Rocco Turi, l’opinione del sociologo: “Francamente credo molto poco ai sondaggi. Non sempre rispecchiano la realtà”

L'analista scrittore e autore di saggi come “Storia Segreta del PCI, dai partigiani al Caso Moro”, “Gladio Rossa, una catena di complotti e delitti, dal dopoguerra al caso Moro”, spiega qui perché non sempre i sondaggi rispecchiano la realtà delle cose, partendo da una provocazione lanciata proprio dalla nostra agenzia di stampa.

(Prima Pagina News)
Domenica 29 Marzo 2020
Roma - 29 mar 2020 (Prima Pagina News)

L'analista scrittore e autore di saggi come “Storia Segreta del PCI, dai partigiani al Caso Moro”, “Gladio Rossa, una catena di complotti e delitti, dal dopoguerra al caso Moro”, spiega qui perché non sempre i sondaggi rispecchiano la realtà delle cose, partendo da una provocazione lanciata proprio dalla nostra agenzia di stampa.

di Rocco Turi

Lo studioso che accede alla banca dati dell’Eurobarometro, che dal 1971 raccoglie i sondaggi di opinione pubblica, commissionati periodicamente dal Parlamento europeo - prima realizzati per conto della Commissione Europea - ha la certezza di lavorare su risultati inoppugnabili. In primis, si conoscono i nomi degli Istituti incaricati che conducono le indagini in loco, “scelti in base a bando di gara e documentata professionalità” nonché soggetti al Regolamento definito dall’Esomar (European Society for Opinion and Marketing Research).

Non solo, è noto il metodo di campionamento “esplicito”, eseguito in maniera “pedissequa” ed esibito, il quale ha l’obiettivo di costituire un nucleo rappresentativo della popolazione di età superiore a quindici anni, in modo che tutte le categorie di abitanti siano rappresentate nella misura adeguata alla popolazione; sono altresì ben noti i punti di rilevazione e la loro distribuzione territoriale. I campionamenti vengono effettuati a più livelli secondo un metodo ben preciso, da cui non si può prescindere.

Le persone interrogate sono sempre differenti da un’inchiesta ad altra e designate con metodi di assoluta precisione a seconda delle finalità, che i ricercatori conoscono perfettamente, allo scopo di ottenere adeguata omogeneità rispetto alle tendenze storiche. Le interviste vengono definite in tutte le variabili per centrare l’obiettivo che si intende perseguire.

Dai dati “grezzi” raccolti - rigorosamente archiviati - viene calcolato il margine di errore il quale, nel caso in cui risulti anomalo rispetto a determinati valori standard, mette in dubbio le procedure di rilevazione; questo vuol dire che l’attività di ogni rilevatore è rigorosamente controllata ed egli non ha modo di poter barare. Il tempo per preparare queste ricerche, a volte, è superiore a quello necessario per realizzarle.

Ai tempi della mia tesi di laurea, epoca in cui i Paese membri della CEE erano appena sei, l’Eurobarometro esibiva un apparato concettuale di primissimo ordine per un’adeguata formazione di chi ne faceva uso dietro formale richiesta, sottoposta ad approvazione per l’impiego proposto. Si deduce parallelamente che per conoscere la tendenza politica di un elettorato è richiesto un lungo lavoro preliminare ed è necessario che un circostanziato protocollo rimanga a disposizione per qualsiasi verifica.

Insomma, un sondaggio politico rigoroso dovrebbe essere trattato come un saggio o qualsiasi ricerca scientifica che si rispetti, i quali indicano il metodo di ricerca, la bibliografia e ogni informazione utile affinché il loro contenuto possa essere replicato e, eventualmente, confutato. In Italia, la pratica di verificare le ricerche altrui è inesistente perché si preferisce, salvo eccezioni, un tacito accordo di non belligeranza fra colleghi e Istituti di ricerca che, anzi, si spalleggiano, si danno man forte, si sostengono vicendevolmente come nel gioco del ping pong che tutti conoscono; al massimo ci si dedica a realizzare nuove inchieste sullo stesso argomento allo scopo di ottenere risultati che marcano un minimo di differenza, utili ai propri interessi e a quelli degli occasionali committenti.

In Italia, l’obiettività è merce quasi inesistente e, per apparire credibili e non essere smentiti, si propone una parvenza di risultati basati sul “comune sentire” delle lobby di riferimento.Ecco allora che se ci si rivolge agli Istituti italiani per dissolvere dubbi sulla procedura eseguita e sui risultati ottenuti, piuttosto che compiere un’analisi ed essere didascalici sul background scientifico delle ricerche effettuate, allo scopo di essere convincenti, la risposta data è un “ipse dixit” condita con slogan politici per nulla persuasivi.

Ai legittimi dubbi e richieste di chiarimenti esibiti il 27 marzo dall’Agenza stampa quotidiana nazionale Prima Pagina News “sui quattro punti recuperati dal Pd contro tutti gli altri partiti nel giro di dieci giorni” (“Ma i sondaggi quanto valgono? Nessuno lo ha mai capito sul serio.

La verità è che tutti inseguono i sondaggi, ma nessuno ci crede sul serio e fino in fondo) Alex Buriani, direttore di ricerca Ixè, ha replicato con un altro “dubbio: siete certi della scomparsa di Zingaretti e del Pd dall’immaginario collettivo dei media? Sulla base di quali dati (tv, radio, stampa, web, social)?”.Che risposta sarebbe? Buriani aggiunge: “(…) è evidente che la Lega sta subendo un erosione da diversi mesi, evidente nei dati di tutti gli istituiti (…)”. Una simile dichiarazione potrebbe essere definita “faziosa”, avrebbe potuto farla un uomo politico, piuttosto che un tecnico.

Non si comprende in quale modo spiegare “l’evidenza” citata. Verrebbe da replicare con le medesime parole: “Sulla base di quali dati?”. Questa di Buriani appare una risposta “politica”, che un direttore di ricerca non avrebbe dovuto ostentare; il rischio è che non ci sia più alcun bisogno che egli risponda più adeguatamente al legittimo dubbio di Prima Pagina News. Egli avrebbe dovuto offrire una risposta scientifica e circostanziata per la quale, in assenza, si potrebbe utilizzare lo slogan: “sotto il vestito niente”.

Un direttore di ricerca non può poggiare la credibilità di affermazioni non documentate e rendersi forte dichiarando che i suoi dati sono confermati da quelli “di tutti gli istituti pur con livelli di partenza diversi”.

Buriani conclude così: “Segnalo (come si vede bene dalla serie storica) che al calo della Lega corrisponde una speculare crescita di Fratelli d’Italia, così come del gradimento della sua leader”.

Se tutto questo potrebbe far piacere alla “leader”, il direttore Buriani non esibisce una prova, se non quella di pretendere di essere creduto sulle sue medesime parole. In una conversazione al bar, tutto ciò potrebbe essere possibile, ma Prima Pagina News ha chiesto opportuni e adeguati chiarimenti per capire.

Il fatto che egli dichiari “come si vede bene dalle serie storiche” vuol dire che è lui solo a vederle e non vuol dire che la ricerca effettuata sia credibile perché i suoi dati si aggiungono a quest’ultima rilevazione, per la quale Buriani pretende di essere creduto sulla sua parola, senza esibire alcunché. Neppure è sufficiente che nel sito “Osservatorio Politico Nazionale Ixè per Cartabianca”, trasmissione della Rai condotta da Bianca Berlinguer, ci si limiti a indicare la metodologia della ricerca (indagine quantitativa campionaria), il metodo di raccolta dati (Cati, Cami, Cawi), campione intervistato (rappresentativo, quote campionarie e ponderazione, in base a genere, età, zona di residenza, ampiezza comune), dimensione campionaria (1.000 casi con margine di errore massimo +/- 3,10%). Buriani avrebbe potuto usare i titoli suddetti aprendo una finestra per disquisire su di essi in attesa, eventualmente, di ulteriori domande e richieste di chiarimenti.

Neppure è chiara l’affermazione per la quale il “margine di errore” debba sempre essere del “+/- 3,10%”. Perché? Non è certo così. Egli sa bene che rivolgersi a 1.000 intervistati in due giorni (23 e 24 marzo scorso) richiede un apparato concettuale, organizzativo e documentario (pronto da esibire, per non essere costretti a credere alle sole parole alla stregua di un’amena conversazione) non indifferente, soprattutto nel disagio relativo al tempo del coronavirus quando l’errore di tipo “motivazionale” ha senz’altro un ruolo fondamentale. Buriani sa bene che per ogni indagine c’è un lavoro preliminare che richiede tempi molto più lunghi e ben diversi dai precedenti, anche se trattasi dello stesso tipo.

Buriani avrebbe dovuto soddisfare queste e altre curiosità. D’altra parte, è rischioso ritenere che le ricerche effettuate senza una procedura dimostrabile, ma lasciate passare come scientificamente preparate ed eseguite, siano inattaccabili solo perché valide “in un dato momento”, considerato irripetibile, come spiega Alex Buriani.

Ecco dimostrato che la credibilità di ogni ricerca debba esibire un apparato concettuale inattaccabile anche a prova di controllo ex post facto con strumenti ulteriori per il calcolo dei “coefficienti di correlazione” tra variabili, che danno valore anche a posteriori alla raccolta dei dati.

La verità è che in questo Paese, dove si è sempre in campagna elettorale, anche in tempi di coronavirus, le trasmissioni televisive e i direttori di giornali, che sono committenti - a volte diretti, a volte indiretti - in nome e per conto dei partiti politici di riferimento, ben conoscono la pratica, ma il loro obiettivo non sarebbe la severità della ricerca quanto il risultato congeniale ai propri scopi. Infatti, avrebbero dovuto sapere che, “in tempi di guerra” come questi, un’indagine sulle tendenze elettorali è fuori posto e fuori luogo, inattendibile perché essa favorisce notevolmente la possibilità degli errori motivazionali, degli errori sociali e delle inevitabili distorsioni di qualsiasi tipo, mentre Buriani avrebbe forse potuto sconsigliarla, per indirizzarla, magari, a ricerche attinenti a questioni più che urgenti.

Ma si sa che per certe trasmissioni l’appeal elettorale non muore mai. Ecco perché i sondaggi politici svolti in Italia ad ogni piè sospinto e in ogni tempo, anche inopportuno come questi che stiamo vivendo, in cui il coronavirus condizione la mente, il fisico e la vita quotidiana, servono probabilmente solo a fare i titoli dei giornali, creare dibattiti virtuali, nonché “condizionare gli sprovveduti” senza, magari, chiedersi se i lettori abbiano compreso l’antifona e sia questo il motivo per il quale i cosiddetti giornaloni abbiano perso sempre più la loro fiducia. Insomma, tutto è correlato allo scopo di influire su un pubblico considerato irriflessivo e incapace a usare il proprio intelletto.

Del resto, non ha senso ordinare una ricerca impeccabile a sconosciuti ricercatori indipendenti sul tipo di Eurobarometro, “scelti in base a bando di gara e documentata professionalità”, se non ad amici e referenti collaterali alle lobby di appartenenza. Questo, detto nella maniera generalista e salvo ogni ovvia e dovuta eccezione.

D’altra parte, un’indagine sulle tendenze politiche di un elettorato appare di scarso peso culturale e non c’è ricercatore che dedicherebbe del tempo a simili verifiche, per cui in Italia si lascia campo libero a dibattiti virtuali e fantasiosi, anche al limite della professionalità. Ergo, non si può fare alcuna ipotesi credibile a giustificare il “grande balzo in avanti” che i sondaggi attribuiscono al Pd “per effetto del coronavirus”, se non esibendo ricerche in grado di sfidare lo scetticismo evidente. Non basta un “ipse dixit”.

E’ oltremodo paradossale e sospetto l’entusiasmo con cui si dichiara trionfalmente che “il partito di Nicola Zingaretti abbia quasi raggiunto la Lega di Matteo Salvini”. Non si comprende, inoltre, quale sarebbe il dato scientifico della ricerca in grado di attribuire il risultato all’azione dell’incombente coronavirus. E’ tale la trasversalità del distorto concetto sui sondaggi svolti in Italia per cui anche un giornale di opposizione come Libero, piuttosto che mettere in dubbio il risultato del sondaggio, ne prende atto passivamente come cosa vera e scontata e cerca di interpretare il balzo in avanti attribuendo al Pd “un minimo di classe dirigente riconoscibile e sperimentata, alcuni amministratori locali efficienti e mediatici, un’aura di rispettabilità istituzionale e una serie di collegamenti internazionali che offrono non soltanto l’illusione di poter essere in buone mani, quanto la certezza di poter finire in mani assai peggiori: quelle dei pentastellati”.

Il quotidiano Libero riesce ad essere ironico solo nel titolo a p.2 del 26 marzo, laddove spiega che il Pd aumenta nei sondaggi mentre Zingaretti si sarebbe momentaneamente eclissato dalla vita pubblica; un po' come Berlusconi, ma con la differenza che il cavaliere sa che ogni tanto è necessario apparire con un comunicato perché il pubblico è sensibile all’immagine, piuttosto che all’analisi riflessa proposta da Libero.

Ecco perché, non è questo il caso, l’aumento del Pd nei sondaggi rischia di apparire una vera e propria operazione studiata a tavolino in quanto, in tempi di coronavirus, per “gli amministratori efficienti e mediatici”, come dice Libero, sarebbe stato necessario sopperire con qualche iniziativa all’assenza di Zingaretti dalla scena politica.

Poiché nessuno ha interesse a dubitare dei sondaggi per i motivi sopra menzionati e, nel concreto, nessuno avanza la richiesta di esaminare la banca dati (che non esisterebbe, altrimenti Buriani ne avrebbe parlato), i sondaggisti sono tranquilli di non essere smentiti ed esibiscono un prodotto esteticamente bello con tutti i dati “scientifici”, conditi da grafici, intervallo di confidenza, scarto quadratico, distribuzione gaussiana eccetera, elaborato sulla base di un “sentire comune”, concordato - eventualmente - con i committenti. Il gioco è fatto.


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

Alex Buriani Ixé
dati Ixè
Ixé
Pd
PPN
presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti
Prima Pagina News
sondaggi

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU