Elezioni in Russia: il partito marxista-leninista ostaggio di capitalisti e giudici.
L’analisi del politologo Sergei Konovalov.
(Prima Pagina News)
Sabato 24 Luglio 2021
Roma - 24 lug 2021 (Prima Pagina News)
L’analisi del politologo Sergei Konovalov.

La CEC (Commessione Centrale per le Elezioni della Federazione Russa) ha registrato la lista dei 344 candidati alla Duma di Stato presentata dal Partico Comunista della Federazione Russa, dalla quale è stato escluso Pavel Grudinin. Lo riporta oggi l’agenzia russa RIA Novosti.

Il “magnate delle fragole”, sceso in politica a fianco dei marxisti-leninisti (nel 2018 è stato il più votato alle elezioni presidenziali dopo Vladimir Putin), è stato escluso dall'elenco a causa del mancato rispetto dei requisiti di legge.

Secondo la legge russa, infatti, un deputato o candidato tale non può possedere conti in banche estere e neppure immobili in terra straniera. Ma Grudinin, tra i massimi esponenti del partito che si richiama alla Rivoluzione d’Ottobre, nonché ricchissimo imprenditore agricolo con un patrimonio stimato di 7,5 miliardi di rubli (poco meno di 87 milioni di euro), è stato accusato di nascondere conti in Svizzera e società offshore in Belize e per questo privato, nel 2019, della possibilità di accedere alla Duma in sostituzione del deputato (defunto) Alferov.

Ma la vicenda non è venuta a galla dentro un ufficio di controllo elettorale o in una qualche procura della Federazione, ma direttamente dalla camera da letto dell’oligarca. L’ex moglie Irina, dopo il divorzio causato dall’adulterio dell’allora marito, per nulla soddisfatta della decisione di Pavel di privarla di qualsiasi sostegno economico, si è rivolta al tribunale che le ha riconosciuto la quasi la metà delle fortune accumulate dall’ex marito.

Una “commedia all’italiana” che adesso scuote la Russia, perché, a due mesi dalle prossime elezioni di settembre per il rinnovo della Duma, il Paese si interroga sul proprio futuro.

L’analista politico Sergei Ilyich Konovalov, rievocando la parabola di Grudinin sulle pagine del quotidiano indipendente Nezavisimaya Gazeta, è intervenuto sulla questione con due domande: perché il Partico Comunista della Federazione Russa si circonda di individui dal patrimonio invidiabile? Perché candidare persone che da un momento all’altro potrebbero essere messi sotto attacco dalla giustizia?

A queste due domande suggerisce la seguente risposta: si potrebbe trattare di un semplice espediente per ottenere finanziamenti e visibilità da candidati ricchi e ambiziosi, per poi aspettare la loro caduta per mano di un tribunale (senza essere ritenuti formalmente responsabili della loro espulsione).

La risposta, ancorché maliziosa, appare ragionevole alla luce di molti altri casi non dissimili venuti alla ribalta in questo inizio di campagna elettorale per il rinnovo della Duma, la Camera Bassa della Federazione.

Nella lista dei magnati a rischio ci sarebbe Vadim Kumin, ex candidato a sindaco di Mosca, definito da Novye Izvestia il "portafoglio" di Gennady Zyuganov, segretario del KPRF. Nell’elenco appare anche Yuri Sinelshchikov, primo vice presidente del Comitato per la costruzione dello Stato della Duma, che nel 2020 ha denunciato un reddito di meno di 7 milioni di rubli (circa 80mila euro), mentre sua moglie, alla quale sono intestati i beni familiari, ne dichiarava più di 45 milioni (oltre 500mila euro).

Non solo: attivisti come Valery Rashkin e Sergei Levchenko, anch’essi con un patrimonio a molti zeri,  rischiano di discreditare ulteriormente il partito, se solo si scoprisse qualche pagina poco chiara nella loro biografia: Rashkin, ad esempio, è stato accusato di avere legami ideologici con l'organizzazione estremista FBK, mentre Levchenko e famiglia nasconderebbero diversi scheletri nell’armadio relativi ai propri affari a Irkutsk. Lo stesso figlio di Levchenko, secondo la TASS, sarebbe ancora in arresto, così come alcuni ex ministri del governo regionale di Irkutsk.

Ma secondo Konovalov il KPRF non sta solo dedicandosi alla cooptazione di capitalisti in cerca di gloria politica. Il sito del partito di ispirazione marxista-leninista, ad esempio, promuove l'uscita del nuovo disco del cantante Alexander Kharchikov, le cui canzoni sono spesso state tacciate di antisemitismo, mentre altre, come riportato sul sito del Dipartimento di Giustizia di Krasnoyarsk, sono addirittura iscritte nella lista dei materiali estremisti.

L’evento musicale, programmato per coincidere con l'inizio della campagna elettorale,rischia, secondo l’analista, di giocare un brutto scherzo al partito, scatenando la protesta dell'elettorato.

Secondo l’analista, è possibile dunque che le liste del partito si assottiglino notevolmente di qui ai prossimi giorni. Cinque o sei esponenti in vista sarebbero già pronti a rivedere i propri impegni politici, sia a livello federale che regionale. Un risultato che potrebbe perfino andare bene a Zyuganov, il quale sembra più favorevole a difendere la credibilità del proprio partito, anziché puntare semplicemente a ottenere quanti più seggi possibile, a discapito del partito del presidente Putin, Russia Unita.

 


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