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A sette anni dal crollo che spezzò 43 vite, la memoria di Giovanni Battiloro resta viva nel cuore di familiari, amici e colleghi. Un giovane di talento, pieno di vita, che il destino ha portato via troppo presto.
A sette anni dal crollo che spezzò 43 vite, la memoria di Giovanni Battiloro resta viva nel cuore di familiari, amici e colleghi. Un giovane di talento, pieno di vita, che il destino ha portato via troppo presto.
Il 14 agosto 2018, alle ore 11:36, Genova si fermò. In pochi, drammatici istanti, il sistema bilanciato della pila 9 del viadotto Polcevera — conosciuto in tutto il mondo come ponte Morandi — collassò, trascinando con sé 43 vite.
Tra loro c’era Giovanni Battiloro, 29 anni, videomaker di Torre del Greco. Quel giorno stava viaggiando verso la Francia con tre amici, pronti a vivere una vacanza estiva. Nessuno di loro fece ritorno.
Giovanni non era solo un professionista della comunicazione, ma un giovane uomo “bellissimo, pieno di energie, ricco di valori”, come lo ricorda su Facebook il collega e amico Antonello Perillo, oggi vicedirettore della TGR nazionale. “E poi tanto, ma tanto bravo con quella telecamera, tua inseparabile amica… Sarai sempre nel cuore di papà Roberto, mamma Carmela, tua sorella Laurità e di tutti noi amici e colleghi”, scrive Perillo, con parole che trasudano affetto e nostalgia.
Il dolore per quella perdita non si è mai attenuato. Roberto Battiloro, padre di Giovanni, ha rifiutato l’offerta di un risarcimento di un milione di euro:
“La vita di mio figlio non ha prezzo. Voglio prima verità e giustizia. L’anima di un figlio non si compra.”
Un rifiuto che è anche un grido, un atto di dignità e amore, che trasforma il ricordo in impegno civile. Negli anni, la famiglia Battiloro ha lottato affinché la verità sul crollo emergesse con chiarezza, sostenendo perizie indipendenti e rinunciando a qualsiasi compensazione economica.
Oggi, nell’anniversario di quella tragedia, ricordiamo Giovanni non solo come una delle vittime del ponte Morandi, ma come un giovane pieno di talento e umanità, capace di lasciare un segno indelebile in chi lo ha conosciuto.
Perché la memoria è il primo passo per ottenere giustizia.
E perché, finché continueremo a pronunciare il suo nome, Giovanni Battiloro non morirà mai davvero.