia meridionale che ancora oggi risente del parassitismo politico il quale ha prodotto la subalternità sociale che risulta davanti agli occhi degli osservatori più attenti.

Ma l’intera penisola era rimasta a lungo unita da un personale desiderio di trasgressione tipicamente mafioso che al nord viene oggi rimosso da cittadini, giornalisti e studiosi.

"Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai" è una tipica espressione mafiosa che i bravi dissero al povero don Abbondio. Non poteva essere migliore e autorevole descrizione del Manzoni nei “Promessi sposi” riguardo alla società malata, anche "sulle rive del lago di Como", dove “l'Innominato" era considerato il più potente “bandito” cui si rivolse Don Rodrigo perché facesse rapire Lucia dal convento di Monza in cui si era rifugiata.

La mentalità e la subalternità di quella cultura comune fra nord e sud subì una modificazione con l’avvento dell’Impero austriaco, mentre al sud era rimasta vive la cultura oppressiva del governo spagnolo.

Questo concetto, ben “confinato” dagli studiosi, al nord non viene gradito: l’indizio è in una esperienza personale attraverso la quale ebbi “l’ardire” di recensire un libro in cui parlavo “dell’Innominato” come antesignano letterario del concetto mafiologico, tratto da storia vera. D’altra parte, Manzoni è stato ora rievocato soltanto per descrivere la vita sociale a Milano al tempo della peste.

La vera mafia che ha generato la criminalità, di cui in Italia si occupano in tanti, nasce dalla trasgressione al rispetto delle norme sociali e sfuggire ai divieti, quei divieti attraverso i quali il coronavirus ha avuto il “merito” di riportare nord e sud alla medesima cultura della trasgressione.


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