L'idrossiclorochina, sospesa a luglio dall'Agenzia italiana del Farmaco, è stata riabilitata dal Consiglio di Stato. Con una decisione storica i giudici di Palazzo Spada hanno accolto il ricorso del comitato di scopo per la terapia domiciliare del covid-19 presieduto dall'avvocato Erich Grimaldi.
Anche se sarà a pagamento perché non rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale, ora i medici di famiglia potranno prescrivere il medicinale antimalarico ai pazienti a casa in modo da cercare di evitare l'aggravarsi della malattia e l'eventuale loro ricovero in ospedale.
E' una grande vittoria per il gruppo facebook #terapiadomiciliarecovid19 che, da mesi, si batte per la somministrazione tempestiva di determinati medicinali tra cui, appunto, il Plaquenil, e per spingere le Regioni a garantire l'assistenza sanitaria a domicilio. C'è ancora infatti da colmare l'enorme vuoto delle cure a casa dei pazienti meno gravi.
Il gruppo #terapiadomiciliarecovid19 sta facendo un lavoro enorme cercando ogni giorno di dare risposte a centinaia di italiani lasciati soli a combattere contro il virus.
Sulla pagina facebook, moderata dall'avvocato Grimaldi, si leggono quotidianamente storie di malasanità e richieste di aiuto di persone positive al coronavirus che non avendo un valido sostegno dalla medicina territoriale sono costrette ad aggrapparsi alle consulenze gratuite dei medici, farmacisti e psicologi iscritti al comitato di scopo per la cura tempestiva domiciliare del covid-19.
Nel Lazio, ad esempio, l'Unità speciale di continuità assistenziale regionale ha cominciato ad effettuare le visite a domicilio solo da qualche settimana, ma c'è voluta una diffida del comitato guidato dall'avvocato Grimaldi e una sentenza del Tar a favore dei medici di medicina generale.
Il Tribunale amministrativo, lo ricordiamo, a metà novembre ha stabilito che le visite domiciliari devono effettuarle le Uscar e non i medici di base.
Insomma, si va avanti a forza di sentenze e ricorsi mentre migliaia di pazienti sono ancora abbandonati a se stessi, con i centralini di molte Asl intasati, con risposte ai tamponi che arrivano dopo giorni e con i pronto soccorso strapieni dove i pazienti sono parcheggiati per ore in corridoi o container in condizioni da terzo mondo
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