Nella giungla delle leggi il cittadino si smarrisce
Viaggio nel ‘’Parlamento sotterraneo’’, il nuovo libro di Mario Nanni
(Prima Pagina News)
Mercoledì 09 Dicembre 2020
Roma - 09 dic 2020 (Prima Pagina News)
Viaggio nel ‘’Parlamento sotterraneo’’, il nuovo libro di Mario Nanni
Con Parlamento sotterraneo. Miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi (Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2020) il giornalista Mario Nanni, nativo di Nardò (prov. di Lecce), già capo della redazione politica dell’Ansa e poi capo redattore centrale, parla della vita parlamentare sotto diversi aspetti, con linguaggio schietto e scorrevole – com’è nel suo stile –, piacevolmente accessibile anche a quanti non prediligano specificamente il settore politico per accontentarsi di flash di cronaca. Si ricordano fatti e persone con una presa di posizione critica bonaria nei confronti della politica, notoriamente in discredito nell’opinione popolare, ma con tanti aspetti rilevanti per la memoria dell’istituzione, nella specie il Parlamento – in cui i singoli attori sono stati incardinati –, nella sua evoluzione funzionale.

E’ significativo il fatto che l’Autore parli subito, all’inizio, dell’antiparlamentarismo, ricordando, in particolare, il movimento dell’ Uomo qualunque, e il più recente pensiero utopistico fondato sulla democrazia di base (pagg. 12-13).

Il Parlamento rappresenta il cuore del sistema democratico attraverso il principio della sua centralità: …per decidere bisogna prima discutere, confrontarsi, accettare proposte migliorative, verificare.

Siamo al “conoscere per deliberare”, di einaudiana memoria, dunque conoscere per votare: vale per i parlamentari, vale per i cittadini. (pag. 17) Se è vero, come è vero, che questo principio è da tempo snobbato, all’interno con i giochi di potere a scapito dell’interesse pubblico, con l’assenteismo, ecc., e all’esterno con la legislazione per decreti oltre i limiti previsti, ogni critica non deve rimanere fine a se stessa per sfociare nel qualunquismo, ma deve essere attiva con la mobilitazione di quanti abbiano a cuore l’Italia, compresi anche i privati, svincolati da logiche partitiche, ma – qui si aggiunge – gratificati, si auspica, con la previsione legislativa di appositi strumenti dotati di vera forza deterrente nei confronti del malcostume politico.

Devono cambiare nettamente i “criteri di selezione delle classi dirigenti, e quindi del personale parlamentare eletto alla Camera e al Senato” (pag. 19). A questo personale si chiedono testi di legge più lineari e un vero riordino della farraginosa legislazione : si ricorda, ad esempio, a proposito dell’intervento di semplificazione del ministro Calderoli nel 2010, l’errore dell’abolizione della legge istitutiva della Corte dei conti: vedi a pag. 15 “Giungla delle leggi, il cittadino si smarrisce”.

Alla classe politica si chiede di porre rimedio alle pecche del sistema, sperando, osserviamo, che non ci siano soggetti con precario corredo di studi e, anzi, in più, che essi abbiano esperienza di specifici corsi di formazione.

Il discorso dell’antiparlamentarismo richiama, in questo ordine di idee, quello assorbente dell’antipolitica, che affiora non di rado e interessa il livello centrale come quello locale che pure va rigettato.

Su quest’ultimo livello vedi la satira cinematografica di Cetto La Qualunque (pag. 15). La politica è essenziale, ma occorre la buona politica. Sotto questo aspetto si fa un’analisi a vasto raggio del partitismo, con la manovre di finanziamento al di là dei giusti confini (con le Fondazioni, ecc.) e dei proventi illeciti da corruzione, nonostante la misura – non esigua – delle indennità (pagg. 23-26).

Si parla, a proposito del degrado parlamentare, della presenza in Parlamento della pornostar Ilona Staller (pag. 18), dei pianisti (che votano per gli assenti), delle parolacce, degli insulti, di chi guarda il cellulare mentre l’oratore parla, dei franchi tiratori che non si assumono la responsabilità del voto (pag. 52 e segg.). Il discorso, ovviamente, è in termini generali, senza riferimento partitico, facendo salvi – come denota il termine “nobiltà” accanto a quello di “miserie” nel titolo del libro – quanti hanno guardato, e guardano, solo all’interesse pubblico, facendo il possibile per porre rimedio a fronte degli effetti di tenebrose abitudini tradizionali, tra cui la frittata del vistoso debito pubblico.

Si legge tanto sui politici, ma un quadro particolare è dato da chi segue da vicino la loro attività, come interna corporis, nelle più alte istituzioni. Nanni, buon osservatore, valuta e dà un significato ai comportamenti per spiegare il perché delle vicende parlamentari e governative entrate nella storia. Storia che non è mai quella, come definitiva, che risulta dai testi di settore, perché può rimanere rivisitata in melius su certi punti nei meandri mai visti dal cittadino comune o magari visti in parte dal giornalista che non segua da vicino gli eventi: Parlamento sotterraneo, appunto, si legge nel titolo dell’opera.

E si sa ciò che è vita quotidiana comune e ciò che è rilevante per la storia (vedi, ad esempio, “Quando gli ingressi del Parlamento entrano nella storia. L’attentato a Togliatti nel 1948”, pagg. 86 e segg.). Uno storico impegnato predilige i dati certi anche se poi trae dagli stessi delle considerazioni che valgano a far capire gli eventi. A tale scopo si basa su documentazioni idonee e non trascura di esaminare le ricerche e le ricostruzioni dei fatti formulate da altri con interventi sulla stampa o monografie, tra cui risaltano, e sono preziose, le testimonianze autorevoli, come questa di Nanni con il suo Parlamento sotterraneo, di chi ha seguito personalmente, a mano a mano, nel loro tempo, le vicende dei parlamentari, significative per l’istituzione.

Una galleria di personaggi sfilano sotto la lente dell’Autore, dai quali egli coglie il modo di pensare, di agire, il lessico (pagg. 149 e segg.) e le lingue – politichese, sinistrese, “pallonese” (pagg. 175 e segg.) –, traendo anche conclusioni di massima, come “…la gratitudine non è una categoria politica” (pag. 33), e non escludendo precisazioni che sfatano luoghi comuni.

Tra i tanti politici citati Bettino Craxi e Giulio Andreotti, personalità complesse. Quella di Craxi balza, senza fare torti alla storia, attraverso contatti telefonici diretti, non mancando uno sguardo da vicino sul luogo (Hammamet in Tunisia) che vide la sua fine (vedi pure le pagg. 201 e seg.): …le sue intuizioni politiche, la sua ansia di rinnovamento, le doti di statista messe in atto in varie occasioni (si pensi a Sigonella o all’aggiornamento del Concordato con la Chiesa cattolica e altre confessioni religiose). E anche i suoi errori, il peso dato alla scalata del potere, l’aver a un certo punto smarrito la lucida percezione di dove stesse andando l’Italia. (pag. 38).

Di Andreotti, altro politico navigato, si riportano le osservazioni acute, il lessico ironico, le battute brevi e taglienti (vedi pure le pagg. 199 e segg.): Sulle comparse dei politici in tv: “Le doti ‘televisive’ non sempre coincidono con quelle eccellenti delle persone”. Un’osservazione di grande attualità, in tempi in cui certe carriere politiche si sono costruite o sono alimentate negli studi televisivi dei tanti salotti del piccolo schermo. (pag. 164) A proposito delle celebri battute: Sono spontanee, raccontò Andreotti. "Ero ragazzo quando in tram ricevetti da un passeggero una tremenda pestata sui piedi. Mi disse: “Scusa, figliolo, sono un invalido di guerra” . Risposi di getto: “La scuso perché non l’ha fatto apposta, non perché è un invalido: se tutti i mutilati mi passassero sopra sarei rovinato”. Tutti risero, e io allora non capii perché". (pag. 155).

Si dice che la realtà supera la fantasia, e si sa che i grandi romanzieri colgono spunti dal vivere quotidiano, utilizzando situazioni particolari e intriganti. Quello parlamentare è un mondo a sé, dove convivono gli esponenti delle varie forze politiche – si chiamino partiti o movimenti – non di rado in rapporto di finto rispetto, quando non c’è addirittura una convivenza con sguardi obliqui, in cagnesco, stante l’abitudine di considerare nemici gli avversari politici.

Il “Transatlantico” è sede di scambio di idee, di conoscenza di notizie, ma anche di commenti sprezzanti e di pettegolezzi. Di questo mondo parlamentare non è sfuggito nulla al giornalista Nanni, che nel libro ha ricordato battute, fatterelli curiosi, battibecchi, che fanno sorridere perché riportati nella loro genuinità, senza alcun “arrotondamento” letterario: Quando i parlamentari debbono intervenire in Aula, si “iscrivono a parlare”… Può capitare che, anche a causa del persistente cicaleccio, il presidente non colga il nome in modo esatto… Il presidente Roberto Fico: "E’ iscritto a parlare l’on. Giacomini (in realtà si chiama Giacomoni, e di nome fa Sestino N.d.A,)". "Lei mi ha cambiato nome, allora la chiamerò presidente Fica"… (pag. 60).

Dall’apparente tono disincantato della narrazione di Nanni traspare la tensione al bene comune e l’auspicio di un progresso civile. L’opera è rivolta, in particolare, alle giovani generazioni che sono il nostro futuro, perché ci siano degni rappresentanti della società, in ambito privato e istituzionale: se giornalisti, il messaggio è quello a conclusione dell’opera stessa (che si richiama all’annotazione, alle pagg. 136 e segg.: “Il dilemma dei giornalisti parlamentari: essere terzi o schierarsi”): ‘’Spesso nelle tavole rotonde, nei corsi di giornalismo risuona questa domanda: come si deve comportare il giornalista? Secondo me, ci sono pochi dubbi: deve seguire l’etica del dovere. Il giornalista deve fare il suo mestiere: deve dare le notizie, vere, verificate’’.

Giuseppe Mario Potenza
Osservatorio giuridico e culturale ‘’Terzo Millennio’’

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