CSM, Caso-Palamara, Alfonso Bonafede “Serve una risposta al Paese”, Gasparri si appella al Parlamento

Dopo lo tsunami che ha investito la magistratura italiana, CSM, ANM, le correnti interne alle procure, con tutto quello che si nuove dietro le intercettazioni telefoniche di Luca Palamara con noti giornalisti e giornali nazionali, il Ministro della giustizia, messo alle strette da questo vergognoso racconto della giustizia di casa nostra assicura che nei prossimi giorni presenterà la nuova riforma del CSM

di Pino Nano
Lunedì 25 Maggio 2020
Roma - 25 mag 2020 (Prima Pagina News)

Dopo lo tsunami che ha investito la magistratura italiana, CSM, ANM, le correnti interne alle procure, con tutto quello che si nuove dietro le intercettazioni telefoniche di Luca Palamara con noti giornalisti e giornali nazionali, il Ministro della giustizia, messo alle strette da questo vergognoso racconto della giustizia di casa nostra assicura che nei prossimi giorni presenterà la nuova riforma del CSM

Finalmente anche il ministro della giustizia Alfonso Bonafede scopre la vergogna che alberga in certi palazzi di giustizia, e soprattutto riconosce la tragica verità che viene fuori dalle intercettazioni di Luca Palamara, intercettazioni impietose ed emblematiche di uno stato di cose di cui il Paese deve avere terrore, intercettazioni che chiamano in causa magistrati e giornalisti, anche famosi, giornalisti e giornali, tutti insieme d’accordo a controllare pilotare e gestire inchieste promozioni e provvedimenti disciplinari a danno di altri magistrati.

Come si sentirà un giovane uditore giudiziario di fronte a questo scandalo che la dice lunga sul come la giustizia è stata amministrata per anni in questo Paese? “Il vero e proprio terremoto che sta investendo la magistratura italiana dopo il c.d. “Caso Palamara” impone una risposta tempestiva delle istituzioni. Ne va della credibilità della magistratura, a cui il nostro Stato di diritto non può rinunciare”.

E’ questo che scrive su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo il terremoto che ha investito la giunta dell’Anm in seguito alle ultime intercettazioni legate al “caso Palamara”.

“Nel mio discorso al Senato di mercoledì- aggiunge il ministro della giustizia- tra i progetti da cui ripartire nel settore della giustizia, ho fatto riferimento alla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura: adesso non si può più attendere”. Poi promette e assicura che questa settimana porterà all’attenzione della maggioranza il progetto di riforma, “su cui tra l’altro avevamo già trovato un’ottima convergenza poco prima che scoppiasse la pandemia.

Al centro del progetto – aggiunge Bonafede – ci sono: un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo; l’individuazione di meccanismi che garantiscano che i criteri con cui si procede nelle nomine siano ispirati soltanto al merito; la netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle c.d. ‘porte girevoli'”.

Finalmente ci sarebbe da dire. Finalmente anche il ministro Bonafede si ferma e riflette su quello che gli italiani hanno scoperto grazie a queste intercettazioni, e finalmente per la prima volta anche Bonafede parla di meritocrazia.

Solo ieri sera ospite di Massimi Giletti a “Non è l’Arena” il magistrato Alfonso Sabella ha raccontato di essere ancora un magistrato di primo grado (“Morirò giudice di primo grado”), di non aver fatto carriera per non essere iscritto a nessuna corrente, di aver ricevuto la sua settima valutazione professionale in grave ritardo rispetto ai colleghi del suo corso, magari iscritti e legati a doppio filo alle correnti interne della magistratura. Una vergogna di Stato.

Se ora Bonafede riuscirà a portare a casa la riforma di cui parla, allora c’è da sperare che magistrati che hanno dato la loro vita alla lotta contro il crimine, come Alfonso Sabella, potranno in futuro sperare di fare carriera in maniera onesta e trasparente. “Si tratta di leggi di cui si parla da decenni – sottolinea il Guardasigilli – innovazioni non rinviabili su cui le istituzioni non devono dividersi ma, al contrario, devono compattarsi. Anche perché non sono norme ‘contro’ la magistratura ma a tutela della stragrande maggioranza di magistrati che ogni giorno, con passione e professionalità, lavorano per la tutela dei diritti di tutti i cittadini. Sono quei magistrati che non meritano di essere trascinati in un vortice di polemiche che mira a fare di tutta l’erba un fascio”.

Nelle carte dell’inchiesta di Perugia, come tutti sanno, spuntano anche i nomi di molti giornalisti italiani, alcuni dei quali anche di punta e assai famosi in Italia. Ma nessuno ne parla, o meglio: a parlarne solo pochi giornali, e che in questi giorni stanno ricostruendo la verità storica, e per certi versi drammatica e deprimente, di questi anni.

Intercettazioni in cui – ripete oggi Maurizio Gasparri deputato di FI “si legge di come si rapportavano giornalisti di punta di Repubblica ad ambienti giudiziari secondo precise descrizioni di fatti e circostanze, tratte da intercettazioni riguardanti Luca Palamara. C’è la conferma – aggiunge testualmente il leader di FI- di come relazioni discutibili tra stampa e magistratura possano avere anche influenzato l'informazione.

Non c'e' soltanto la legittima ricerca di notizie- precisa ancora Gasparri- Ma si rileva una vera e propria strategia. Con Legnini che dice che bisogna risalire nelle gerarchie di Repubblica per avere un potere d'influenza.

Con Palamara che pare in grado di decidere anche quali notizie pubblicare e quando pubblicarle.

Nessuno dei grandi giornali si esprime? Maurizio Gasparri preannuncia quindi che il Caso diventerà un caso politico. e Istituzionale, che lui stesso porterà nelle sedi più appropriate perché “vicende sconcertanti che dovremo portare sia nelle sedi parlamentari, cosa che farò certamente, che in quelle del mondo del giornalismo, ove dovranno essere pubblicamente discusse”.


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