Giulia Cecchettin, Rocco Turi avverte:“Nessuna attenuante per chi l’ha uccisa”
Il Sociologo Scrittore Rocco Turi avverte lo Stato “L’occasionalità del gesto di origine psichiatrica fa parte di una personalità assolutamente normale per cui la legge italiana non dovrebbe prevedere alcuna attenuante”.
di Rocco Turi
Martedì 21 Novembre 2023
Roma - 21 nov 2023 (Prima Pagina News)
Il Sociologo Scrittore Rocco Turi avverte lo Stato “L’occasionalità del gesto di origine psichiatrica fa parte di una personalità assolutamente normale per cui la legge italiana non dovrebbe prevedere alcuna attenuante”.

Si facciano pure lezioni di “educazione all’affettività” rivolte agli studenti con l’obiettivo di eliminare la violenza sulle donne; ormai le scuole sono diventate “progettifici” e un progetto in più cambia poco. Soprattutto, un programma di “educazione all’affettività” non risolve il problema del femminicidio, fenomeno tipicamente italiano.

In tanti si esercitano ad indicare come la violenza sulle donne abbia un’origine patriarcale, ma altri la buttano in politica; il Pd, ad esempio - ormai scatola vuota della politica italiana, guidata da una inspiegabile segretaria - attraverso molti dei suoi rappresentanti, addossa strane colpe al Governo Meloni, ma il suo obiettivo, con credibilità pari a zero, è di opporsi a priori ad ogni scelta di questo Governo. Anche Elena Schlein, ineffabile Segretaria del “nuovo” Pd, parla di “cultura tossica del patriarcato e della sopraffazione” che, per associazione di idee, tira in ballo il Governo in carica da un anno.

Altri, della stessa area d’influenza, per spiegare l’omicidio di Giulia Cecchettin, attraverso un astruso percorso si arrampicano addirittura alla politica internazionale allo scopo di affermare che i valori occidentali rivendicherebbero il diritto di dominio sul mondo e che, all’interno di questa logica, l’uomo assumerebbe il vantaggio di prevaricare sulle donne, da cui la violenza e il femminicidio. Facile controbattere che infrangere l’etica come noi la concepiamo nei confronti delle donne non è solo “patrimonio” dei valori occidentali ma soprattutto di quelli orientali. Soprattutto, è necessario spiegare che pur essendo veri alcuni concetti storici generali che partono da lontano e valgono per epoche precedenti - quali il patriarcato e la logica del maschilismo, mostrati addirittura come fenomeno globale - essi non spiegano perché mai oggi la violenza abbia superato i limiti del passato, oltre il quale non ci sia ritorno.

Le statistiche internazionali sulla violenza alle donne offrono risultati che condannano l’Italia piuttosto che altre nazioni e pertanto, ancora una volta, decade l’interpretazione astrusa di alcuni intellettuali saccenti e boriosi che partono da lontano per riuscire a non spiegare alcunché.

Il problema della violenza alle donne è più ristretto e tutto italiano in cui si parla di “cultura dello stupro”, slogan buono per fare un titolo ma non corretto, anche perché non sempre lo stupro viene messo in atto e non sempre porta alla “violenza finale”, al femminicidio per intenderci. Tuttavia c’è qualcosa che solo in Italia include trasversalmente la cultura maschile: è quella “predatoria”, intesa come avidità e bramosia. Pertanto, il problema italiano della violenza sulle donne, che ha portato anche ad una legge cosiddetta sul “femminicidio”, non è di carattere politico che è il più semplice da tirare in ballo quando lo si vuole strumentalizzare; esso è latente e subdolo ed eminentemente sociale.

 

In Italia sono uomini seduti al bar - si fa per dire “al bar”, ma in ogni contesto - per cui al passaggio, o in presenza delle donne, c’è sempre qualcuno avvezzo ad esprimersi con apprezzamenti sessisti; questo è considerato “metodo obbligatorio” per non destare sospetti sulla propria mascolinità. “Parlare di donne” è uno stereotipo tipicamente italiano. Personalmente svolgo attività internazionale, conosco migliaia di persone in tutti i contesti sociali e mai ricordi di essere stato coinvolto in discorsi del genere, tanto comuni in Italia; mai che un amico, collega o conoscente all’estero si sia avventurato a fare apprezzamenti nei confronti di una donna; mai che in qualsiasi nazione da me frequentata in tanti anni abbia personalmente appreso che la carriera di una donna sia stata condizionata in maniera equivoca dalla presenza di un uomo, come avviene in Italia. Inutile a questo punto elencare i contesti in cui queste logiche maschiliste e predatorie trovino il loro humus favorevole.

Ciò che accade in tv è semplicemente clamoroso, è sufficiente osservare le trasmissioni televisive, i telegiornali, la pubblicità e lo spettacolo di intrattenimento, come attraverso le inquadrature non ci sia motivo per zoomare sulle parti intime, sulle gambe delle donne e lungamente puntare l’obiettivo sul loro sedere, piuttosto che sul totale. Provare a interpretare la logica “predatoria” dell’operatore per capire come quelle immagini facciano la gioia del montatore e del giornalista o conduttore che curi il programma.

Eclatante è una trasmissione sportiva italiana nel corso della quale una ragazza è messa apposta come oggetto in primo piano per dare la possibilità all’operatore di inquadrarla frequentemente in tutti i suoi particolari “sessisti” per il presunto “piacere” - a parere dell’operatore e dell’intera organizzazione - del pubblico e favorire lo share. Insomma, è tutta una logica maschilista che come catena di montaggio costruisce il machismo italiano, già “famoso nel mondo” attraverso la becera vulgata ed i film di Alberto Sordi e non solo; ecco perché questa tipologia di uomini dallo stereotipo italiano è possibile trovarla solo in Italia.

Non a caso, sono soprattutto le trasmissioni sportive ad essere contagiate da una perversa logica sessista; chi non ricorda gli ultimi Campionati mondiali di nuoto in cui i telecronisti si siano lasciati andare a commenti vergognosi nella volgare logica che osservando certe inquadrature delle atlete sia obbligatorio chiosare “da uomini”? Tuttavia, cosa più eclatante fu “l’allarme sessismo” lanciato in occasione del Campionato Mondiale di calcio a Mosca 2018 quando, in piena manifestazione, la Fifa fu costretta a invitare le televisioni a non indugiare “sulle inquadrature di giovani e attraenti supporters”.

La reazione della stampa italiana fu il silenzio nei telegiornali e nelle trasmissioni sportive, ma non solo. Qualcuno reagì con la critica, dimostrando quanto detto finora sul becero sessismo tipicamente italiano.

A parere della nostra stampa - che osò reagire negativamente all’imposizione della Fifa - “non si potranno ammirare in tutto il loro splendore quelle donne di ogni latitudine accomunate dal linguaggio più universale e inclusivo che ci sia: il linguaggio del corpo. Quelle meravigliose rotondità che neppure la rotonda imperscrutabilità del pallone ha mai potuto mettere in discussione nella mente di ogni maschio che si rispetti…”. L’articolo prosegue con altre “perle”, anche più clamorose di carattere sessista, tuttavia è il caso di soffermarsi sulla locuzione “ogni maschio che si rispetti” appena riportato.

Proprio così, il “maschio che si rispetti” è tipicamente il maschio italiano che “davanti al bar e dovunque sia, non può e non deve” esimersi dall’esprimere apprezzamenti al cospetto delle donne.

Gli uomini italiani intendono così la vita. Sono tutte pratiche che io mai abbia osservato in quarant’anni di esperienza straniera. Al contrario, dopo il monito della Fifa, ciò che in Italia è apparso evidente è stato il silenzio o l’abbassamento dei toni da parte della stampa che poco o niente abbia fatto trapelare dello scandalo ai Campionati mondiali di tuffi o al Campionato mondiale di calcio a Mosca 1918.

Ecco perché un programma di educazione all’affettività nelle scuole non risolve il problema; in questa logica entrano in gioco interessi economici che bypassano l’educazione, per cui il machismo basato sulla logica predatoria rimarrà sempre uno stereotipo italiano.

Ben diversa cosa è in Svezia e in altre nazioni europee come Francia e Ungheria, laddove il contrasto al sessismo viene messo in atto nell’infanzia in una cultura storicamente già di per sé paritaria fra uomo e donna, fra adulti e bambini. Questo è il motivo per il quale mai nessun italiano sentirà uomini stranieri “parlare di donne”.

In questi giorni in Italia piangiamo la morte per femminicidio della povera Giulia Cecchettin. Solo un insano di mente avrebbe potuto ucciderla, ma questo non vuol dire avere pietà per un assassino sebbene fortuito e imprevisto. L’occasionalità del gesto di origine psichiatrica fa parte di una personalità assolutamente normale per cui la legge italiana non dovrebbe prevedere alcuna attenuante.

 

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