Gaza: un bimbo ridotto ad uno scheletro, la foto sciocca il mondo

La foto è stata pubblicata dal Daily Express: "Per pietà, fermate questo adesso". Più di 100 Ong hanno denunciato una "carestia di massa". Su X, la ministra israeliana dell'innovazione, Gila Gamliel, pubblica un video sulla Gaza del futuro: "O noi, o loro".

(Prima Pagina News)
Mercoledì 23 Luglio 2025
Roma - 23 lug 2025 (Prima Pagina News)

La foto è stata pubblicata dal Daily Express: "Per pietà, fermate questo adesso". Più di 100 Ong hanno denunciato una "carestia di massa". Su X, la ministra israeliana dell'innovazione, Gila Gamliel, pubblica un video sulla Gaza del futuro: "O noi, o loro".

Il suo corpo ridotto alle sembianze di uno scheletro, la bocca aperta come se volesse mangiare o respirare, gli occhioni scuri illuminati da un bagliore che sembra chiedano: "Perché?".

L'immagine del piccolo Muhammad, sorretto dalle braccia di sua madre nella Striscia di Gaza ormai ridotta alla fame, come denunciano l'Onu, tutte le Ong e diversi testimoni oculari della guerra tra Israele e Hamas, è il simbolo della vergogna del mondo, un monito ad aprire gli occhi su uno scenario che si sta facendo ogni secondo sempre più atroce.

Un avvertimento per tutti: anche per chi, per diversi mesi, ha finto di non vedere. A cominciare dal Regno Unito, tradizionalmente alleato con Israele, dove lo sdegno per l'escalation della violenza nella Striscia, le uccisioni di civili mentre sono in attesa di ricevere aiuti umanitari e l'aumento delle denunce di un contesto di carestia indotta tra la popolazione, inizia a tracimare: adesso, a ribellarsi non sono soltanto gli attivisti pro-pal, la sinistra pacifista o la stampa liberal, ma anche esponenti conservatori, commentatori politici filo-israeliani e tabloid di destra che, in passato, non sono rimasti insensibili alla retorica islamofoba, come il Daily Express, che oggi, in una prima pagina-manifesto, ha pubblicato la foto shock del piccolo Muhammad, ridotto ormai ad uno scheletro.

"Per pietà, fermate questo adesso", è il titolo del giornale. "Le sofferenze del piccolo Muhammad, aggrappato alla vita nell'inferno di Gaza, svergognano tutti noi". Il senso di vergogna e orrore è arrivato anche a Westminster, dove diverse voci bipartisan hanno parlato prima della chiusura estiva: tra queste, quella di Kit Malthouse, ex ministro Tory e membro del gruppo "Friends of Israel", che ha anche evocato il sospetto di "genocidio" e definito le condanne verbali del governo laburista di Keir Starmer come tardive e insufficienti, non essendoci sanzioni vere e proprie contro il governo guidato da Benjamin Netanyahu o conseguenze in merito alle forniture militari britanniche verso Israele, e ha avvertito il Ministro degli Esteri, David Lammy, che potrebbe lui stesso essere processato "all'Aja", come "complice dei crimini" di Tel Aviv.

Intanto, su X, la Ministra israeliana dell'innovazione, Gila Gamliel, ha scritto un post controverso, accompagnato da un video realizzato con l'intelligenza artificiale: "Ecco come sarà Gaza nel futuro. O noi o loro!", ha scritto.

Il video mostra la Striscia dopo la guerra, sulla falsariga di quello pubblicato tempo fa da Donald Trump: una riviera di lusso, con yacht, spiagge eteree, resort, locali, vita notturna, e uno skyline di grattacieli futuristici, inclusa una Trump Tower. Sul lungomare, sorridenti, passeggiano anche Benjamin Netanyahu e lo stesso Trump, insieme a sua moglie Melania, prima del finale con fuochi artificiali.

"La migrazione volontaria dei gazawi può avvenire solo con Netanyahu e Trump", prosegue la ministra. Sotto al post ci sono molti commenti che incitano alla pulizia etnica.

Nella Striscia di Gaza si sta diffondendo una “carestia di massa”. A lanciare l'allarme, in un comunicato congiunto, sono 109 organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, Action Aid e Medici senza frontiere.

“Mentre l’assedio imposto dal governo israeliano affama la popolazione della Striscia di Gaza, anche le operatrici e gli operatori umanitari si trovano costretti a mettersi in fila per il cibo, rischiando di essere colpiti pur di sfamare le loro stesse famiglie. Con le scorte ormai completamente esaurite, le organizzazioni umanitarie vedono le proprie squadre e collaboratori deperire giorno dopo giorno”, denunciano le ong, chiedendo ai governi di agire e “aprire tutti i valichi di frontiera via terra; ripristinare il flusso completo di cibo, acqua potabile, forniture mediche, materiali per ripararsi e carburante attraverso un sistema fondato sui principi umanitari e guidato dalle Nazioni Unite; porre fine all’assedio e raggiungere subito un cessate il fuoco”.

“I massacri nei siti di distribuzione alimentare a Gaza si verificano quasi quotidianamente. A partire dal 13 luglio, l’Onu ha confermato che 875 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano cibo, 201 sul percorso per gli aiuti e il resto nei punti di distribuzione. Migliaia di altre persone sono rimaste ferite”.

“Nel frattempo, le forze israeliane hanno sfollato con la forza quasi due milioni di palestinesi esausti con l’ordine di evacuazione del 20 luglio scorso, confinando i palestinesi in meno del 12% di Gaza”, proseguono le Ong.

“Appena fuori Gaza, nei magazzini, e persino all’interno della stessa Gaza, tonnellate di cibo, acqua potabile, forniture mediche, tende e carburante sono intonsi e le organizzazioni umanitarie sono bloccate dall’accesso o dalla consegna”, evidenziano.

“Le restrizioni e i ritardi hanno creato caos, fame e morte”, evidenziano ancora le Ong, aggiungendo che secondo i medici il tasso di malnutrizione acuta ha raggiunto livelli da record, in particolare tra i bambini e gli anziani.

“Malattie come la diarrea acuta si stanno diffondendo, i mercati sono vuoti, i rifiuti si stanno accumulando e gli adulti stanno svenendo per le strade per la fame e la disidratazione“.

Per quanto riguarda gli aiuti, vengono consegnati “in media solo 28 camion al giorno, tutt’altro che sufficienti per oltre due milioni di persone”, proseguono, per poi concludere rispondendo alle Idf: “Il sistema umanitario guidato dalle Nazioni Unite non ha fallito, gli è stato impedito di funzionare”.

Sono almeno 31 i palestinesi rimasti uccisi e diverse decine i feriti negli attacchi israeliani dall'alba di stamani, in varie zone della Striscia di Gaza. E' quanto fa sapere l'agenzia di stampa Wafa, riportando fonti sanitarie secondo le quali i caccia da combattimento di Tel Aviv hanno attaccato un punto di raccolta per sfollati vicino a un centro di distribuzione alimentare nell’area di Wadi Gaza (al centro della Striscia di Gaza), causando la morte di 4 persone.

A Bani Suheila, a est di Khan Younis, invece, tre palestinesi sono morti e diversi altri sono rimasti feriti in un raid aereo contro un gruppo di civili. A Rafah, nella Striscia di Gaza meridionale, due persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite durante un attacco avvenuto vicino al centro di assistenza Shakoush.

Un altro palestinese, invece, è deceduto per le ferite riportate da un attacco di droni israeliani nella zona di Umm Zohair, a sud-est di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. Durante un altro attacco, l'esercito israeliano ha sparato e ucciso un uomo fuori dalla sua casa nella Street 20, nel campo di Nuseirat.


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