Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
La RAI al centro di una nuova bufera, cosa che ora rischia di far saltare ogni tipo di concorso o di nuova selezione. Circa venti persone - difese dall'avvocato Vincenzo Iacovino - hanno inviato una formale diffida alla Rai per difendere i propri diritti acquisiti.
La RAI al centro di una nuova bufera, cosa che ora rischia di far saltare ogni tipo di concorso o di nuova selezione. Circa venti persone - difese dall'avvocato Vincenzo Iacovino - hanno inviato una formale diffida alla Rai per difendere i propri diritti acquisiti.
Stiamo parlando di lavoratrici e lavoratori che ambivano a essere assunte con contratto giornalistico per il tipo di prestazioni professionali (giornalistiche, appunto) che hanno svolto in trasmissioni di approfondimento e in testate della televisione di Stato.
La Rai e il sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini (UsigRAI) hanno sottoscritto un accordo, a giugno del 2020, che in effetti sana la situazione di 240 professionisti.
E questo risultato è positivo. Ma 86 persone sono state escluse perché non rientrano nei criteri che l'intesa tra la Rai e il sindacato UsigRAI stabilisce. Di questi 86 esclusi, adesso venti lamentano una discriminazione, diffidano l'azienda e chiedono anch'esse un contratto giornalistico. Il ricorso sostiene che l'accordo Rai-UsigRAI avrebbe violato i "principi di parità di trattamento", le "linee guida per le procedure concorsuali", i princìpi di "buona fede e correttezza".
La diffida, come qualsiasi atto di un legale, contiene molte argomentazioni.
Ne citiamo due. La Rai si è mossa con maggiore decisione, fin dal 2019, per sanare la posizione di professionisti che svolgevano e tuttora svolgono mansioni giornalistiche, ma che non hanno un contratto giornalistico. Per regolarizzare queste persone, la televisione di Stato ha avviato una procedura di "accertamento interno" (nel 2019, appunto).
Questa procedura comprendeva - tra le altre cose - una "prova di accertamento" che avrebbe verificato le effettive capacità giornalistiche delle persone da sanare, con tanto di Commissione esaminatrice. La "prova di accertamento" - nella sua parte obbligatoria - prevedeva: 1 - la redazione e lettura di un testo giornalistico; 2 - la valutazione della capacità di utilizzo del web e dei social network; 3 - un colloquio orientato alla valutazione del curriculum professionale.
Secondo i ricorrenti, questa "procedura di accertamento" - che avrebbe accertato l'idoneità a ricevere il contratto giornalistico attraverso l'esame - è stato poi accantonata per lasciare il posto all'accordo di giugno del 2020 tra la Rai e il sindacato UsigRAI, che sana direttamente una parte delle posizioni.
I ricorrenti sottolineano anche che l'accordo tra la Rai e l'UsigRAI ammette al contratto giornalisti delle persone che hanno lavorato in un determinato gruppo di trasmissioni della televisione di Stato. Invece esclude altre persone solo perché hanno lavorato in trasmissioni diverse da quelle presenti nell'elenco Rai-UsigRAI (come Linea Verde, Linea Bianca, Linea Blu o Easy Driver).