Il Covid-19 a Stoccolma, Giovanni De Maria “Niente tamponi, niente quarantena, nessuno stato di emergenza” - ESCLUSIVA- 2

Prosegue il reportage scritto per noi un giovane laureando in ingegneria all’Università di Bologna, che vive a Stoccolma per un Erasmus al KTH-Royal institute of Technology, uno dei centri di ricerca più famosi al mondo.

(Prima Pagina News)
Mercoledì 15 Aprile 2020
Roma - 15 apr 2020 (Prima Pagina News)

Prosegue il reportage scritto per noi un giovane laureando in ingegneria all’Università di Bologna, che vive a Stoccolma per un Erasmus al KTH-Royal institute of Technology, uno dei centri di ricerca più famosi al mondo.

di Giovanni De Maria

Stoccolma è la città più colpita della Svezia (10 milioni di abitanti), con più di 4500 casi su un totale di undici mila contagi. Il problema grave è che non vengono effettuati tamponi, a meno che non si abbiano gravi problemi respiratori e si finisca in ospedale.

Questa forse è uno dei fattori che preoccupa tutti gli studenti all’interno della residenza, in quanto nel caso in cui una delle persone che abita qui dovesse essere contagiato, non verrebbe effettuato nessun test a meno che non finisca in ospedale. Il governo in generale non ha nemmeno il potere di effettuare delle azioni drastiche è repentine. In primis non ha alcun potere sul sistema sanitario, che è un ente completamente autonomo ed indipendente.

In secondo luogo, a differenza di altre nazioni, non esiste lo stato di emergenza, per non concedere troppo potere ad un singolo governo che potrebbe abusarne, e quindi tutte le leggi devono passare prima dal parlamento.

Vietare alle persone di poter uscire di casa è un ostacolo non indifferente da scavalcare; all’interno della costituzione svedese vengono spese molte parole sulla libertà delle persone e sul self-control.

In generale la linea di azione è quella di fornire delle raccomandazioni, che vengono seguite dalla maggior parte delle persone, essendo un popolo molto rispettoso e ligio, ma che non forniscono alcuna protezione all’interno di negozi, supermercati, mezzi pubblici e luoghi affollati.

Come accennato nelle righe precedenti, tutti gli esercizi continuano ad essere aperti e frequentati, così come tutti i mezzi pubblici sia all’interno della città che sul tutto il territorio nazionale. Sono state molte le persone che in questi giorni di Pasqua hanno effettuati gite fuori porta, raggiunto le case vacanza e che si sono riversate nei parchi.

La percezione è quindi quella di insicurezza generale e di entrare in contatto, ad esempio al supermercato o appena si esce di casa, con persone che abbiano contratto il virus e quindi di poter a nostra volta contagiare altre persone.

È difatti impossibile, sia da metà febbraio, trovare le mascherine e qualora uno l’indossasse, come sono solito fare al supermercato, si diviene subito oggetto di sguardi di biasimo e frasi di disapprovazione, nonostante sia pratica comune in tutti gli stati per evitare il contagio. Al momento, a Stoccolma sono deceduti circa mille e duecento persone di cui il 33% composto dalle persone over-settanta che sono state contagiate.

È doveroso dire che per quanto riguarda i posti in terapia intensiva, sono aumentati nelle ultime settimane di un numero considerevole.

In centro città è stato convertito un centro fieristico in ospedale, dedicato esclusivamente ai pazienti Covid-19. Leggevo sul giornale che anche in medici stanno iniziando a pubblicare le loro lamentele, riguardo la mancanza sia di linee guida su come gestire i pazienti, sia sulla mancanza dispositivi di protezione dove il governo a dichiarato che “i dispositivi di protezione individuale, se troppi, potrebbe ostacolare i movimenti di medici ed operatori sanitari”.

Anche la mia università, come quasi tutte, si è attivata per fornire gli insegnamenti online. Quindi al momento siamo in casa e seguiamo le lezioni online da remoto.

L’università non ha fornito ulteriori indicazioni, se non quelle di cercare di evitare il più possibile i contatti con le altre persone. Ha offerto la possibilità di poter continuare le lezioni a distanza anche a coloro che decidono di rientrare nelle proprie città di residenza e di concludere in maniera anticipata il contratto dell’appartamento.

Bisogna considerare che il numero di studenti stranieri è veramente alto; quasi la totalità degli studenti non è svedese e quindi anche le residenze si sono svuotate. Non vi è più il clima di internazionalità e di scambio, di confronto fra le diverse culture, fra i diversi popoli e i diversi metodi di insegnamento. Si cerca per quanto possibile, di rimanere nei rispettivi appartamenti o comunque di avere relazione soltanto con i vicini.

Abbiamo avuto inoltre, contatti con l’ambasciata italiana che ha sede a Stoccolma, la quale ha consigliato a tutti noi di rimanere per quanto possibile nelle rispettive residenze universitarie e di non affrontare il viaggio verso l’Italia, che potrebbe costituire un rischio per la saluti di tutti.

La mia famiglia stessa mi ha consigliato di restare e di non affrontare il viaggio, anche se preoccupata per la mancanza di restrizioni e la quasi assenza di test sulle persone. A breve il governo dovrebbe varare un nuovo decreto che permetta di poter agire in maniera rapida per poter rispondere alle esigenze che questa emergenza richiede, con l’opzione che sia comunque il parlamento ad approvare, nei giorni successivi la ratifica, tutte le azioni intraprese dal governo.

Non credo che vi saranno restrizione drastiche come la quarantena, ma al massimo le chiusure di negozi e ristoranti e, di tutti gli esercizi commerciali nel quale non vengono venduti prodotti di prima necessità.

Si continuerà dunque a vivere in un contesto che non trasmette fiducia e con un governo che non prende posizione, che non emette linea guide ben precise ma solo raccomandazioni, che effettua i test soltanto ai moribondi e cosa ben più importante che non sia trasparente riguardo i numeri dei contagiati.


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