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Raramente accade di iniziare a leggere un libro che ti ha incuriosito per il titolo e poi ritrovi invece, sorprendentemente, una narrazione allargata alle cose della storia, delle letteratura, alle vicende umane di una famiglia.
Raramente accade di iniziare a leggere un libro che ti ha incuriosito per il titolo e poi ritrovi invece, sorprendentemente, una narrazione allargata alle cose della storia, delle letteratura, alle vicende umane di una famiglia.
Il titolo di questo libro straordinario è “I libri si sentono soli”, di Luigi Contu (La nave di Teseo, pagine 271, euro 20), un racconto che ricorda per fascino e interesse culturale la saga degli Albertini (la famiglia del Corriere della Sera) rivelata in “Una famiglia straordinaria” (Sellerio editore).
La narrazione comincia con le parole di un padre che in punto di morte passa il testimone di custode della biblioteca di famiglia al figlio che fa il suo stesso mestiere, il giornalista.
Protagonisti dell’appassionante vicenda sono i Contu: famiglia di origine sarda il cui capostipite nonno Rafaele è stato personaggio di rilievo nella vita culturale italiana, negli anni a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale.
Soprattutto impareggiabile divulgatore culturale Rafaele Contu diresse con Giuseppe Ungaretti, amico di famiglia, collane di letteratura e come editore pubblicò scrittori e poeti tra cui Saba, Montale, Malaparte, Cardarelli e Valéry.
Curò anche la pubblicazione dell’opera omnia di Gabriele D’annunzio e tra le tante altre cose fu traduttore di libri di Einstein, fondatore del settimanale “Panorama”, delle riviste “Scienza e Vita” e “Ulisse”.
Fu un vulcano nonno Rafaele Contu, un intellettuale che avrebbe meritato miglior fama, considerata la vastità dei suoi interessi e delle sue produzioni letterarie.
Su questo personaggio stupefacente il figlio Ignazio avrebbe voluto scrivere un libro ma non trovò mai il tempo per farlo e lo confessò, qualche giorno prima di morire, quasi fosse una colpa, al figlio Luigi, al quale chiese di far continuare a vivere la biblioteca del padre: “perché “vanno vissuti, curati, consumati e, in caso contrario, si sentono soli”.
Padre e figlio sono Luigi Contu e Ignazio Contu. Luigi, attualmente direttore dell’Ansa, agenzia giornalistica italiana, tra le più importanti in Europa e nel mondo, è il figlio, e Ignazio scomparso nel 2011 è stato tra i più importanti giornalisti italiani negli anni Settanta del secolo scorso: direttore di settimanali, fondatore delle rivista Telema, portavoce del Governo Fanfani nel 1983 e consigliere politico del Governo di Lamberto Dini nel 1995.
E’ lui che alla vigilia di un intervento chirurgico che non superò per complicanze post operatorie a invitare Luigi a pensare “ai libri, ai nostri libri”, scrivendo in fretta su un foglietto le istruzioni per far “rivivere la biblioteca”.
La storia raccontata da Luigi Contu s’intreccia con le vicende di tre generazioni e attraversa i fatti più importanti del secolo passato: dalla rivoluzione sovietica del 1917 all’avvento del fascismo in Italia nel 1922 e del nazismo in Germania, una decina di anni dopo. La saga familiare dei Contu, è ricostruita attraverso la storia di una biblioteca che “anima” le diverse vicende narrate. Una biblioteca che è come un immenso atlante storico letterario e umano composto da libri ormai introvabili, diari di viaggio, carte, documenti, fotografie, appunti.
C’è una lettera dei Paul Valery, poeta e filosofo francese di origine italiana (figlio di un genovese) che ringrazia Rafaele per la traduzione in italiano di Eupalinos on l’Architecte libro in cui li scrittore immagina un dialogo tra Socrate e Fedro che ragionano e si confrontano sul tema della conoscenza e la ricerca della bellezza.
Valery scrisse in francese ma concluse la lettera con l’italianissima espressione: “E’ un vera meraviglia!”, con riferimento alla traduzione in italiano del suo libro.
Forse il progetto a cui Rafaele Contu rimase più legato fu la fondazione di “Sapere” la prima rivista di divulgazione scientifica pubblicata in Italia, edita dall’editore Hoepli.
Tra gli scaffali della libreria, Luigi Contu si è imbattuto in scritti di Marcello Gallian, Indro Montanelli e Curzio Malaparte, tre personaggi per alcuni versi simili tra loro, che collaboravano con Rafaele Contu, e anche con Ungaretti, Montale, Bontempelli.
Ci sono molte coincidenze tra le vicende della famiglia Contu e i libri da loro accumulati in più di cento anni. Quando morì Rafaele, all’età di 52 anni, per malattia di cuore, toccò al figlio Ignazio custodire tutto ciò che era conservato nella libreria dei Contu.
Ignazio aveva cominciato a lavorare come cronista politico per “Il Tempo” di Roma e “La Notte” di Milano. Erano gli anni del boom economico, di passaggi politici storici per l’Italia e Ignazio Contu venne chiamato a dirigere “Il Settimanale”, che doveva essere la risposta editoriale moderata ai settimanali “L’Espresso” e “Panorama”.
Poi all’inizio degli anni Novanta Ignazio Contu rispolverò l’antica passione, ereditata da padre, per la divulgazione scientifica e fondò, anticipando di molto i tempi dello sviluppo tecnologico, “Télema”, un trimestrale dedicato ad attualità e futuro della società multimediale.
Infine giunge l’ora del passaggio del “patrimonio” dei Contu a Luigi, prima caporedattore Interni a “la Repubblica”, e attualmente direttore dell’Ansa, e nasce “I libri si sentono soli”, che non è solo il racconto dei libri della famiglia Contu, ma il coronamento del sogno di un giornalista importante di diventare scrittore: “Credo che sia il sogno nascosto di quasi tutti i giornalisti”, dice Luigi Contu che passa ad altri, cioè i lettori, “le parole” dei libri con cui tramanda gli insegnamenti e i sentimenti del nonno