I RICORDI DI PPN NEWS: 23 maggio 1992, muore #GiovanniFalcone e al #CSM #ClaudioMartelli dice….

Il 23 maggio 1992 alle 17.58 sull'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, nei pressi dello svincolo per Capaci, la deflagrazione di oltre 500Kg di esplosivo provocavano la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo (magistrato anche lei) e di tre agenti addetti alla sicurezza del magistrato (Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani).

di Pino Nano
Sabato 23 Maggio 2020
Roma - 23 mag 2020 (Prima Pagina News)

Il 23 maggio 1992 alle 17.58 sull'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, nei pressi dello svincolo per Capaci, la deflagrazione di oltre 500Kg di esplosivo provocavano la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo (magistrato anche lei) e di tre agenti addetti alla sicurezza del magistrato (Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani).

Oggi è un giorno solenne per la storia del Paese. Se non altro perché oggi il Paese ricorda uno dei suoi uomini migliori, Giovanni Falcone. Vogliamo ricordarlo anche noi, e lo facciamo “utilizzando” quello che questa mattina pubblica sul suo sito istituzionale il Consiglio Superiore della Magistratura, riproponendo – e ha fatto benissimo a farlo- il discorso importante che subito dopo la morte di Falcone fece Claudio Martelli, allora Ministro della giustizia, ma che nel frattempo era anche diventato uno dei suoi amici più veri. Era l'assemblea plenaria straordinaria del Consiglio Superiore della Magistratura, convocata presso la Corte di appello di Palermo il 25 maggio 1992, e a presiederla c’era dal Presidente del Senato Giovanni Spadolini, in qualità di Presidente supplente della Repubblica. In quella sede e in quella occasione il Ministro della Giustizia Claudio Martelli ricordava l’amico e magistrato Giovanni Falcone in questa maniera. “Un anno fa, appena nominato Ministro della Giustizia chiesi ad un giudice valoroso e famoso di venire al Ministero perchè desse al Governo, allo Stato, a tutta la comunità nazionale il contributo della sua esperienza”. “Un anno dopo do l'estremo saluto a quel giudice valoroso e famoso a Francesca Morvillo, sua splendida compagna, ad Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani i tre bravi poliziotti, abituale e fidata scorta del giudice. Giovanni Falcone è stato per anni il simbolo della lotta dello Stato italiano contro la mafia. Molti in Italia hanno condiviso le sue scelte investigative e processuali. Molti hanno cercato di sviluppare le sue intenzioni, molti hanno sostenuto il suo impegno. Anche all'estero poliziotti e magistrati hanno fruito del suo bagaglio di conoscenze incrementando la cooperazione internazionale nella lotta al narcotraffico alle associazioni di stampo mafioso. Per tutta la gente onesta di questo Paese, Giovanni Falcone è stato un punto di riferimento certo, un unomo in cui credere per avere ancora fiducia nelle nostre povere istituzioni" sottolineando inoltre che "Se nella babele delle polemiche, delle insinuazioni, dei sospetti, delle contestazioni, altri sbagliano, la mafia non sbaglia nell'individuare i suoi veri nemici e Giovanni Falcone per la mafia era il nemico numero uno. Per questo è stato colpito con micidiale ferocia colui che aveva portato alla sbarra la cupola palermitana ed aveva saputo far convergere attorno al proprio impegno un più vasto movimento di popolo e di opinione, di uomini responsabili e di gente comune scardinando muri di omertà con un lavoro privo di sostegno spendendo una giovinezza intera blindato nel proprio ufficio [...] Ora non v'è più spazio per le polemiche anche se rinnovarle non è il miglior omaggio alla verità. Ora occorrono risposte inequivoche, ora occorre la conferma della solidarietà e della cooperazione istituzionale, sociale, investigativa; ora occorre una più profonda consapevolezza che il potere mafioso non si sconfigge con parole di occasione, con le dietrologie di chi scambiando mafia e terrorismo oggettivamente si fa autore di depistaggi di opinione e del comune sentire prima ancora che delle investigazioni. Giovanni Falcone non ha perduto la sua battaglia, non solo perchè il mondo intero ha conosciuto il suo valore, le sue capacità ed i suoi meriti quando era ancora in vita ma perchè ci lascia una lezione dalla quale tutti possiamo imparare, Una lezione di serietà, di sobrietà, di professionalità: la capacità di guidare gli uomini, gli uomini della magistratura, gli uomini delle forze dell'ordine in una lotta più risoluta alla mafia...”.


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