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Il giornalista Gregorio Corigliano, per lunghi anni storico Inviato Speciale della RAI ricostruisce e ricorda qui la sua prima intervista al giudice antimafia Nicola Gratteri: da allora sono trascorsi 30 anni esatti.
Il giornalista Gregorio Corigliano, per lunghi anni storico Inviato Speciale della RAI ricostruisce e ricorda qui la sua prima intervista al giudice antimafia Nicola Gratteri: da allora sono trascorsi 30 anni esatti.
“Il 24 aprile del 1989, da giudice istruttore del Tribunale di Locri, Nicola Gratteri fece arrestare per peculato aggravato e interesse privato in atti di ufficio, l’assessore regionale alla forestazione. L’esponente politico fu rimesso in libertà provvisoria per mancanza di esigenze cautelari, il 27 giugno dello stesso anno.
Lo evinco dai testi da me scritti per il Tg1 e che ancora conservo. A distanza di trent’anni esatti, lo stesso Gratteri, ma da una postazione di maggior rilievo e responsabilità, quella di Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, fa arrestare oltre 300 persone, tra boss, imprenditori e politici. Nell’89 il magistrato aveva poco più di 30 anni, oggi ne ha il doppio.
È cambiato, al di la del ruolo in magistratura, qualcosa nell’impegno di Gratteri? Certo che no, senza far riferimento a tutte le altre operazioni dirette e coordinate dallo stesso magistrato di Gerace.
Quella determinazione aveva, la stessa determinazione ha. Ha certamente maggiore esperienza, frutto degli anni di fatica all’interno di vari palazzi di giustizia, sempre calabresi, per scelta. Stavolta, però, sarà per il ruolo delle persone coinvolte, sarà per il numero, il plauso e l’applauso sono stati, di minore risonanza.
E’ stato lo stesso Gratteri a rilevarlo quando ha parlato di rilevanza mediatica non adeguata allo spessore di Rinascita-Scott, dal nome dato all’operazione. Non si comprendono appieno le motivazioni.
C’è stata, e meno male, la presa di posizione, ferma e decisa, dei magistrati calabresi che hanno intravisto nelle accuse rivolte all’inchiesta un non tanto larvato tentativo di una delegittimazione e di un isolamento che, per esempio in Sicilia, ha portato disastri, rovine, lutti. Basti ricordare il “caso Giovanni Falcone”.
Ecco che la giunta dell’associazione magistrati è uscita allo scoperto in difesa di Nicola Gratteri esprimendo “profondo sconcerto per alcuni commenti apparsi di recente in rete e sulla stampa”.
All’interno dello stesso Palazzo di giustizia, addirittura. C’è un procedimento che, positivo o negativo, si attende dall’organo di autogoverno dei magistrati perché “non è accettabile la impropria personalizzazione dell’operazione che, giusto per ricordarlo, ha trovato fondamento in un’ordinanza cautelare emessa da un Giudice per le indagini preliminari, a seguito della richiesta della Procura.”
Ed allora se il Gip, non accetta le richieste della Procura, evviva il Gip.
Se le accetta, “sono della stessa pasta”, lavorano fianco a fianco, si sono messi d‘accordo. Ed è, obiettivamente, altrettanto grave, che all’operato della magistratura vengano attribuite finalità politiche e comunque ulteriori rispetto a quelle del solo perseguimento del reato.
Insomma, la sezione calabrese dell’Associazione magistrati, non ha avuto peli sulla lingua nel chiedere che venga lasciato in pace Gratteri.
Come è giusto che sia. E sul fronte politico di grande rilievo? E’ intervenuto solo Matteo Renzi, verso il quale lo stesso Gratteri non è stato molto tenero, dopo la breve parentesi del serio tentativo dell’ex presidente del Consiglio di portare il magistrato calabrese alla guida del Ministero di giustizia.
Ero presente a Scalea, quando Renzi invitò Gratteri ad un colloquio privato per comunicargli di persona la volontà dell’esponente di governo di affidargli il ministero di Via Arenula. Renzi non parlò, allora, con nessuno, men che meno lo ha fatto Gratteri.
Si intuiva perché la volontà di Renzi era già nell’aria. E Renzi non è calabrese, e Gratteri non è toscano. Pur sottolineando di essere garantista per definizione sempre, Renzi, anche in questa circostanza, ha sottolineato come le condanne saranno tali solo se e quando passeranno in giudicato con decisione della Cassazione.
Ci mancherebbe! Questo non ha impedito al politico fiorentino di rilevare come Gratteri vada difeso contro tutto e tutti, perché è una persona che vive con onestà e passione la sua vocazione di magistrato. Gli interventi di altri singoli parlamentari lasciano il tempo che trovano.
E si capisce bene il perché. La vocazione di magistrato di Gratteri: ricordando le sue radici, i suoi genitori, i loro sacrifici, i compagni di scuola, la sua terra, in un articolo “Pari brutto”, il magistrato di Gerace ha affermato di “aver sempre avuto in mente di fare qualcosa per la sua terra, di aver sempre odiato i prepotenti” e, forse per questo, gli è balenato per la testa di fare il magistrato.
Racconta quanto e come ha studiato, di ave superato lo scritto arrivando diciassettesimo su dodicimila candidati, le raccomandazioni della mamma, lo sguardo del padre.
Dove andare? I posti liberi erano a Venezia, Brescia, Torino. Lui, però decise di rimanere “dove sono nato”! “Ho deciso di restare, pur sapendo andare incontro a molte privazioni: Non mi sono mai pentito!”
Dopo l’arresto dell’assessore regionale, le minacce al telefono, le lettere minatorie, colpi di pistola contro l’abitazione della fidanzata “stai per sposare un uomo morto”.
Nervi saldi e avanti. Come sta facendo adesso. “Ormai sono abituato, con la morte bisogna convivere”. Quando è morto mio padre non mi hanno consentito di andare neanche al funerale.
Quella in trincea – e quella di Gratteri lo è certamente- è una vita di rinuncia. Mai un cinema, un bagno, una partita di calcio. Coltiva la terra, lo ha rivelato anni ed anni fa Vittorio Zucconi, il giornalista scrittore di grande livello, che lasciò New York per intervistare Gratteri, la cui fama, è noto, ha varcato l’Oceano.
L’importante chiosa il magistrato calabrese, che può anche fare errori di valutazione: “è addormentarsi con la coscienza a posto”. Rifacendosi al giurista Hans Kelsen, Nicola Gratteri chiude: “la felicità sociale si chiama giustizia, qualcosa che bisogna costruire giorno per giorno “! Questo è il Gratteri che conosco da più di trent’anni!”
(Gregorio Corigliano )