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Nel Parco nazionale dello Stelvio, nell’area alpina che ospiterà gare dei Giochi invernali, è stata individuata un’estesa concentrazione di orme di dinosauri di circa 210 milioni di anni fa. Un ritrovamento che rafforza il racconto del territorio tra natura, scienza e grandi eventi.
Nel Parco nazionale dello Stelvio, nell’area alpina che ospiterà gare dei Giochi invernali, è stata individuata un’estesa concentrazione di orme di dinosauri di circa 210 milioni di anni fa. Un ritrovamento che rafforza il racconto del territorio tra natura, scienza e grandi eventi.
A poche settimane dall’avvio di Milano Cortina 2026, il territorio alpino che farà da palcoscenico a diverse competizioni aggiunge un tassello inatteso alla propria identità. Tra Bormio e Livigno, nel Parco nazionale dello Stelvio, è stata individuata una vasta presenza di impronte fossili attribuite a dinosauri vissuti circa 210 milioni di anni fa, nel Triassico.
Le tracce risultano impresse su superfici dolomitiche e si presentano come vere “piste” naturali: sequenze che si sviluppano per lunghi tratti, con segni riconoscibili di dita e unghie. Per estensione e densità, l’area viene letta come uno dei contesti più significativi dell’arco alpino per questo periodo geologico, con un potenziale importante anche per attività divulgative e didattiche.
Il valore della scoperta non riguarda soltanto la paleontologia. Nel pieno del percorso verso i Giochi, il ritrovamento crea un collegamento suggestivo tra il tempo profondo della montagna e un evento globale proiettato sul futuro, aggiungendo contenuto culturale al racconto di località già centrali per turismo e sport.
In questo quadro, la “legacy” olimpica viene interpretata in modo più ampio: non solo opere e collegamenti, ma anche paesaggio, conoscenza scientifica e valorizzazione del patrimonio naturale. L’area potrebbe diventare un punto di riferimento per itinerari culturali e ambientali, capace di affiancare l’offerta sportiva con un’esperienza identitaria legata alla storia geologica delle Alpi.