Sergio Mattarella a Ventotene “E’ triste che non si sia fatto ancora realmente tanto per la migrazione” (3)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Ventotene per il 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene. E agli studenti presenti ha trasmesso le sue emozioni rispetto al Paese e all’Europa. Giornata storica.
di Pino Nano
Lunedì 30 Agosto 2021
Latina - 30 ago 2021 (Prima Pagina News)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Ventotene per il 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene. E agli studenti presenti ha trasmesso le sue emozioni rispetto al Paese e all’Europa. Giornata storica.
Al suo arrivo, il Capo dello Stato ha deposto una corona di fiori sulla Tomba di Altiero Spinelli. Nel pomeriggio ha aperto i lavori del 40° seminario federalista: dopo il saluto di Giorgio Anselmi, Presidente dell’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli, il Presidente Mattarella ha risposto ad alcune domande di studenti su tematiche europee.

Sul sito ufficiale del Quirinale, già da questa mattina, l’Ufficio Stampa del Presidente ha fatto un lavoro davvero strabiliante e utilissimo, traducendo e mettendo in rete il dialogo intenso che a Ventotene il Capo dello Stato ha avuto con un gruppo di studenti che gli hanno chiesto varie cose e a cui il Presidente Sergio Mattarella ha risposto alla sua maniera, da vecchio professore universitario più che da Capo di Stato, con la semplicità e il rigore che hanno contraddistinto il suo settennato: ma proprio per questo suo rigore istituzionale e questo senso della riservatezza estrema siamo convinti che Sergio Mattarella passerà alla storia più di quanto non sia stato per Presidenti invece più protagonisti di lui sulla scena pubblica.

In questo dialogo tra Sergio Mattarella e gli studenti presenti alla cerimonia di ieri c’è per intero il senso e la dimensione dello statista, dell’europeista, e del grande alfiere della democrazia del Paese. Per gli studenti presenti a Ventotene è stata davvero una giornata indimenticabile.

Noi abbiamo scelto di separare le domande degli studenti e le risposte del Presidente che vi proponiamo qui per temi e per soggetti diversi (le ultime tre domande), ringraziando il portavoce del Capo dello Stato Giovanni Grasso per questo lavoro davvero encomiabile che da sette anni lui fa per il mondo della comunicazione.

8)-Domanda di uno studente dell’Università del Sannio: Come vede il ruolo dell’UE all’interno della competizione economica globale?

La risposta del Presidente: "Io credo che l’Unione Europea abbia sempre mantenuto, coltivi e debba continuare a coltivare il ruolo di chi esorta all’apertura, alla collaborazione, a strumenti di cooperazione economica. Il libero commercio è una condizione indispensabile non soltanto perché è un interesse economico e commerciale per tutti ma anche perché evita pericoli di contrapposizione che possano avere poi conseguenze, ricadute molto più allarmanti, preoccupanti e gravi di altro genere. Il fatto che l’Unione abbia realizzato una serie di accordi commerciali con grandi aree, il CETA con il Canada, con il MERCOSUD recente, è una risposta alle tentazioni di protezionismo e di ritorno ai mercati chiusi; con i mercati aperti è una condizione di collaborazione internazionale indispensabile, sotto ogni profilo. Naturalmente occorre equità nelle relazioni, occorre anche che vengano garantiti gli standard sociali nei vari mercati, che venga garantita la lealtà delle condizioni reciproche. Però quella della libertà di mercato, della libertà di commercio è assolutamente indispensabile.

L’Unione Europea, che si è sempre mossa in questa direzione, in maniera indiscutibile, è un soggetto primario grazie all’euro che ne fa un protagonista decisivo nella vita economico-finanziaria e commerciale nel mondo. Per questo può continuare a svolgere questo ruolo di chi esorta, in nome del multilateralismo, a trovare insieme regole condivise, sistemi di regole condivise che consentono di allargare sempre più e non chiudere la libertà di commercio”.

9)-Domanda di una studentessa dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma: Ritiene che l’Europa stia facendo abbastanza in tema di politiche migratorie, soprattutto pensando al fronte sud?

La risposta del Presidente: “In Europa si fa tanto parlare di confini esterni dell’Unione. Si è anche dato vita a un’agenzia per gestirne i risvolti: il Frontex. Ma la politica migratoria non è mai diventata una materia realmente comunitaria. Ed è singolare, davvero curiosamente singolare.

Siamo riusciti per il Covid, come ricordavo, dando vita ad accordi e regole condivise di resilienza, dall’acquisizione alla distribuzione centralizzata europea dei vaccini. E anche di questo va dato atto con riconoscenza alla Commissione europea per questa decisione che ha fatto collaborare, e non competere, i Paesi dell’Unione in materia. Ma è singolare che si è riusciti per il Covid - cosa indispensabile e provvidenziale - che non è materia comunitaria come argomenti, e non si sia fatto ancora realmente tanto così per la migrazione.Questa carenza, questa omissione, questa lacuna, non è all’altezza delle aspirazioni, del ruolo, della responsabilità dell’Unione europea.

Qui siamo a Ventotene dove tanti sono venuti in confino o reclusi per difendere la libertà e poter dire quello che pensavano e, quindi, vorrei parlare con una certa libertà di espressione.So bene che su questo piano molti Paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti ma così si finisce per affidare la gestione del fenomeno migratorio agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani.

È come se si abdicasse, si rinunziasse alla responsabilità di spiegare alle proprie pubbliche opinioni che non è ignorando quel fenomeno che lo si rimuove, lo si cancella, perché quel fenomeno c’è in tutto il mondo ed è epocale, di dimensioni sempre maggiori.Non è ignorandolo che lo si può contrastare o cancellare; va governato. Ma per governarlo occorre avere senso di responsabilità, sapere spiegare alle proprie pubbliche opinioni che cosa va fatto. Sapere, per esempio, spiegare che non tra un secolo ma tra 20/ 25/30 anni la differenza demografica tra Africa e Europa sarà tale da dar vita, se non si governa oggi con regole condivise, ad un fenomeno migratorio disordinato, scomposto che invaderà tutta l’Europa, non i Paesi rivieraschi e mediterranei, ma fino in Scandinavia. Questo attiene - vorrei dire - alle convenienze; all’Europa conviene occuparsene per governare questo problema e non trovarselo tra qualche anno ingovernabile definitivamente. Governarlo con regole di accessi ordinati, legali, controllati.

Ma c’è anche un aspetto etico. Io devo confidare di essere sorpreso dalla posizione di alcuni movimenti politici e di alcuni esponenti nei vari Paesi d’Europa, dell’Unione rigorosi nel chiedere il rispetto dei diritti umani a Paesi lontani, ma distratti di fronte alle condizioni e alle sofferenze dei migranti. E non di qualunque tipo di migranti, ma migranti per persecuzioni, per fame, perché i mutamenti climatici hanno sconvolto il loro territorio.In questi giorni c’è una cosa che sinceramente appare sconcertante: si registra, qua e là nell’Unione Europea, grande solidarietà nei confronti degli afghani che perdono libertà e diritti ma che rimangano lì, non vengano qui perché se venissero non gli accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa verso l’Unione.

In questa materia l’Unione deve avere finalmente una voce unica, deve sviluppare, in maniera maggiore di quanto non sia avvenuto fin qui, un dialogo collaborativo con altre parti del mondo, particolarmente con l’Africa per governare insieme questo fenomeno.Soltanto una politica di gestione del fenomeno migratorio dell’Unione può essere in grado di governarlo in maniera ordinata, accettabile, legale senza far finta di vedere quel che avviene per ora, così da non essere in poco tempo travolti da un fenomeno ingovernabile, incontrollabile. Questo è quello che va chiesto all’Unione, va chiesto con forza. Io spero che emerga anche questo dalla consultazione con i cittadini che c’è in corso con la Conferenza sul Futuro dell’Europa”.

10-Domanda di uno studente dell’Università Cattolica di Milano: Come vede l’Unione Europea nel 2050?

La risposta del Presidente: “Nel 2050 avrei 109 anni e quindi posso soltanto, in questo momento, coltivare quello spirito di fiducia nel futuro che ha animato il Manifesto di Ventotene. Non mi limito a credere, a pensare ma sono convinto che nel 2050 l’Unione avrà raggiunto, avrà espresso pienamente quell’orizzonte di libertà che il Manifesto di Ventotene indica. Che al suo interno saranno scomparse diseguaglianze tra le persone, tra i territori, che sia aperta al mondo non una “fortezza chiusa” e che sia in grado cioè di esprimere, di coinvolgere, di trasmettere, collaborando con tutti quei valori che la caratterizzano: la democrazia, la libertà, i diritti, la pace, la cooperazione internazionale.Credo che sia soprattutto all’altezza di dare risposte adeguate alle aspirazioni e alle attese di futuro dei giovani europei”. (3-Fine)

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