Eleonora Daniele “Gianni Versace for ever”

25 anni fa a Miami veniva ucciso il più grande stilista di tutti i tempi, Gianni Versace.

di Pino Nano
Venerdì 15 Luglio 2022
Roma - 15 lug 2022 (Prima Pagina News)

25 anni fa a Miami veniva ucciso il più grande stilista di tutti i tempi, Gianni Versace.

“Ho conosciuto la storia dei Versace perché il fratello di Gianni, Santo Versace me l’ha raccontata durante un’intervista a Storie Italiane, su Rai Uno. La cosa che più mi ha colpito è stata come questa famiglia sia riuscita insieme a costruire un impero della moda internazionale / una vera colonna del nostro made in Italy italiano. Una famiglia che si è rimboccata le maniche e ha ideato un marchio raccogliendo le proprie tradizioni e facendole diventare un’impronta di successo in tutto il mondo. Il ricordo di Santo Versace sul suo amato fratello e stato davvero molto emozionante e mi ha fatto rivivere tutto l’amore è l’affetto che c’è stato verso questo grande Stilista, icona di stile”.

Questo il ricordo commosso e avvolgente di una delle “signore” della TV italiana, Eleonora Daniele che considera Gianni Versace, alla stregua di tantissimi altri grandi protagonisti del mondo dello spettacolo, del cinema, della cultura e del giornalismo una icona mondiale.

Come Eleonora Daniele, anche la sorella Donatella Versace. Maggio scorso, nessuno se lo sarebbe mai aspettato, ma Donatella Versace accetta l’invito di raccontare suo fratello Gianni e sé stessa a Fedez e Luis Sal. Accade nel corso di una trasmissione che va in onda su You Tube, Muschio Selvaggio, e che la critica che più conta indica oggi come uno dei programmi più seguiti dalle nuove generazioni, un format veloce, interessante, innovativo e soprattutto intrigante dall’inizio fino alla fine.

Racconta Donatella Versace: “Contraddicevo sempre mio fratello e lo spingevo a fare cose nuove, ero la sua cassa di risonanza. Siamo una famiglia del sud e in quegli anni quelli del nord si consideravano più colti e sofisticati. Peccato che noi del sud avevamo il coraggio di rompere le barriere. Gianni amava pazzamente le donne e non voleva vederle grigie. Per noi la parola bon ton non è mai esistita".

"Quando gli altri stilisti, con tutto il rispetto, avevano i deejay alle sfilate, noi avevamo Prince. La moda era elitaria negli anni 90, adesso ha e deve avere un ruolo politico. La moda vive su instagram, oggi si vende con l'ecommerce. In qualche modo si è democratizzata. Che un ragazzo vada in boutique oggi è anacronistico".

Donatella Versace è un fiume in piena: “I primi anni di Versace a Milano furono difficilissimi. Lì ci stavano le signore perfettine e Gianni veniva criticato. Gli dicevano che faceva i vestiti per le zoccole. Io gli dicevo di fregarsene, perché la verità è che creava abiti per le donne che non hanno paura della propria femminilità".

Poi, parlando della grande dinastia dei Versace aggiunge: "L'artista che mi ha ispirato di più è stato Prince. Creò una colonna sonora per una sfilata quando Gianni era ancora vivo. Lui era in studio e io al telefono. Inserì in questo brano tutti i nomi delle supermodelle di allora che sfilavano e il ritornello diceva "pussy control" (pussy in inglese definisce in modo colloquiale l'organo genitale femminile, ndr). Alla sfilata Gianni mi chiede "ma cosa dice?" E io gli risposi "ma no, stai tranquillo parla dei gatti, pussycat".

L’8 luglio scorso al Corriere della Sera Donatella Versace torna invece a parlare di Gianni Versace, “mio fratello” e lo fa con la dolcezza di sempre, un racconto a tratti struggente e a tratti romantico come solo lei ci ha abituato ormai da sempre.

“Si avvicina il 15 luglio e come ogni anno, anche se faccio di tutto per distrarmi, lo rivivo esattamente come il 15 luglio del 1997, uno shock incredibile, un dolore inimmaginabile. Essere così lontana da lui… Lo ripenso come se fosse accaduto solo ieri. È stato un dolore troppo forte.”

Dice ancora: “La morte di mio fratello è stata l’esperienza peggiore che io abbia mai vissuto. È impossibile descrivere come mi sono sentita e la sofferenza passata in quel momento. La perdita di Gianni è stata privata, ma anche pubblica: io ho perso mio fratello, le persone hanno perso un genio creativo. Non c’è giorno che io non pensi a lui”.

“Dopo 20 anni, ho imparato a convivere, in automatico, con la sua assenza. All’inizio è stata dura, durissima. Ho vissuto il mio dolore sotto gli occhi del mondo, ma con il passare del tempo, soprattutto con il lavoro, ce l’ho fatta. Con la Tribute Collection (la collezione a 20 anni dalla morte di Gianni Versace, nel settembre del 2017 ndr) è stata una catarsi. È stata la svolta, e sempre davanti a tutti. Quel giorno in un certo senso ho affrontato i miei demoni, la perdita di Gianni, ma anche le mie insicurezze che mi bloccavano nel continuo confronto con mio fratello”.

Donatella Versace chiude la sua intervista al Corriere della Sera così: Lui è sempre nei miei pensieri, in modo diverso rispetto ai primi anni, però c’è. Penso sempre a cosa direbbe sulle mie collezioni, il suo giudizio per me è importante, nonostante sia consapevole che non ci sia più». Una pausa, e il dolore riaffiora, nella voce. «La gente non ha idea, se non quando lo prova, di cosa ti attraversa quando perdi una persona che è la tua metà. Non sentivo più emozioni, nel bene e nel male, ero come intorpidita, ci sono voluti anni prima di ricrearle dentro di me, per vedere un orizzonte. E il dolore non passerà mai, ti adatti alla vita, ma quella cosa resterà per sempre”.

25 anni dopo la sua morte Gianni Versace rimane nel cuore del mondo, perché ha ragione Eleonora Daniela “Lui fa parte del mondo, una icona che non conosce confini o paragoni”.

 


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