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Don Angelo Corvo non approva alcune azioni intraprese da altri preti

di Luigi Nanni
Venerdì 20 Marzo 2020
Nardò (Lecce) - 20 mar 2020 (Prima Pagina News)

Don Angelo Corvo non approva alcune azioni intraprese da altri preti

Sarà stato per il difficile momento in cui viviamo, se l’intervento del nostro Don Angelo Corvo non abbia poi avuto la vasta eco che invece avrebbe meritato e altre questioni abbiano preso il sopravvento. Presumibilmente, lo stesso Don Angelo si aspettava qualche riscontro in più di quanto sia apparso sulla stampa locale e nazionale. D’altra parte, argomentando, forse pleonastico per quanti hanno plaudito al suo intervento e accolto pienamente le sue parole. In questo caso, il silenzio come condivisione e piena accettazione. Va bene così. E nemmeno di segno diverso, anche se è filtrato qualche spiffero, forse stupore, soprattutto da quei fedeli e praticanti che, letto quanto scritto, hanno ravvisato una verve polemica che riguarda ministri di culto “richiamati” per la spettacolarizzazione dei loro interventi, soprattutto in questo periodo di messe “sine populo”, l’espressione con cui le rubriche autorizzano in date circostante (e, questa, è certamente una di quelle), la celebrazione della Messa senza la partecipazione dei fedeli. Dunque, l sacerdote che celebra da solo. Detto in breve, a Don Angelo non sono piaciute certe stravaganze (“messe registrate in finta solitudine”, “selfie con il Sacramento”, “statue di Santi dai variegati superpoteri messi in mostra come i manichini nelle vetrine dei negozi”, “passeggiate plateali in piazza”, con evidente allusione a preti vicini e lontani. Il pettegolezzo li indica vicini più che lontani. Ovviamente, Don Angelo ha tutta l’autorità morale e sapienza teologica per intervenire, con parole forti e sofferte, quelle che sempre accompagnano il sacerdote nella sua missione. E tuttavia, il piglio è parso urticante, oscillando dal richiamo all’accusa velata. Inoltre fa riflettere la precisazione dell’imprimatur avuto dal vescovo Fernando Filograna (il testo del sacerdote viene presentato nella chat di comunicazione del presbiterio dell’intera diocesi), a significare che si tratta non di semplice esternazione quanto di materia che impegna l’intero presbiterio. Il che, però (in conseguenza di quanto scritto), fa scaturire visivamente (potere dell’immaginazione) due “fronti” contraddistinti. Detto con levità, da una parte il nostro Don Angelo e il Vescovo, dall’altra, idealmente, i “bersagli” o “reprobi” come si vorrà chiamarli. E, sempre proseguendo con leggerezza, la “contesa” potrebbe richiedere un chiarimento definitivo. E che riguarda quei “reprobi” che hanno celebrato la Messa con gli amplificatori, per aver portato qualche Santo in giro. Non a tutti ciò è piaciuto, non soltanto a Don Angelo. Però ricordiamo che giusto l’altro giorno Papa Francesco, a proposito di tali eccentriche manifestazioni, ha ringraziato i sacerdoti per la loro creatività. E, dunque, parlare di “narcisismo clericale” come dice Don Angelo, “di fare a gara a chi si inventa le trasmissioni in streaming più sensazionali”, “urlare le nostre preghiere tramite gli amplificatori esterni, certamente farà piacere a qualche nostro fedele”, a taluni è parso poco indulgente per chi si è abbandonato a pratiche, cioè materia che resta “interna” al mondo della Chiesa. Perché poi, allargando lo sguardo a temi più generali , di etica e costume, Don Angelo dice tanto altro, parlando di “trasmissioni nelle quali si fa a gara a inventarsi il palinsesto più spettacolare e strappalacrime. Tavolta sì, un vero e …sacrosanto atto d’accusa. Ugualmente attenta la sensibilità espressa da Don Angelo sul fatto di poter mancare di rispetto al senso ecumenico del sentire comune (sempre a proposito di urlo e amplificatori nelle preghiere) “se in qualcuna delle case abitasse un non credente o un musulmano”). Domanda legittima ma che viene superata nella sostanza, diciamo così, dagli eventi. Lo stesso Papa Francesco ha sempre messo sullo stesso piano ogni persona che si rivolga al proprio Dio. Dunque, non si rivolge solo ai cristiani .E succede certo in Italia, dove vige la libertà di culto ed, esemplificando, agli stessi musulmani citati da Don Angelo che, oltre a pregare nelle loro moschee riescono a farlo a casa e altrove, nelle stesse fabbriche dove tanti imprenditori hanno loro riservato lo spazio-preghiera. Ed è proprio in questi giorni di terribile pandemia, che in tanti paesi del mondo si starà pregando il proprio Dio. E, purtroppo per noi, nelle tante lingue che non conosciamo.


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